A cosa pensavo mentre guardavo per la prima volta le Nike Flyknit Air Max?
Che nei colori mi ricordavano gli anni ’80 (le Air Max sono nate nel 1987, non a caso). Che erano molto “Air Max” (grazie tante). Che alla fine anche questo pilastro della Nike (cioè il brevetto della suola Air Max, una suola tubolare riempita di sola aria) riceveva il trattamento Flyknit, cioè la tomaia in un unico pezzo, letteralmente tessuta e cucita solo nel tallone. E poi che quel motivo cangiante dalla punta al tallone, con quello zig zag di linee punteggiate nere e arancioni e gialle mi ricordava molto… un tessuto di Missoni. Il che era anche molto anni ’80, per tornare circolarmente alla prima impressione.
Parlando di tessuto.
La cosa non fa una piega: la tomaia delle Flyknit Air Max è un tessuto e che l’avrebbe potuto disegnare Missoni mi pare un complimento. Ci sta, e molto bene.
La struttura tubolare disposta su tutta la suola (e non solo sul tallone) è ancora più flessibile e la scolpitura della suola ha il caratteristico design waffle (dalla piastra per fare i waffle che Bill Bowerman prese in prestito alla moglie per fare le sue prime Nike da running) ma con tagli trasversali nella zona dell’avampiede per aumentarne la flessibilità.
1+1=Flyknit Air Max
Due fra le più importanti tecnologie Nike si incontrano in questa nuova scarpa: la Air Max nella suola proveniente dagli anni ’80 ma aggiornata al 2014 e la seconda della tomaia ancora giovanissima. Un incontro generazionale che produce un classico istantaneo: la rullata e l’ammortizzazione della suola e la leggerezza e traspirabilità della tomaia Flyknit.
Le Flyknit Air Max sono disponibili da uomo e da donna nello store Nike a 250 €.