Correre non è faticoso

A un certo punto correre diventa preferibile allo stare seduti. Sembra impossibile, e invece è normale e giusto così


  • Quando la fatica diventa un piacere: la corsa passa da essere un sacrificio a essere preferibile al non fare niente.
  • Ascolta il tuo corpo: è possibile capire che il corpo chiede di muoversi e trovare piacere nell’attività fisica.
  • La voce del corpo: quando la corsa diventa automatica, si sente chiaramente la voce del corpo che chiede di correre.

 

Una volta avrei risposto alla domanda “Ma ti piace davvero correre?” con un “No, ma mi fa bene. Diciamo che è un sacrificio che faccio per il beneficio che mi dà”. Oggi non più: oggi – dopo anni di corsa e dopo il timore che la cosa potesse diventare insopportabilmente noiosa – posso dire con sincerità “Lo preferisco di gran lunga allo stare seduto o al non fare niente”.

Come ha potuto la fatica (e, a volte, anche la sofferenza) diventare un piacere? Com’è accaduto che a un certo punto le parti si sono invertite? Non mi piace più poltrire? Oddio, che mostro sono diventato!

Quando la corsa non è più (solo) fatica

È innegabile che all’inizio ci sia bisogno di sforzarsi a fare qualcosa che non facciamo da tempo o che non abbiamo mai fatto. Correre è un’attività normale per un bambino, almeno tanto quanto è normale per un adulto l’esatto opposto, ossia stare seduto, lavorare seduto, guardare la tv seduto, mangiare seduto. Insomma, la posizione è chiara.

Oltre una certa età l’attività principale è stare seduti. O almeno “fare qualcosa” ma stando seduti.
Succede perché le attività che si compiono durante la giornata lo richiedono o possono essere eseguite da seduti e poi è anche il corpo a chiedertelo: in fondo stare seduti e affidare a una sedia il compito che sarebbe delle gambe non è tanto male.

C’è un dettaglio importante in quanto detto, ed è il corpo: è sempre il corpo infatti a dirci che la condizione dello stare seduti è quella che ricerca, è quella in cui si sente a proprio agio.
Difficile batterla, no? Alla fine diventa la normalità, fino al punto che camminare o correre sembrano cose strane, attività che un adulto non fa perché… perché non le fa? Perché il corpo non le vuole fare, semplice.

Il problema è più grande però, ed è da ricercare nel rapporto che abbiamo con il corpo e cioè: lo sappiamo davvero ascoltare?
Azzardo questa ipotesi: molte persone che hanno cominciato a correre l’hanno fatto perché gliel’ha chiesto il proprio corpo, anche se forse non se ne sono rese conto.

Per esempio: riesci a ricordarti la prima volta che hai deciso di farlo? È difficile dedicarsi a un’attività del genere perché te lo ordina qualcuno (tipo il medico), mentre è più probabile che a farcelo fare sia la nostra volontà. Eppure anche lei ha risposto a una domanda che arrivava da qualche parte, magari semplicemente dal corpo che diceva “Muovimi, ti prego”.

Ascoltare il corpo significa abbassare il volume al cervello

Quella volta è successo per caso, diciamocelo. Sentivamo una vocina e abbiamo deciso di ascoltarla. Di solito ascoltiamo altro, tipo la nostra testa. Quasi sempre, anzi. Ci siamo immersi tutto il giorno e di notte la frequentiamo in versione Netflix, e cioè attraverso i sogni più o meno deliranti che ci propone.

La sua voce è potente, continua, incessante. Il corpo fa fatica a farsi sentire e a dirci che stare seduto, per lui, non è mica normale. Lui ha voglia di camminare, correre, stare all’aperto.

Un giorno, insomma, per caso o per fortuna, gli abbiamo prestato attenzione e l’abbiamo portato a correre.
All’inizio abbiamo compensato con i risultati che vedevamo lo sforzo di correre: il peso che diminuisce, la resistenza che migliora, tutta la serie di rinforzi positivi che correre ti regala.
Poi abbiamo pensato che continuare a farlo – a correre, a fare fatica correndo – fosse un po’ noioso. Non è detto che tutti vivano questa fase, ma è possibile ed è quella durante la quale molti mollano, perché i risultati si fanno più difficili da conseguire e perché non si ha più molta soddisfazione. Si vede solo lo sforzo stagliarsi su uno sfondo di noia. Oddio, non è automatico, diciamo che può capitare.

Dopo avviene qualcosa di magico: quando correre diventa automatico, quando non ci si pensa più e lo si fa e basta, sentiamo di nuovo la voce del corpo, molto distintamente. Non è un caso: la mente si è zittita e finalmente si sente chiara la voce del corpo. Dice quello che ci ha detto fin dall’infanzia, ed è “Usciamo a correre?”.

Non è detto che tutti ci arrivino, per molti resta una dimensione sconosciuta eppure, fidati, esiste: è perfettamente normale che un giorno, se non ti è già capitato, preferirai correre invece che farti inghiottire dal divano. Un giorno succederà che stare seduto ti darà quasi fastidio.
E succederà solo perché avrai ascoltato la voce del tuo corpo. All’inizio debolissima, ora perentoria: dice solo “Voglio correre”. E tu corri.

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