Non sono un runner professionista.
Ma ho un amico che quasi lo è, e nelle calde e assolate domeniche d’estate è sempre pronto a dirmi:
“Dai, oggi c’è questa corsa, non facciamo la competitiva che non ne ho voglia facciamo quella normale però tiriamo!”
“Guarda che tiri tu… io col fiato che c’ho oggi al massimo corricchio… dai vabbè ci vediamo per iscriverci.”
Banchetto iscrizioni.
Una miriade di gente che pensi: “ma esiste così tanta gente in questa città? che corre per di più?”.
Facciamo la fila, ci iscriviamo e ritiriamo il nostro pettorale che ci qualifica come abili e arruolati alla gara, ci diamo appuntamento l’indomani per la partenza e andiamo a casa. Dopo la consueta vestizione, il giorno dopo puntuali all’appuntamento ci troviamo alla partenza e subito si incontrano tutti i tipi di runners che esistono, o meglio che io penso di aver visto: il tecnico, quello con cardiofrequenzimetro-orologio-ipod-cronometro-bombolaossigeno, la famiglia che ha messo il pettorale anche al cane, il karate-kid runner cioè quello con l’immancabile bandana da combattimento, e lui… il più temibile… il vecchietto (detto nell’accezione più bonaria e simpatica che posso) da un milione di dollari.
Li chiamo così perchè hanno 370mila anni e mi doppiano almeno quattro volte in dieci chilometri… e devo dire che sono delle forze della natura. Quando ti superano ti guardano e dicono “alla tua età correvo al doppio di adesso… su su forza…”. Ah, chiaramente te ne accorgi solo in salita, perchè in pianura senti solo il vento. In mezzo a tutto questo marasma di gente poi, da una parte ci sono loro: i “Competitivi”, che già il nome la dice lunga. Fa pensare a squali che stanno lì solo per correre e andare più veloce magari anche con trucchetti ignobili. Un giorno invece vado vicino ad un “Competitivo” e gli
faccio:
“Bella maglietta!!!”
“Davvero! Me l’ha rammendata mia moglie!!!”
e da lì capisco che i “Competitivi” non sono squali!
La divagazione era per spiegare che i runners che partecipano alle gare sono la cosa più bella e varia da vedere e farne parte, anche se non in maniera “Competitiva”, è un privilegio accessibile a tutti; ed è questa la vera forza della corsa. Lo spettacolo che è vedere un fiume di gente che allo sparo del “Via” parte e si srotola lungo le strade del percorso è mozzafiato. E correre in mezzo a loro è ancora di più; superando e essendo superato da tutti i concorrenti puoi capire a che livello sei, a che livello potresti arrivare ed a quale non arriverai mai.
Esatto proprio quello, il livello dei vecchietti da un milione di dollari!
Concentrarsi sul battito, sul passo e macinare metro dopo metro in corsa contro il tempo e contro se stessi è una bellissima sensazione, ancora più bella se vedi i chilometri che scorrono e quindi pensi “Accidenti… sto veramente andando di corsa!”. Scorgere le persone ai bordi del percorso che ti guardano e ti incitano, ti dà la forza di darci dentro sempre di più per superare te stesso.
Alla fine del percorso poi, la scena è fantastica, e lì capisci che più aggregante di una corsa c’è poco. Finita la gara tutti che guardano il proprio cronometro e si sentono numeri alla rinfusa nell’aria:
“sono andato a 7:10 al chilometro…”
“l’anno scorso ero più lento di 30 secondi al chilometro…”
“quest’anno hanno deviato e c’ho messo 52:24 minuti…”
“…quindi sono andato a 9.84km/h…”
e poi a scambiarsi opinioni sul percorso, su quel tipo di scarpa, sul fatto che c’è sempre quello che…
“…secondo me taglia…l’ho lasciato indietro al secondo chilometro e me lo sono ritrovato davanti che aveva già finito!!! non mi ha mai superato giuro!!!”.
Si fa amicizia in poco e si parla alla fine di tutto tranne che della corsa. Che poi parlare, con il fiatone che mi ritrovo a fine corsa al massimo bisbiglio. Dopo queste chiacchiere da runner, prima di darci appuntamento alla prossima gara, io e il mio amico insieme a tutti gli altri vediamo il vero traguardo… la signora che cuoce tigelle e crescentine per la gioia di tutti!
Si, vivo a Bologna e come ho detto prima non sono un runner professionista.