Da qualche mese ho deciso che dovevo cambiare modo di correre.
Dopo aver letto un articolo di uno degli evangelisti del Barefoot running ho deciso che sì, ci avrei provato anche io. Io che non ho mai corso una maratona, manco una mezzamaratona. Io che corro perché mi interessa l’aspetto meditativo della corsa e che non sfido quasi mai me stesso. Sfido semmai i miei limiti – come molti runner fanno – ma in una maniera molto rilassata. Già correre con costanza è uno sfidarsi, un imporsi una regola, un tentare di arginare la casualità degli eventi da cui siamo normalmente sovrastati. Questo mi bastava. O almeno pensavo.
Non avevo fatto i conti con la mia testardaggine e presunzione. O forse con la mia tendenza a informarmi poco e male.
Ho cominciato a correre come la Corsa Naturale impone: spostando il peso in punta, o sul medio piede. Ma a me piace esagerare e spingere fin da subito: ho corso subito di punta e per la stessa distanza che normalmente coprivo, cioè 9-10 km. Dalla prima uscita. Subito. Grande errore.
Basterebbe leggere una qualsiasi guida che ti introduca alla transizione da corsa classica a naturale. Il punto più importante dice di non percorrere fin da subito le distanze cui si è abituati, ma di ridurle drasticamente perché il corpo deve adattarsi ad una corsa comunque molto diversa. E poi di incrementarle con costanza, ma lentamente. Ad ogni uscita correre un po’ di più, poco alla volta, sino a raggiungere il proprio kilometraggio medio.
Non voglio parlare della Corsa Naturale, non solo, almeno. Voglio fare una cosa che spesso si fa e che resta altrettanto spesso inascoltata: dare un amichevole consiglio.
Bene. Ho iniziato a correre sulle punte, ma non variando le distanze. Risultato: polpacci notevolmente sotto sforzo, acido lattico, dolori. Ma farà parte del gioco, bisogna soffrire un po’, mi dicevo. E infatti dopo poche uscite i polpacci facevano meno male. Tutto ok? No, per niente. Acquietati i polpacci è emerso un dolore puntuale al piede sinistro, curiosamente accentuato dalla corsa. Accidentalmente? No, ovviamente. Dovuto invece all’impostazione che avevo assunto (eccessivamente sbilanciata sulle punte) e all’eccesso con cui la provavo. Risultato: avevo male al piede, il dolore passava, correvo, il dolore tornava e via al circolo vizioso.
A tutto ciò si è aggiunta poi una sciatica, seppure lieve. Due settimane di fermo. Poi, finalmente, riprendo a correre.
Rimetto le scarpe ammortizzate, corro di medio piede, corro meno, prestando però più attenzione a come lo faccio.
Il dolore è sotto controllo, è quasi sparito. Dopo qualche uscita sono finalmente pronto – ora lo so – per ritornare ad indossare le Five Fingers o le Altra. Esco una volta con una e una con l’altra. Appoggio di medio piede, corro leggero, carico poco. Corro per non più di 6-7 km. Lascio riposare i piedi fra un’uscita e l’altra. Con calma, mi ripeto. Quella che non ho avuto prima.
Capisco che in realtà non ho mai corso di tallone. Ho sempre corso di medio piede e non lo sapevo. Ho quindi sforzato insensatamente il piede a correre di punta. Non ne avevo bisogno. Ma ho dovuto soffrire per capirlo, per eccesso di presunzione.
Mutare così radicalmente il modo di correre è una cosa che non riesce improvvisamente a nessuno. Non c’è un interruttore che azioni e tutto cambia.
Cosa dice un cretino? Dice di ascoltarlo, perché ha provato sulla sua pelle cosa significa sbagliare, strafare, esagerare.
Quindi:
– Seguite i programmi: iniziate poco alla volta
– Cercate di capire come correte, per esempio se siete già predisposti a correre di medio piede o di punta.
– Aggiungete poche centinaia di metri ad ogni uscita. Poco alla volta tornerete a fare i chilometraggi precedenti.
– Fate gli esercizi che vi consigliano di fare per abituare il piede
La corsa è anche un’esplorazione dei propri limiti: quando andiamo oltre potremmo essere disorientati, affaticati, doloranti.
Ma esploriamoli, non avendo mai la presunzione che tanto ce la facciamo.
Ascoltate un cretino.
Corsa Naturale, medio piede… What? Dove posso approfondire?
Vado a correre regolarmente, seguo regole precise per fare easy run, regolare il pace.. ma quelle cose non le ho mai sentite. Thanks.
Sulle nostre pagine! Ecco una nutrita selezione di articoli: http://runlovers.wpcomstaging.com/category/run2/pn/
Ti ringrazio Martino, ora leggo tutto. Buona serata!
Io cercando di migliorare sulle distanze che raggiungevo mi sono ritrovato ad allungare le falcate e poggiare sul tallone, specie verso la fine quando sale la stanchezza. Mi sono ritrovato un bel male alla caviglia.
Ho cercato di risolvere il problema, concentrandomi sull’appoggio a medio piede, spinta, scalcio. Il risultato di questi giorni è quella che dovrebbe essere una tendinite, da sotto il ginocchio verso la caviglia.
Sì, bisogna fare molta attenzione quando si cerca di “migliorarsi”.
Vedo che condividiamo la stessa dannosa incoscienza ;)
Io questi differenti “stili” non sapevo neppure che esistessero.
Ecco a cosa è dovuto probabilmente il male al piede sinistro.
Studierò. Mi studierò.
Grazie a voi!
Quelli di Vivo Barefoot addirittura sostengono che prima di darsi al barefoot running è importante: re-imparare a camminare, re-imparare ad accovacciarsi (!), re-imparare a saltare. Qui hanno pubblicato un bel manualetto > http://trainingclinic.vivobarefoot.com
Martino, anche io per eccesso di entusiasmo e incoscienza ho dovuto riappendere le fivefingers al chiodo, ma correndo sul medio piede anche con le scarpe da corsa tradizionali continuo a non avere (più) i mal di schiena e ginocchio che avevo prima :)
Grazie Rachele! Adesso me lo riciccio subito questo articolo. E’ una bellissima notizia che tu stia meglio! Grazie ancora :)
[…] aver provato molte scarpe barefoot, dopo essermi fatto male nel farlo, dopo aver corso con delle sneaker, sono una specie di stuntman della corsa: sono “The […]