Siamo ormai agli sgoccioli della stagione agonistica, con il calendario che raggiunge il culmine prima di entrare nel letargo invernale (quasi per tutti). È un momento speculare a quello di tarda primavera in cui sono tantissimi i runner che attaccano una maratona e anche chi non affronta la distanza regina punta comunque a fare il personale. Un stagione ben programmata dovrebbe infatti averci portato sin qui al massimo della forma fisica e mentale.
PB e poi a cuccia
Tra il fine settimana appena passato e quello prossimo ci sono tantissime gare (maratone di Torino, Palermo, Valencia già andate, Firenze e Reggio Calabria alle porte, tanto per fare qualche esempio) dopo le quali è imperativo riuscire a fermarsi per la meritata off season.
Specialmente per i neofiti, esaltati dall’essere riusciti a raggiungere un traguardo ambizioso, un primato personale, la distanza maggiore, è importantissimo accettare il concetto che non si può essere sempre al top della condizione e che il corpo necessita di un periodo di riposo per garantire alte prestazioni nei mesi, anzi anni, a venire.
È una pratica salubre che spesso anche gli atleti più navigati faticano a mettere in pratica perché, si sa, il benessere che ci regala l’attività sportiva è tale da rendere molto difficile staccarci dalla nostra routine di allenamento.
Orizzonti lontani
Invece un mesetto di scarico seguito da una ripresa graduale sono fondamentali, non solo per garantire il giusto ripristino delle energie e la guarigione dai mille acciacchi accumulati in quasi un anno di corse, ma anche per darci modo di arrivare agli appuntamenti 2013 nelle migliori condizioni. Inutile ricominciare troppo presto e soprattutto troppo forte per essere in piena forma a febbraio quando gli impegni più importanti dell’anno sono a marzo\aprile e ottobre\novembre.
Partenza troppo sprint della quale mi sono macchiato in queste prime tre settimane di training (ebbene sì, chi è senza peccato scagli la prima pietra) in cui, pur sapendo di dovermi concentrare sul nuoto mettendoci accanto una sola uscita a settimana in bici e una sessione di circuit training (esercizi a corpo libero di potenziamento alternati a ripetute in pista), ho voluto a tutti i costi mantenere il lungo domenicale a piedi.
Aggiustamento…in corsa
Ci è voluto un po’ per rendermi conto che un volume tale di lavoro mi avrebbe riportato in gran spolvero velocemente ma anche prosciugato altrettanto rapidamente. Con il primo grande appuntamento a marzo (maratona di Roma) e l’ultimo a novembre (Ironman Florida), consumare energie ora sarebbe evidentemente una scelta stupida.
Dopo un mesetto senza lavori specifici è il momento di fare il pieno di benzina anziché bruciarla. Per un triatleta significa lavorare sulla disciplina meno stressante, il nuoto appunto, nutrirsi a dovere e riposarsi, approfittandone anche per passare più tempo con famiglia e amici, visto che poi a primavera i week end saranno dedicati a ore e ore di bicicletta seguita da corsa.
Il piano di lavoro è dunque passato al momento su un più saggio schema 3 nuoto + 1 bici + 1 circuit training. Le tabelle dettagliate come al solito visibili qui.
Non che sia facile rinunciare a qualcosa che ci gratifica ma una volta che si fissano degli obiettivi diventa obbligatorio imporsi anche una disciplina, rispettare un piano che ci permetta ragionevolmente di raggiungerli. Pazientiamo, rispettiamo il nostro corpo, prendiamo coscienza dei nostri limiti e i risultati arriveranno più facilmente di quanto pensiamo.
(From Flickr by Life As Art)