Esci dalla zona comfort

30 allenamenti, 500 km percorsi in 40 ore, 4000 m di salita e circa 22.000 calorie consumate.  E il primo mese se n’è andato così, trascorso per lo più tra la piscina e la pista di atletica (con qualche uscita leggera in bici), all’ostinata ricerca di uno stile di nuoto passabile e alla costruzione di una base fisica solida su cui inserire i lavori specifici che attendono la primavera per essere messi in pratica. Veloce sul corto adesso per impostare un passo rapido in Florida, ma per farlo bisogna andare oggi oltre i ritmi “comodi” a cui sono abituato e sacrificarmi un po’. Beh, un bel po’.

Acido, acida

Un carico che non avevo mai affrontato finora, che mi ha lasciato perennemente invaso di acido, con braccia e gambe rigide, andatura zoppico-saltellante. Distanze ridotte e intensità alta richiedono più concentrazione di un lungo, generano una fatica diversa.

Là dove l’endurance fa nascere un dolore sottile e continuo, che si ingrossa lentamente e che la testa può imparare a gestire poco a poco magari facendoti scappare via attraverso mille pensieri,  i lavori di velocità ti travolgono con una sofferenza sorda e improvvisa, che ottunde le membra facendole appassire rapidamente per la mancanza di ossigeno. E’ un’esperienza materiale, fisica, piuttosto che metafisica come quella che si vive sulla lunga distanza (e che preferisco nettamente).

Allenamenti duri basati sulla forza lasciano però alla fine, insieme alle endorfine che si liberano sotto la doccia, una sensazione di “cosa ben fatta”. La rigidità corporea è la cartina di tornasole di un adattamento lento ma inesorabile, la dimostrazione che sei ormai immerso nel flusso di produzione del ferro. I quadricipiti gonfi e duri, i battiti lenti del cuore il mattino appena sveglio, il respiro calmo e regolare delle gambe che girano al ritmo medio che una volta era la tua ripetuta breve, tutte queste cose sono un bel premio per la tua fatica.

Il giusto equilibrio

Un mese in cui non sempre sono riuscito a mettere in sequenza gli allenamenti nel modo giusto. La vita, quella vera, fatta di lavoro, famiglia e amicizie, reclama spesso la mia presenza. Io non voglio e non posso sottrarmi più di quanto già non stia facendo. E allora a volte bisogna accettare di mettere lavori pesanti in successione anziché intervallarli dalla giornata di riposo, oppure prendere atto che un dato giorno di allenamento di lavoro deve diventare di stop, perché una trasferta improvvisa ti porta lontano.  E pazienza se la teoria dice che non ho seguito alla perfezione la tabella, questa è una cosa che si possono permettere i professionisti, non le persone normali.

E  ancora, il cibo e il sonno sono importanti. Specialmente adesso che me li posso permettere. Coach Ironfrankie urla: “se ti senti stanco meglio un giorno fermo piuttosto che un allenamento fatto male. E mangia, che non ce la fai mica ad arrivare in fondo ad un IM se non hai energie”.

Guardando avanti

A proposito, in dicembre si cambia un po’. C’è innanzitutto da mettere su massa muscolare, specialmente di sopra e poi cominciare a pensare alla Maratona di Roma. Dentro allora una seduta in palestra (pesi e addominali) e luce verde a due corse a settimana (una è quella del Circuit, l’altra un progressivo o un medio da non meno di 15k). La bici è un po’ sacrificata per via della neve e della pioggia ma le due ruote avranno la loro vendetta, con gli interessi, quando le giornate torneranno ad essere tiepide.

Il piano di lavoro generale e le tabelle dettagliate sono sempre consultabili su L’era del Ferro.

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