L’abbigliamento (im)perfetto

Troppo corto, troppo lungo, poco traspirante, troppo leggero, troppo aderente, brutto!, poco aderente, sarebbe perfetto se…

Da qualche settimana è iniziata la stagione del #running-per-tutti-anche-quelli-che-devono-entrare-nel-costume e si vedono gli “outfit” più bizzari. Nonononononononono, non sto prendendo in giro nessuno: è giusto iniziare a correre con il materiale che si ha in casa ma – non appena ci si appassiona – sbatteremo contro l’apparente invalicabilità della scelta dell’abbigliamento ideale.

In realtà l’abbigliamento ideale non esiste. Perché vogliamo la bellezza, l’utilità, la comodità e la tecnologia e vogliamo siano accessibili.

Parto proprio dalla fine, dalla constatazione che attualmente sul mercato non c’è abbigliamento che “spenderei qualunque cifra pur di averlo”. Passo per il solito “lo so, lo so che ciò che conta sono le gambe, il fiato, etc etc”. E arrivo alla partenza: il cappellino…

La triste storia del cappellino bianco

Durante i mesi freddi abbiamo la testa coperta dai berretti e c’è poco da dire in merito ma quando arriva il caldo, spuntano gli improbabili cappellini bianchi. Utilissimi, per carità, ma adatti solo se ci si vuole vestire da simpatici gelatai austriaci (e la testa va coperta dato che siamo già sufficientemente pazzi). In questo caso – per chi vuole osare e abbronzarsi il viso – c’è la bandana in materiale iper-ultra-tecnico, mi riferisco alla Fennec di X-Bionic. Ma le proposte finiscono lì. Sarebbe bello qualcosa di più accessibile, altrettanto protettivo ed esteticamente gradevole. Non ha il frontino e vi va il sole negli occhi? La soluzione è un bel paio di occhiali da sole, utili, comodi e protettivi contro eventuali sassolini sollevati dalle auto.

La canotta blu del muratore

Dai, siamo onesti, le canotte blu (al massimo t-shirt, in alcuni casi) sono decisamente noiose. Quando va di lusso ci possiamo vantare di qualche inserto bianco. D’accordo che la corsa è uno sport per uomini e donne duri come l’acciaio ma ciò non significa che ci manchi la sensibilità estetica!! La riflessione in realtà nasce dal fatto che alcuni produttori (Nike davanti a tutti) sta già facendo degli sforzi notevoli in termini di design (sia grafico che cromatico) ma se confrontiamo alcune maglie da calcio con la canotta tradizionale da running anche un daltonico potrebbe notare la differenza abissale.

Tecnologicamente parlando si sono fatti un sacco di passi in avanti: tessuti a sostegno localizzato, traspiranti, riflettenti, raffreddanti, riscaldanti e – tranne in alcuni casi – rari e costosissimi! Insomma la canotta blu vince sempre. Quella che, dai 20 km in su, si strofina sui capezzoli e ti costringe a usare protezioni o vaselina per evitare fastidiose irritazioni. Ben vengano le maglie aderenti con e senza maniche (perché a volte fa un caldo sahariano) ma quante ne trovi in negozio o a listino? Pochissime! Invece le canotte blu… Ah be’, quelle non mancano mai.

Lo svolazzino anni ’80

Il pantaloncino con lo spacchetto in raso anni ’80. Chiunque arrivi da quel periodo lo ricorderà certo come un incubo. E quindi lo usiamo per correre! Ovvio, no?!

Sì, sono d’accordo con voi, servono soluzioni che mantengano la temperatura confortevole ma non vi siete rotti (e rotte) le scatole di usare la vaselina all’interno coscia per evitare le irritazioni da sfregamento? Il bermuda aderente risolve il problema ma non tutti ci si trovano bene (io personalmente sì, ma è solo la mia opinione). Fortunatamente qualcosa si sta muovendo anche qui, pantaloncini ad alta aerazione un po’ più lunghi, comodi e esenti da strofinamenti ma la strada del cambiamento sarà lunga e dolorosissima (per l’interno coscia)!

Le tasche, le tascheeeeeee!!!

“Nei nostri pantaloncini c’è una comoda tasca interna per le tue chiavi” oppure “la nostra maglia ha una comoda tasca per riporre il telefono”. Ok, ma se io volessi portare con me chiavi, lettore mp3 e una bustina di carbogel? Le tasche non bastano mai ma, soprattutto nei pantaloni, un paio di tasche interne in più farebbe molto comodo. Per correre una maratona con tre carbogel, per non avere inutili portachiavi appesi addosso, per non avere oggetti inseriti nell’elastico degli slip perché non sai dove altro metterli (#truestory). Per piacere, adorabili produttori di abbigliamento per il running, costa poco mettere due tasche in più e farebbe la felicità di tantissimi sportivi.

Il bianco calzino del ragionier Fantozzi

Non se ne può più dei calzini bianchi, i pedalini del runner, che ti abbronzi a righe e ti fanno sembrare il rag. Ugo Fantozzi mentre corre con il suo fido amico Filini. Non capisco perché non si trovino calzini a scomparsa, pensati apposta per il running. Li ho trovati solo da Gore e Nike. Li ho provati e hanno la stessa comodità degli altri quindi perché non optare per una soluzione più esteticamente gradevole? Mah… Misteri del running.

Concludendo

Questo post vuole soltanto essere uno spunto di riflessione, fatto con leggerezza, per inaugurare una serie di articoli tematici sull’abbigliamento (eh già, non finisce qui…). Insultatemi pure se ho scritto qualche sciocchezza (ma ricordate che sono alto più di un metro e novanta) e aggiungete quali sarebbero i vostri desideri. Come vorreste fosse il vostro abbigliamento ideale?

(credits immagine principale: ©iStockphoto.com/Ridofranz)

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8 Commenti

  1. Lo svolazzino anni 80 e’ IL pantaloncino da runner. O quello, o niente. :)
    Ho pure faticato a trovarlo.
    E parlando di anni 80, ma com’e’ che nel XXI sec nessuno sembra necessitare di una fascia assorbisudore . Torno sempre piu salata di uno stoccafisso, pur di non essere scambiata per un samurai.

  2. Concordo su tutto.
    Odio anch’io i calzini ma i calzini a scomparsa… correndo sono scomparsi dai talloni!!!
    Conseguenza: piaghe che mi hanno rovinato le corsette in vacanza.

  3. svolazzino con lato interno coscia piu lungo rispetto i lati esterni e con tasta posteriore con zip per due gel e niente piu… ovvio che meno cuciture si vedono meglio è sopratutto lato interno coscia.

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