Le 5W per scegliere la tua gara

Facciamo un patto prima che cominciate a leggere.

Io (provo) a scrivere 5 consigli sensati su come scegliere una gara, e voi evitate di fare domande troppo approfondite, poi vi dirò il perché :)

Altra cosa: non sono regole scritte nell’asfalto con il mio sudore di podista, ma semplicemente riflessioni che potete fare prima di lanciarvi in qualche memorabile o catastrofica impresa.

Per non gettarvi all’improvviso nei meandri schizofrenici di una podista per caso, seguirò una simpatica regola cara al giornalismo, così “mi do un tono”.

WHO – Chi? Ok, lo so che siete voi. Voi runner per caso, voi runner seri che non mollate nemmeno con questo caldaccio molesto. Ma la vera chiave sta nel “chi siete quando correte”. Guardatevi allo specchio. Se la prima cosa che vedete è il/la gemello/a di Forrest Gump puntate in alto. Voglio dire, magari avete una gran carica dentro. In questo caso «Che la forza sia con voi!»: osate 10Km se siete abituati a correrne 5 o 7, 21km se ne macinate abitualmente una decina o più. Questo è quello che faccio abitualmente io, ma siate nel pieno delle vostre capacità cognitive, cioè sappiate riconoscere i vostri limiti. Il corpo è un tempio e va rispettato in quanto tale; non strafate, anche se in voi scorre il sangue di Rocky Balboa. In fondo è bello darsi degli obiettivi raggiungibili, per poi alzare l’asticella un po’ alla volta!

Se siete alle prime armi, io mi lancerei con una bella Stracittadina della vostra città, una non competitiva da percorrere un po’ a piedi e un po’ di corsa. Per esempio, la mia prima “garetta” è stata proprio la StraBologna 2011 non competitiva, 10km per vedere se (e come) arrivavo in fondo.

WHAT – Cosa? Mi aggancio a quello che ho appena scritto. Non ho mai pensato che la gara definisse il tipo di runner che sono. Io preferisco fare gare competitive perché vengo da anni di sport di squadra, e il mastino rabbioso che è in me è assetato di sangue. Scherzo, voglio dire che è assetato di competizione. L’importante è decidere di fare una corsa che abbia una fine e un inizio (altrimenti, ciao, chi si ferma più), e che sia in compagnia di altra gente (runner) più o meno disperati quanto noi. Che sia una gara ufficiale o una non competitiva, non è il tipo di manifestazione che definisce chi siete, ma è come la correte e ci arrivate in fondo.

Il modo migliore, ne sono profondamente convinta, è che sia un qualcosa identificabile come un piacere. E poi una competizione (con voi stessi, con gli altri, con chi vi pare)

WHEN – Quando? Ascoltate il vostro fisico. Assecondate il vostro allenamento. Se siete dei simpatici galletti che scorrazzano la mattina presto, prediligete le gare di mattina, che di solito sono per la maggior parte delle gare in circolazione. Se vi sentite più animali crepuscolari e correte la sera, dovrete “sbattervi” un po’ di più, ma sicuramente in zona, soprattutto nella stagione primavera- estate, troverete delle belle gare in notturna.

Correre in primavera di solito è “ad alto godimento” per i profumi e le temperature piacevoli (a meno che non siate allergici), quindi se dovete affrontare una prima gara è super consigliata come stagione. Già lanciarsi in imprese invernali o autunnali, richiede di essere un po’ più allenati, soprattutto per le temperature.

In pratica: vorrei evitare di vedere (come succede ogni tanto) podisti vestiti da Babbo Natale ad ogni stagione: quando si corre, si suda! Anche d’inverno! :)

Avrete i pro e i contro in tutti i casi, quindi vedete come meglio si conciliano i vostri tempi lavorativi (e di tempo libero), infilatevi le scarpe & run!

WHERE – Dove? Lo so che è figo correre la Maratona di New York ragazzi, ma … facciamoci 2 conti prima, monetari e di jet lag. Certo, è una delle mie ambizioni, ma la voglio fare quando sarò certa di arrivare in fondo senza patirla o farla con l’angoscia dei “42km ecc”. Se impresa deve essere, che sia piacevole, no? Io scelgo una serie di gare “nei paraggi”: gare su bei percorsi (e se non siamo fortunati noi qui in Italia, da questo punto di vista?! Voglio dire!), che mi richiedano spostamenti brevi con la macchina o con il treno. Anche perché, se la gara è la mattina poi, davanti, c’è tutta una giornata da vivere (e di solito, guarda caso, è la domenica). Altro aspetto da valutare, è assecondare i propri gusti: nel mio masochismo, mi piacciono le gare in salita e in mezzo ai boschi, quindi se le trovo con questi requisiti, le corro, ma ciò non vuol dire disdegnare gare nel centro storico della propria città o sul lungomare di qualche località di villeggiatura. Se potete, correte dove siete più stimolati :)

WHY («Perché») – Mi scappa una risatina. Questo “perché” me lo immagino nella testa di molti pronunciato in stile un po’ alla Mario Merola, tipo: “pppecché, pppecchéé?!”… ma sento anche la voce di qualcuno che urla “Perché ci credo!”. E meno male!

In fondo tutti noi ci diamo dei traguardi nella vita di tutti i giorni. Fisici, professionali, relazionali. Una vita di traguardi. Ma che effetto fa se qualcuno ci addobba e ci mette “a festa” un nostro obiettivo e lo concretizza? Intendo arrivare, sotto uno striscione con scritto “ARRIVO” (ok, “FINISH” per gli international) con un timer che si blocca per voi (il vostro tempo!) e un sacco di gente che se incontraste in borghese, manco vi sfiorerebbe con lo sguardo, e invece lì, su quella linea applaude voi. Senza considerare quando tra la gente ci sono i vostri cari, che si scorticano le mani, lasciano corde vocali sulle transenne e vi mostrano occhi lucidi a profusione, fieri di voi. Sapete che non lo fate per loro, loro vi sostengono, certo; ma lo fate per voi. Perché un traguardo superato ne apre un altro e poi un altro ancora, vi fa andare avanti e credo anche ci renda un pochino delle persone migliori. Ci aiuta a conoscere i nostri limiti, le nostre fragilità ma anche a sapere che “ce la facciamo” con quelle due leve attaccate lì sotto, comunque siate fatti e chiunque voi siate.

 

Ecco, ora non mi chiedete quali di queste regole seguo, perché in realtà io sono un’accozzaglia indefinita di tutte queste, shakerate con un bel po’ di istinto.

L’“incoscienza”, ahimè, può fare miracoli, come farti scegliere di correre una Maratona con un ginocchio che 2 anni prima era fratturato e tuttora attende un’operazione (prima o poi, più poi che prima gli ripeto caparbiamente ogni giorno).

L’importante è unire l’impulsività alla conoscenza di se stessi. Il resto vien da sé, in fondo siamo animali da corsa, ognuno con le proprie peculiarità.

(©iStockphoto.com/RapidEye)

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