Un giorno Anton Krupicka prese le sue New Balance 790s e iniziò a tagliarne via pezzi di suola con un taglierino. Anton non odiava le sue New Balance. Anton era (ed è) semplicemente uno dei migliori ultrarunner del pianeta. Anton stava scolpendosi le sue New Balance ideali. Le sue New Balance ideali si chiameranno di lì a poco Minimus 100.
È un po’ come uscire la prima volta con la più bella della scuola: ce l’hai fatta, ha accettato, ora devi ballare. Le Minimus sono, per chi corre barefoot, *le scarpe*. Fra le prime ad essere espressamente studiate per questo tipo di corsa, sono un po’ come le Church’s per le scarpe da uomo o la Fender Stratocaster per un chitarrista. Il meglio, l’apice.
La geometria.
Un piano appoggia su 3 punti. Una scarpa perfetta ha almeno 3 caratteristiche principali che prevalgono su tutte le altre, difetti compresi. Può essere perfetta una scarpa che ha dei difetti? Può: individualmente lo è. Mi spiego: lo è per il singolo runner, per il suo piede, quindi.
Ma la perfezione non esiste, d’accordo. Eppure per il mio piede, il mio modo di correre, la New Balance Minimus 1010 è la scarpa perfetta.
Una scarpa, un ibrido.
Come descriverla? Innanzitutto per quello che è: la Minimus è la scarpa New Balance minimal (o da barefoot running) per eccellenza. Un mito ormai, riprodotta in molte varianti, ma sempre caratterizzata da leggerezza, drop contenuto, grande flessibilità, cura maniacale nel disegno della scolpitura della suola, studiata per flettersi oltre ogni limite.
Ma la 1010 è una scarpa da trail minimal. Una A2, sulla carta. Un ibrido, in realtà. Una scarpa veloce con drop (differenza tacco-punta) da 4 millimetri, ammortizzazione minima, suola Vibram scolpita e piena di grip, un’impostazione di corsa naturale ma aggressiva e spostata sull’avampiede, una tomaia leggerissima, ma protettiva nei punti più sensibili (punta, soprattutto) e adatta a delle cavalcate nei boschi e nel fango.
Così leggera e delicata pare, ma così aggressiva sa essere, se spinta.
L’equilibrio su 3 punti.
Punto primo: leggerezza. La 1010 è una scarpa molto leggera: suola ridotta al minimo e addirittura forata ove le linee di forza lasciano l’appoggio scarico (addirittura la gomma non è interamente coprente ed è visibile il fondello giallo della tomaia), tomaia in mesh leggerissimo, linguetta non imbottita, conchiglia solo leggermente irrigidita.
Punto secondo: flessibilità. A prenderla in mano e a fletterla non parrebbe, ma calzatela e wow: il piede assume una posa naturale all’interno, flette ed è protetto ma libero di articolare tutte le sue 28 ossa. La punta è larga, le dita possono aprirsi per scaricare meglio la spinta in fase propulsiva. La suola nervata e segnata ai nodi di incrocio dai tasselli in gomma colorata (a seconda del modello) si flette non solo longitudinalmente, ma anche lateralmente. La sensazione della calzata è di estrema naturalezza e comodità.
Punto terzo: ammortizzazione. Grazie alla tecnologia REVlite, non è per niente sacrificata: è giusta ed equilibrata con il peso e il feeling dell’intera scarpa.
L’unione di questi tre punti realizza nella 1010 una condizione essenziale per il runner: la propriocezione, ossia la percezione della posizione nello spazio del proprio corpo anche senza il supporto della vista.
Portami dove vuoi.
La 1010 è una scarpa da trail: da percorsi accidentati insomma, da montagna, da sentieri, da fango. Ma è anche una scarpa che corre bene sull’asfalto. Certo, ha meno grip di una scarpa espressamente stradale: ha meno superficie di appoggio perché scarica solo attraverso i tasselli della sua suola, eppure è “stradale” nella comodità e flessibilità. Certo c’è un piccolo ritardo nello scarico delle forze a terra: la suola sembra impercettibilmente “scappare” sotto la spinta della gamba, ma è solo, appunto, la superficie di dissipazione ridotta. Per il resto la morbidezza associata alla protezione che la 1010 offre (da notare per esempio come la suola risvolti in corrispondenza dell’alluce, per proteggerlo meglio) sono peculiari e infondono sicurezza al runner: protezione dagli urti, grip ottimale, naturalezza nel movimento. Puro piacere.
Per molti, per tutti.
Ma con i dovuti distinguo: la 1010 è una scarpa adatta a tutti: per passeggiare, camminare in montagna (non su sentieri particolarmente tecnici, ovviamente). Per molti: molti runner, si intende. Non solo chi fa trail, ma anche chi – non ancora abituato ad un’impostazione barefoot – vuole provare una Minimus che magari non userà spesso per correre, ma potrà comunque usare tutti i giorni. E per i moltissimi che già corrono barefoot e finalmente hanno trovato la loro scarpa ideale: come la più bella della scuola, tanto attesa e tanto ammirata, la Minimus non delude: si fa semplicemente adorare.
Pro
- Comodità e naturalezza della calzata, grazie anche al puntale largo (le dita stanno comode)
- Grande flessibilità longitudinale e trasversale per una mobilità naturale del piede
- Leggerezza
- Grip, anche su superfici lisce: nata per il trail, è perfetta anche sull’asfalto
- Stile inconfondibile e bello, colorazioni originali e riuscite
Contro
- All’800esimo km potrò trovarne, come ne trovi alla persona amata dopo anni. Adesso non gliene trovo.
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[…] Il messaggio di Krupicka, rendere la corsa il più semplice e naturale possibile, non è fortunatamente passato inosservato tra i produttori di scarpe da running. E’ stato così per New Balance che ha lanciato una collaborazione con il trail runner del colorado dalla quale è nata la serie di scarpe denominata Minimus. Una serie di calzature la cui filosofia è incentrata sul concetto di barefoot, ovvero la corsa a piedi nudi. RunLovers ha già avuto modo di testare con grande soddisfazione il modello 1010 recensito in questo articolo. […]
[…] sempre al piede la temperatura corretta. Mentre la colorazione e il design – diversamente da altre New Balance – sono tradizionali, forse troppo. Personalmente non mi sarebbe dispiaciuta un po’ più […]