L’Italia è un paese di santi, poeti, navigatori, allenatori di calcio… e pubblicitari!
Oggi è la giornata che abbiamo dedicato alle olimpiadi (hai già letto questo articolo?) ed è innegabile che quelle appena concluse fossero un’occasione importante per molte aziende (sportive e non) per raggiungere il pubblico planetario. Ho detto aziende? Beh, intendevo anche reti televisive e intere nazioni.
Ma chi ha vinto le olimpiadi della comunicazione? E chi ha perso? E soprattutto, chi si farà ricordare? A voi la sentenza. Ecco la mia classifica, mi piacciono le classifiche, sembrano facili e invece sono dieci giorni che ci penso. :)
I vincitori
Procter & Gamble
Sicuramente tra i vincitori assoluti anche se con un approccio molto tradizionale: due spot ci hanno portato lo spirito olimpico a domicilio e – sono sicuro – ciascuna persona (non solo mamme) si sarà sentita come se i bambini dei due soggetti pubblicitari fossero figli suoi.
Nike
Qui la faccenda si complica parecchio. Avete notato che durante QUALUNQUE gara gli atleti indossavano scarpe giallo-fluo? Erano tutte Nike, la collezione Volt per essere più precisi. Tanti atleti, tante nazionalità, un solo colore, un solo marchio. Ovviamente le scarpe erano di modelli diversi ma non era importante. Ciò che contava era la riconoscibilità. E non è stato un caso.
Franco Bragagna
La voce dell’atletica. Sa spettacolarizzare con grande competenza. È difficile trovare qualcosa che lui non sappia e poi colore, tantissimo colore (e anche qualche gaffe). Ha combattuto con le immagini per le quali la RAI non aveva regia ma se avete sentito una sua telecronaca capirete bene che è difficile immaginare l’atletica leggera senza un suo commento.
Edison
Martin Castrogiovanni, uno dei giocatori più rappresentativi della nostra nazionale di rugby è il protagonista degli spot Edison che, oltre a promuovere un marchio, mettono anche l’accento con parecchia ironia sul fatto che uno sport nobile e importante come il rugby sia indubbiamente uno dei grandi assenti alle olimpiadi
Cina
L’inchino è un gesto di saluto (e rispetto) orientale molto bello. È come il nostro “ciao” ma ancora con il suo significato originario. Ecco, vedere i tuffatori cinesi che – al termine di ogni prova – uscivano dall’acqua e facevano l’inchino l’ho trovato un gesto molto profondo, molto olimpico. Di rispetto per lo sport, per il pubblico e per la propria performance perché – oltre al risultato – conta molto come lo raggiungi.
Il rispetto, dicevo, e Liu Xiang durante la batteria dei 110 ostacoli l’ha dimostrato per le olimpiadi, la sua nazione e tutti i sacrifici che aveva fatto per essere arrivato a Londra. Credo che il filmato qui sotto dica davvero molto sullo spirito olimpico.
La regina Elisabetta
È stato uno dei momenti più “alti” della cerimonia di apertura. La dimostrazione tangibile del “British sense of humour”. La regina Elisabetta che si lancia da un elicottero con James Bond. Cioè, voglio dire, serve altro per alzarsi tutti in piedi ad applaudire?
Gli sconfitti
CocaCola
Uno spot debole e che non aveva praticamente nulla a che vedere con lo spirito olimpico. “Move to the beat” era il titolo e tutto ruotava su una musica composta utilizzando i suoni dello sport.
Rai
Non commento il fatto che la televisione di stato abbia coperto le olimpiadi con molta leggerezza (problemi di acquisto diritti sui quali non ho alcuna autorità per il commento) ma le grafiche e gli spot, quelli erano davvero orribili. Ogni volta che comparivano i promo delle gare, io rabbrividivo. Suvvia, Mamma Rai, si poteva fare moltissimo di più!!!
Il Logo
Alzi la mano chi trova bello il logo di Londra 2012. Disegnato da Wolff Olins per la modica cifra di circa 400.000 £ ha avuto diverse chiavi di lettura. Nessuna positiva. Ma perché non usare, semplicemente, i cinque cerchi?
Grande. Bell’articolo. Concordo: 1° posto P&G. Personalmente le scarpe col baffo fluo io le avevo notate… Il colosso non si smentisce.
Il logo London2012? Sicuramente poco accattivante e non tra i migliori.
F.M.