Dentro una bolla, azzurra e liquida, per quasi due ore. E’ iniziato così, con un test per capire il limite da cui parto, il programma di allenamento per l’IronMan Florida 2013, in un sabato mattina grigio e piovoso di fine ottobre.
Test d’ammissione
“Fa’ che il soffitto diventi il tuo nuovo pavimento”, detta il comandamento dei long distance runner (e swimmer e cyclist, naturalmente) e così, ubbidendo all’ordine superiore della nostra natura (ma anche e soprattutto alle indicazioni dell’allenatore), ho messo giù il testone dedicandomi a 5 chilometri di nuoto dentro a una piscina da 25 metri. Robe da pazzi. Tre bracciate, respiro e gambata, in successione continua, spegnendo letteralmente il pensiero e abbandonandomi al flow, interrotto solo dalla vibrazione del Garmin ad ogni chilometro.
L’ultimo giorno di riposo dopo 6 settimane senza GPS e senza gare (o quanto meno senza badare alle performance) è diventato l’occasione per stabilire un personale sulla distanza (mai andato così lontano a nuoto) e guardare, con una certa soddisfazione, lo split time ai 3800 metri (1h23’), dopo il quale tra 12 mesi dovrò sgambettare fuori dal Golfo del Messico, togliere la muta e salire sul mio cavallo di carbonio per un giretto in bici da 180 km prima di affrontare la maratona. Un esame gà significativo sulla capacità di reggere con la testa da cui sono uscito rassicurato.
Compiti a casa: i primi due mesi
Con questo punto fermo me ne sono tornato a casa, ho aperto la mail del coach e cominciato a studiare la settimana tipo di lavoro a cui mi dovrò attenere per i prossimi due mesi. Forza generale e miglioramento prestazionale sul più debole dei tre sport, nel mio caso il nuoto, gli aspetti su cui concentrarmi per ora.
Il lavoro è suddiviso in cinque uscite a settimana con due/tre sedute dedicate all’acqua (interval a ritmi altissimi per un range dai 2,5 ai 3,5k e più), una di circuit training (esercizi a corpo libero di potenziamento intervallati da corsa), una di bici (in strada senza andare oltre i 90/100 km fino a quando il meteo lo permetterà, poi spinning) e una di corsa (lunghetta ma non lunghissima e mai a ritmo gara). In questa fase verranno tralasciati completamente gli allenamenti sulla distanza per concentrarci nel miglioramento della tecnica di nuoto e costruire un fisico in grado di sostenere il volume di chilometri che mi aspetta in primavera.
Prima il dovere, poi il flow
Sostenere allenamenti come questi, ad alto tasso di acido lattico, dove manca del tutto quella leggerezza di testa che rende piacevoli gli impegni su lunga distanza, è una cosa che non trovo per nulla gustosa. Servono concentrazione e molta energia, non basta mettersi in movimento e lasciarsi trasportare dalla meccanica di uno spostamento a bassa intensità, per quanto lungo. Tocca adattarsi a eseguire compitini sgradevoli, adesso, perché non esiste vero flow senza aver prima sviluppato una soglia anaerobica decente. Tanto più è illusorio pensare di affrontare dei lunghissimi (o una maratona o un IronMan) senza che il nostro fisico sia in grado di sopportare l’enorme carico a cui lo sottoponiamo. Significherebbe non solo sviluppare un’andatura di crociera troppo bassa rispetto alle nostre potenzialità ma soprattutto andare incontro a infortunio sicuro, cioè esattamente l’opposto del nostro obiettivo, ovvero stare bene sia fisicamente che mentalmente.
Chi fosse interessato troverà qui le tabelle dettagliate degli allenamenti, giorno per giorno.
Starting list IronMan Forida 2013
Nell’oretta che mi è servita per scrivere queste righe è accaduto che sono riuscito a conquistare il pettorale per la Florida. Appuntamento a sabato 2 novembre 2013, adesso finalmente lo posso dire per davvero. Quando ho visto la conferma dell’iscrizione il cuore ha cominciato a battere così forte che penso di essere andato fuori soglia. Emozioni forti, anche solo a sapere che il tuo nome è nella starting list.
(Leandro Erlich, Swimming-pool at the 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa (pic by Ajari – Flickr)