A 36 anni, con alle spalle una carriera atletica di buon livello, Valeria Straneo probabilmente non si aspettava di entrare improvvisamente nell’olimpo dei “top runner”.
Valeria soffre di sferocitosi, una rara malattia genetica che provoca la distruzione dei globuli rossi e che causa forti anemie. Fino al 2010, è stata un’atleta di buon livello, con un personale in maratona di 2 ore e 41 minuti. Tempi ragguardevoli, ma nulla di eccezionale rispetto a quelli solitamente registrati dalle top runner italiane e internazionali.
Nel 2010 Valeria decide però di sottoporsi a un intervento chirurgico per la rimozione della milza. Pochi mesi per recuperare la forma, i primi allenamenti e subito i suoi tempi in gara migliorano nettamente.
Nel settembre del 2011, chiude la maratona di Berlino in due ore e 26 minuti, qualificandosi per le olimpiadi di Londra. A maggio partecipa alla maratona di Rotterdam, dove segna il nuovo record italiano nella categoria donne, chiudendo la gara in 2 ore, 23 minuti e 44 secondi.
Alle olimpiadi di Londra si classifica 8a assoluta, prima tra le italiane in gara, non senza farci sognare per qualche kilometro la possibilità di raggiungere il podio. Non ancora appagata, a novembre parte alla volta della Grande Mela, ma deve arrendersi alla forza di Sandy e alla decisione del sindaco Bloomberg di annullare la maratona di New York.
Rientrata in Italia, non rinuncia però a partecipare alla maratona di Torino, dove arriva terza tra le donne.
Abbiamo incontrato Valeria Straneo a Roma, in un piovoso pomeriggio autunnale in occasione del Running Day organizzato da Nike per la presentazione della seconda edizione della We Run Rome, che si correrà il prossimo 31 dicembre tra le strade della Capitale. Valeria, che ha vinto l’edizione dell’anno scorso nella categoria femminile, ha già confermato la sua partecipazione anche per quest’anno.
Ci accoglie con un sorriso contagioso, semplice e sincero. Probabilmente è lei la prima a stupirsi di questa sua improvvisa popolarità e dell’attenzione della stampa.
Pronta per correre di nuovo la We Run Rome?
Roma mi piace tantissimo e mi piace anche correre per le strade della città. L’anno scorso sono andata ad allenarmi anche a Villa Pamphili, un parco bellissimo. Alla We Run Rome parteciperò anche quest’anno, ma non con le prospettive dell’anno scorso. Però sono contenta di esserci perchè è una gara molto bella. Il percorso attraversa i punti più belli della città ed è anche abbastanza impegnativo.
Il 31 dicembre, dietro di te ci saranno tantissimi altri runner più o meno esperti, per qualcuno probabilmente sarà la prima gara. Altri prenderanno parte alla non competitiva di 3km. Che cosa consiglieresti a chi volesse avvicinarsi al mondo del running?
Gli direi semplicemente che la corsa è uno sport bellissimo alla portata di tutti. Ti basta solo un buon paio di scarpe e poi devi soltanto divertirti.
Anch’io ho iniziato a correre semplicemente perchè mi piaceva. Da piccola, alle elementari e alle medie, partecipavo alle gare campestri e ai giochi della gioventù e mi divertivo tantissimo. Non ho mai seguito un programma specifico di allenamenti fino al 2002/2003, quando ho incontrato la mia attuale allenatrice (Beatrice Brossa), quindi quando già avevo 25/26 anni.
Fino al 2010 sei stata un’atleta di buon livello, con un personale sulla maratona di 2h e 41. Tuttavia, gli ultimi mesi hanno dimostrato che la malattia di cui soffri ti condizionava parecchio.
La mia è una malattia genetica che determina una estrema fragilità dei globuli rossi. Nei casi più gravi la sferocitosi può richiedere addirittura periodiche trasfusioni di sangue perchè i valori di anemia si alzano tantissimo.
Nel mio caso, fortunatamente, non ne ho mai avuto bisogno. Tuttavia, i valori ematici sballati che avevo mi portavano spesso a non reggere il carico di lavoro. Mi ricordo che nell’estate del 2009, ero a Saint Moritz per preparare con la mia allenatrice la maratona di Carpi – che poi ho corso in 2h e 41′ – e in quella occasione ho provato a fare il doppio allenamento. Sai che non lo reggevo proprio?
Quei 40 minuti di corsa li trascinavo; ero veramente stanca. Certo, a quell’epoca ancora lavoravo e in più i bambini erano molto piccoli, per cui la stanchezza poteva derivare anche da altri fattori, però sicuramente l’anemia giocava un ruolo decisivo. Insomma, possiamo dire che prima dell’operazione per tutta una serie di ragioni, non solo di salute, non sono mai riuscita ad allenarmi seriamente.
E dopo l’intervento di rimozione della milza? Come è stato il tuo ritorno alla corsa?
Chiariamo, l’intervento non mi ha guarito dalla sferocitosi. I miei globuli rossi continuano ad essere molto fragili. Tuttavia, non essendoci più la milza che li distrugge ne ho tanti e non vado più incontro agli episodi di forte anemia che avevo prima.
Dopo l’operazione avevo deciso di piantarla con le competizioni. Mi ero detta “basta, non voglio più correre a livello agonistico”. Ti potrei anche dire che nella quotidianità la mia vita non era cambiata più di tanto: non avvertivo effettivi benefici dall’intervento. I miglioramenti si sono invece manifestati praticamente subito durante gli allenamenti, che ho comunque continuato a fare, e soprattutto nelle gare a cui ho partecipato.
Che tipo di miglioramenti?
Beh, la stanchezza non si faceva più sentire, anzi stavo benissimo! Però, ti potrei dire che la molla vera e propria è scattata dopo la mezza maratona del Lago Maggiore che ho fatto nel marzo del 2011. Quella gara, a cui ho partecipato senza una preparazione accurata e specifica, l’ho chiusa in un’ora e 13 minuti, migliorando di oltre un minuto il personale sulla mezza maratona che avevo fino a quel momento e che, soprattutto, avevo ottenuto facendo grossi sacrifici.
A quel punto, mi sono detta: se faccio questi tempi senza troppa fatica e soprattutto senza un allenamento specifico, figurati se mi alleno seriamente… ecco, quell’episodio mi ha fatto capire che forse avrei potuto veramente puntare in alto.
E’ stato tutto automatico… mai avrei pensato di poter fare atletica ai livelli che sto raggiungendo adesso…. mai avrei pensato di partecipare a un’olimpiade….e invece… a Berlino ho fatto una gara regolarissima e quasi senza accorgermene sono scesa tantissimo e a Rotterdam (2012) ho fatto il primato italiano, pur essendo sotto antinfiammatori per un forte dolore alla caviglia destra.
La reazione delle tue colleghe davanti a questi rapidi miglioramenti non è stata proprio positiva.
È comprensibile. Non conoscendo la mia storia i dubbi sono legittimi. I miei colleghi vedono una ragazza di 35 anni fare i tempi che ho fatto io a Rotterdam ed è normale che si chiedano: ma questa cosa si è presa? Sono dubbi che probabilmente avrei avuto anch’io se fossi stata al loro posto. Ci sono state delle polemiche, però mi sembra che adesso la cosa sia rientrata, finalmente.
A Londra ti sei classificata 8a, con una bellissima prestazione. Mentre eri in gara ci credevi al podio?
Di Londra ho un fantastico ricordo. Essere parte della squadra olimpica è stato un sogno che mi ha dato bellissime emozioni che mi tengo nel cuore.
Io sinceramente al podio non ci ho mai creduto. Sono partita bene e per tre quarti di percorso ho fatto una gara molto regolare. Gli ultimi dieci kilometri però sono stati un calvario a causa della dissenteria che mi ha preso inaspettatamente. Stavo malissimo, tant’è che al ristoro del 35° km quando ho visto i bagni chimici per un attimo, istintivamente, ho pensato di utilizzarli. Invece mi sono detta: andiamo avanti, tengo duro e speriamo bene. E poi scusa, avevo appena superato un’avversaria, un’altra la stavo per recuperare, dietro ero incalzata dal resto del gruppo… se mi fermavo per andare in bagno alle olimpiadi minimo mi fucilavano! Quando sono arrivata al traguardo però avevo dei dolori fortissimi. Mi ripetevo: basta maratone!
E invece a novembre sei andata a New York… cosa ne pensi della decisione di annullare la maratona?
Credo che la decisione di non far disputare la maratona di NY sia stata giusta. L’uragano ha fatto molti danni. Ci sono stati dei morti. Gente che aveva perso la casa. Alcune zone della città erano ancora senza energia elettrica. E’ logico che tutte le energie della città dovessero andare a chi in quel momento aveva veramente bisogno di aiuto e non certo sull’organizzazione di una maratona per quanto importante che sia.
Quella che trovo sbagliata, semmai, è la tempistica con cui questa decisione è stata presa. Va bene non correre, ma non lo puoi dire il pomeriggio del venerdì, quando praticamente tutti i 40000 partecipanti sono arrivati. Che non ci fossero le condizioni per far disputare la maratona era evidente già dai giorni prima.
Io ho saputo dell’annullamento da un sms del mio manager. Ci sono rimasta malissimo! Eravamo in un negozio di giocattoli per prendere qualche gioco per i bambini. Per riprenderci dalla delusione ci siamo sfogati con lo shopping… certamente ci hanno guadagnato quelli del negozio!
La delusione è stata tanta, però ti sei rifatta poche settimane dopo alla maratona di Torino.
Anche se potrebbe sembrare così, Torino non è stata una maratona di ripiego. Certo, mi dispiaceva buttar via tutta la preparazione che avevo fatto per New York, ma correre a Torino è stato comunque bellissimo. Per me, che sono di Alessandria, è stato un po’ come correre a casa: lì c’è tanta gente che conosco e che ha fatto il tifo per me e la mia famiglia è più vicina.
4 maratone in poco più di un anno. Sono tante anche per una top runner. E adesso?
Adesso mi riposo un po’. Quattro maratone sono state tante in effetti. A dire il vero New York l’avevo già programmata prima ancora di sapere che sarei stata convocata per le olimpiadi ed era un po’ un sogno a cui non volevo rinunciare.
Ora però ho bisogno di dedicarmi a una fase di scarico e di riposo per riprendermi da questa stagione che è stata veramente impegnativa e che mi ha lasciato anche qualche dolore alle gambe e alle articolazioni. Qui ad esempio (indica il ginocchio) se schiacci mi fa male come se avessi un livido. Ho fatto anche una risonanza e ho parlato col mio medico, che mi ha consigliato un mese di riposo. Poi si vedrà. Per il prossimo anno comunque ho in programma di fare solo una maratona. Forse i mondiali ad agosto o comunque una maratona in autunno. Durante l’anno pensavo invece di dedicarmi alle distanze più brevi.
Che tipo di allenamenti fai di solito?
Da quando la corsa è diventata il mio lavoro, faccio due allenamenti al giorno e riesco ad arrivare anche a 13 allenamenti a settimana. Se mi sto preparando per una maratona, il chilometraggio settimanale varia dai 160 ai 180km. In realtà, nella preparazione alle olimpiadi siamo arrivati a farne quasi 200.
Faccio il primo allenamento la mattina verso le 9.30. Di solito corro un’ora a ritmo blando. Il secondo allenamento – più specifico – lo faccio verso le 13/13.30.
Preferisco farli vicini perchè così verso le quattro riesco ad andare prendere le bambine a scuola. Qualche volta faccio l’allenamento che la mia allenatrice chiama il “Jolly”, che raggruppa in un’unica sessione i due allenamenti giornalieri. Lo faccio raramente perchè è veramente pesante, però se per qualche ragione durante la giornata non ho il tempo di fare tutte e due le sessioni, piuttosto che saltarne una, preferisco accorparle in un unico allenamento.
Quanto è difficile conciliare l’attività agonistica a tempo pieno con il ruolo di mamma?
Non è facile, ma nel mio caso ho la fortuna di avere un grande aiuto da mio marito e dai nonni. Loro poi sono fantastici perchè ci tengono le bambine anche quando siamo fuori per le gare o per gli stage di allenamento. A Londra però le abbiamo portate con noi. Temevo che si stufassero ad aspettarmi per tutta la gara e invece si sono anche attrezzati con un sacco di materiale per fare casino e per incitarmi!
Segui un’alimentazione particolare?
L’alimentazione conta tantissimo. In fondo il cibo è il nostro carburante. Io mi faccio seguire da tempo da un dietologo di Padova che ormai è diventato un amico. Mi consiglia su cosa mangiare durante gli allenamenti, prima o dopo una gara. Come integrare durante la gara stessa. Inoltre devo fare molta attenzione anche alle mie intolleranze (latticini) che si fanno sentire specie nei periodi di maggiore allenamento.
A cosa pensi durante i 42km di una maratona?
Durante una gara sono concentratissima. Sembra strano anche a me perchè nella vita di tutti i giorni sono sempre un po’ distratta (sorride). Durante una gara invece la mia concentrazione è sempre al massimo. Di solito mi faccio un checkup mentale continuo del corpo e delle sensazioni che mi trasmette.
Ascolti musica quando corri?
Ovviamente in gara è vietato. Però quando mi alleno, specie quando faccio i lunghi, sì mi porto sempre dietro l’ipod. Non ho particolari preferenze, ma se dovessi chiedermi in questo momento quale brano non può assolutamente mancare nella mia playlist ti direi Titanium di David Guetta e Sia. Mi piace così tanto che ce l’ho anche come suoneria del telefono.
(From Flickr by By aurélien)
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