Da quando domenica scorsa ho partecipato al Convegno Motiv’Azione, di cui potete leggere una perfetta sintesi sempre qui sul sito, continuo a pensare a tutto ciò che ho sentito. Dalla motivazione di praticare sport di endurance, spiegata da Pietro Trabucchi, all’esperienza di Monica Carlin; penso alla fatica e davvero allo “sbattimento” di scegliersi certi sport, o meglio, di venire scelti “da” gare come le ultramaratone visto che Monica si è davvero trovata “portata” per resistere alla fatica.
Ripenso a quando lei raccontava delle sue giornate, scandite dal lavoro e dagli allenamenti.
Ed io pensavo: “Benissimo, anche le mie”.
Che spesso quando corre, non ci mette assolutamente l’impegno di quando è in gara, dove spesso lei stessa ammette di sorprendersi a fare certe prestazioni. Perchè quando corre è presa dal rimuginare sui problemi che vengono dal lavoro (fa l’avvocato, una professione “easy” a livello psicologico).
Ed io sempre: “perfetto, ci sono!” … chi più cazzeggiatrice di me? Che mentre si allena e guarda in alto il cielo non vede le buche, e riflette su certi casini lavorativi, senza badare alle macchine che le suonano dietro il clacson perchè attraversa con il rosso…
Che si scopre maratoneta per la prima volta a 33 anni, dopo aver praticato millemila sport (tra cui il ping pong – giuro l’ha detto lei). Ha corso la sua prima Maratona a Milano in 3h 12′ o qualcosa di simile.
Ed io: “Dai, grande! Io pure ho praticato ogni tipologia esistente di sport, pure sandboarding! E ho fatto un tempo simile nella mia prima maratona!”
Poi ha iniziato a scendere nei dettagli.
Tipo che si allena facendo anche 2 doppi al giorno, cioè 1 allenamento la mattina e 1 allenamento alla sera. Per “mattina” lei parlava di 4 della mattina (io spero ancora di aver capito male) e 10 della sera (ok, mi auguro una sordità fulminante e temporanea di domenica scorsa). Poi ha approfondito su infortuni e affini. E su che tipo di gare fa, cioè: “ho corso 100km in 8h ecc ecc”. Eh? La mia sordità è diventata permanente.
Ok, ci sto solo scherzando sopra. In realtà io rispetto e stimo ancora di più Monica dopo ciò che l’ho sentita raccontare durante il convegno, ma finalmente ho capito cosa provano le persone che conosco a stare “dall’altra parte” rispetto a quello che a volte gli racconto io: alzarsi alle 6.00 per allenarsi, fare gare lunghe, …. Insomma, domenica ho proprio pensato: “Io, questo? MAI”.
Perchè il desiderio di sfidarmi sorpasserebbe il mio vivere quotidiano: non riuscirei a immaginare di fare tante cose che per ora, grazie al cielo, mi concedo abitualmente (aperitivi & serate goderecce non possono mancare nella mia dieta settimanale).
Credo di aver riequilibrato il mio punto di vista. Ognuno di noi trova il suo modo di volare: Monica, in realtà, penso che voli davvero. Io, semplicemente, come milioni di fortunatissimi comuni mortali corro.
Altri camminano e altri pedalano, ma va bene lo stesso: l’obiettivo è sempre uno… come leggevo recentemente nei nostri tweet di RunLovers, non è chiedersi “ce la farò” ma dirsi “ci provo”. E poi aggiungere: “L’ho fatto”. Wow.
(© Long Light Photography)