Correndo si suda e si perdono molti liquidi. Correndo si vive in mezzo alla natura (anche). Per reidratarsi si beve acqua, spesso contenuta in bottigliette di plastica. La plastica non va d’accordo con la natura, specie se la si butta via. Perché non renderla riutilizzabile, lavabile, atossica? A questo devono aver pensato quelli di Vapur, un’azienda californiana che produce bottiglie ultra-resisitenti, flessibili, refrigerabili, senza sostanze tossiche.
Belle, leggere, colorate, amiche dell’ambiente.
Non solo riutilizzabili per molte e molte e molte e molte volte, ma anche doppiamente amiche dell’ambiente: vengono smaltite solo alla fine del loro ciclo di vita (dopo moltissime ricariche) e vengono trasportate una volta sola, dal produttore al consumatore, occupando pochissimo spazio (sono vuote, infatti) e non migliaia di volte.
Un’idea geniale.
La plastica non è cool, c’è poco da fare. Ma la si può rendere tale, sfruttando le sue proprietà: è lavabile, è igienica, è flessibile. Flessibile come le menti che hanno partorito un’idea così brillante come quella di Vapur.
E non solo: anche pratica: il moschettone che ognuna ha agganciato ad un’asola vi permette di fissare la bottiglia allo zaino o ad un adeguato gancio presente sul vostro abbigliamento da corsa. Oppure tenetela in mano: esibitela.
Voi amate l’ambiente, e correre con una Vapur in mano lo dimostra.
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