Diventare un runner

Avrete forse sentito quell’espressione inglese “couch potato”* che in italiano ha l’equivalente, meno caustico, in pantofolaio: insomma uno/a che sta tutto il giorno sul divano davanti alla tv.

No, io non ero proprio così. (Divano sì, ma tv no).

E comunque…

No, non ditemi che correre è facile. Che la prima volta esci di casa con le scarpe che da ginnastica che hai trovato in fondo all’armadio, vai al parco e TAC! Trovi te stesso.

Non ditemi neanche che correre è uno sport “economico”. È però uno sport molto pratico perché non hai vincoli orari.

E no, non ditemi che col tempo verrà naturale, sarà un’abitudine. Perché a me ogni volta, tutte le volte, sembra un miracolo.

Premessa: il 20 ottobre 2012 non possedevo neppure un paio di scarpe per correre.

La prima difficoltà?

Uscire di casa (in pantaloni tecnici attillati). Uscire proprio e basta.

La seconda: comprare le scarpe. (Vennero in aiuto i consigli dei Runlovers).

La terza: anche se me lo ero dimenticata i miei piedi avevano quel certo difettuccio. È stata cosa buona e giusta, non facile!, tornare a mettere i plantari. (Sorella Anne, grazie del consiglio).

Ricapitoliamo:

  1. Sono uscita e stramazzata al suolo senza fiato.
  2. Nella tutina non mi sentivo granché.
  3. Le scarpe erano da buttare.
  4. I piedi e i polpacci mi facevano male. Anche se nel frattempo la tecnica costruttiva dei plantari ha fatto passi da gigante per mesi ho avuto un corpo a corpo con l’incubo della mia infanzia.

Pessime premesse, no?

E invece…

Lezione n. 1 – archiviata

Imparare a sentirsi a proprio agio ovunque anche vestite come una (sexy, per carità) cantoniera di giallo riflettente. Che conquista!

Mentre sudo, annaspo, ho le labbra ghiacciate, la scorsa domenica mattina incrocio una impellicciata che, squadrandomi da cima a fondo, pensa:

“Oh mi Signur, che cosa ti sei messa addosso?”.

Faccio un lungo respiro, cercando di non alzare il dito medio. 4 km. dopo, metro più, metro meno, eccomi al parco: i cagnolini ravanano furiosamente a caccia di cacche fresche e legioni di runners scodinzolano pimpanti qua e là.

In città, laggiù, lontano lontano di qui, incontro sovente degli sguardi perplessi.

I miei stessi amici (non runners in maggioranza) lo sono: li stupisce non che una volta ogni tanto abbandoni il divano – e se vuoi scoprire come fare qui ti diamo una mano – ma la perseveranza.

Fateci caso, mentre incrociate il vostro prossimo runner: lei o lui indossa una “divisa”, è uscita/o dal “normale” se stessa/o ed è diventata/o – letteralmente – qualcun altra/o.

Presto altre mirabolanti rivelazioni in arrivo per voi…

*grazie a Laura Dossena e Sara Bauducco per la consulenza linguistica!

(Photo Credits: McMaster University)

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