Continua il nostro viaggio iniziato nella prima parte sui triathlon più pazzi ed estremi del mondo.
Celtman (nella parte più remota della Scozia, che manco gli scozzesi conoscono)
Se i 180 km della frazione bici non vi bastano eccovi serviti. Basta andare nel Wester Ross, in quella che gli stessi organizzatori definiscono “una remota area della Scozia), dove troverete ad aspettarvi un Loch (lago, appunto) gelido e profondo 400 m, e uno percorso bici da 202 km attraverso le Highlands (invero non così estremo per quanto riguarda l’altimetria, “solo” 2000 m D+). La maratona finale si svolge in gran parte su sterrato, con molti passaggi in single track e in cresta. Oltre all’inusuale lunghezza della seconda frazione il Celtman si distingue per l’ambientazione spettacolare, il meteo inclemente (freddo, vento, nebbia sono parti integranti della gara) che cambia continuamente, un cielo incredibile dominato dalle nuvole e naturalmente le onnipresenti pecore e cornamuse! Sicuramente una delle gare più dure in circolazione ma anche quella che vi lascerà gli occhi pieni di indimenticabili ricordi. Alla fine, naturalmente, un barile di Whisky per ciascuno dei finisher!
Isklar Norseman (in un fiordo 330 km a Nord di Oslo, Norvegia)
Se temete le acque scure come la notte e fredde come il Polo Nord, la pioggia gelata e il vento battente, la corsa in salita e l’attraversamento di nevai estivi pietrosi, allora non andate in Norvegia a fare questa gara, perché al Norseman troverete questi elementi a profusione. Tra gli Ironman estremi non è il più lungo e forse nemmeno il più freddo ma di sicuro è quello più duro. In premio niente altro che una maglietta, bianca se arrivate nei primi 100, nera per tutti gli altri.
Per ottenerla preparatevi a saltare giù da un traghetto e nuotare per 4 chilometri dentro a un fiordo, al buio e circondati da due pareti di roccia incombenti come una minaccia continua. Una volta fuori sarete così infreddoliti da necessitare assistenza persino per infilarvi i calzini, ma non avrete neanche tempo per pensarci perché sarà già tempo di saltare sulla bici per affrontare un percorso da circa 2500 m di dislivello positivo battuto dal vento. E infine, la parte più massacrante: una maratona piatta per 25 km, dopo i quali comincia la salita fino al traguardo posto a 1850 metri di altezza, con l’ultimo tratto di 4,5 km in cui non potrete correre e spesso neppure camminare. Sarà un trekking finale che vi porterà sfiniti al rifugio Gaustatoppen, e se sarete arrivati fino a lassù allora vi assicuriamo che starete piangendo dalla gioia.
Sono pazzi questi triatleti
A guardarle così il primo istinto è quello di considerare gare di questo tipo niente più occasioni per mettersi in mostra da parte di uno sparuto gruppo di esaltati. Ma ascoltando le parole e guardando i volti di chi arriva in fondo si insinua il dubbio che probabilmente hanno un significato molto più profondo, che siano occasioni uniche per entrare in una realtà dove non conta più il cronometro o la classifica. Per provare a vedere cosa siamo capaci di fare quando smettiamo di autolimitarci, nel tentativo di arrivare un po’ più vicini a noi stessi. L’immersione in ambienti naturali incontaminati, il confronto con la fatica e la solitudine diventano allora la strada maestra per spogliarci delle sovrastrutture e delle convenzioni, magari per trovare le risposte che cerchiamo, conservando solo l’essenziale.
Insomma, ogni tanto forse vale la pena di chiederci se le esperienze che scegliamo di non fare rendano giustizia alla immensa meraviglia che è la vita di ciascuno di noi.
(Photo Credit by NXTRI)
Come dimenticare, pero’, la madre -o meglio il padre- di tutti gli Ironman estremi, ovvero l’Embrunman? Nel 2014 si svolgera’ la 31a edizione, per uno degli Ironman piu’ duri. Magari ora nuotare 4 km in un lago alpino fa meno impressione, fare 180 km con 5000m di dislivello positivo ed una maratona che non regala nulla (per tacere del fatto che e’ il 15 agosto, comunque) non sembrera’ chissache’, ma vi assicuro che tutti quelli che l’hanno fatto ne serbano un ricordo terribile.