Il corpo dimentica

Sto imparando una cosa (a mie spese) in questi ultimi tempi.

C’è qualcuno che quando è ispirato cerca di vendermela come “la palestra della vita”, che a me onestamente mi fa proprio cagare come modo di dire, perché la vita è una cosa talmente preziosa e indescrivibile che il solo pensiero di associarla a un luogo chiuso mi fa inorridire. Piuttosto preferisco la scatola di cioccolatini di Forrest Gump (che quelli ci piacciono sempre).

Okay, non sto imparando niente di così fondamentale, ma è qualcosa che mi sta spiazzando: il corpo dimentica. E’ l’alunno più somaro e indisciplinato che abbia mai avuto come compagno di classe.

In uno sport come la corsa, dimostra subito la sua cattiva condotta appena gli diamo un po’ corda e ci lasciamo andare … basta ricordare quel PRIMA del 24 Dicembre e quel DOPO 31 Dicembre quando ci sembra di correre in un corpo che non è il nostro ma posseduto dai pranzi, cene, cenoni ecc ecc.

Lo scorso week end ho provato dopo 3 mesi a nuotare di nuovo, poiché quando ci si infortuna alle caviglie, le due megere sono così simpatiche che te lo puoi scordare di portarle in acqua e “farle” nuotare; piuttosto ti lasciano morire affogando nella piscina piccola senza di sicuro battere il cenno di un movimento che sia quello di una simil sgambata per aiutarti a stare a galla.

Visto che da qualche parte dovevo ricominciare a usare ‘ste due cose sopra i piedi, sabato mi sono detta: proviamoci. Non che sia l’asso di briscola a rieducarmi da sola, ma non giocando a calcio con Mario (Balotelli), uno ascolta quello che gli dicono di fare (i fisioterapisti) e più o meno prova a farlo in autonomia. Ah, aggiungo negli insegnamenti da catalogo di “consigli di vita” (mi sa che prima o poi scrivo un prontuario di ‘ste robe qua, che ultimamente ne ho raccolte parecchie), che se pensate che sia duro correre una maratona, fatevi qualche mesetto di riabilitazione da soli, poi ne riparliamo. Mettersi lì e fare 1 esercizio, 2 esercizi, 3 esercizi (dice il saggio, che gli esercizi non sono mai abbastanza mentre tu manco sai se li stai facendo bene e quando ti devi fermare), insomma, cercare di fare qualcosa che sia davvero utile per te, è una roba terribilmente complicata e oscura.

La mia prova è consistita in 30’ di esercizi dei tipi più svariati, da roteanti giri di caviglie a 360° in acqua (qualcuno ha pensato fossi del nuoto sincronizzato) a simulazione di corsa in una vasca junior dove l’acqua mi arrivava all’ombelico (ebbene sì, qualcuno ha pensato che nutrissi la folta schiera di fuori di testa della zona) più un’ora tonda di nuoto.

Stile, rana, dorso (no, abbiate pietà, ma delfino lo riprendo in mano quando ho un po’ più di fiducia in me stessa), però insomma, mi sono testata su tutto. E cosa scopro? Che dopo SOLI 3 mesi, non ho più fiato. Cioè che faccio 8 vasche e poi sono tipo aggrappata come i peggio molluschi alla sponda della vasca.

Come dicevo il concetto è chiaro. Il corpo dimentica. Ma il fatto che io voglia tornare a fare certe cose no, non lo dimentico. La vita non è una palestra, la vita è una delle migliori serie televisive in cui non sai mai cosa succeda nella prossima puntata.

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