La maratona dei NON

Ecco che ci siamo.

Manca poco e domenica 17 Novembre correrò la Divina Pastora di Valencia. 19.000 iscritti tra cui io :)

Sarà la mia unica maratona di questo 2013, un anno in cui mi ero ripromessa di spaccare tutto, e invece mi sono spaccata io. Per 4 volte.

Niente da fare signorina, per questo 2013 gli obiettivi devono essere ridimensionati, ricalibrati e quelli più ambiziosi rimandati; se ne riparla poi con calma nel 2014.

Ma io sono una testaccia di quelle che manco a sbatterle si rompono, perciò mi sono detta che tanto non mi stavo giocando il record del mondo. Non mi stavo giocando nessuna carriera. Ma mi stavo giocando una cosa ben più grande: la mia voglia di correre.

Per cui grazie del consiglio, ma so già parecchie cose su questa maratona.

NON è il caso di correre una maratona con solo 2 mesi e mezzo di allenamento alle spalle.

NON sono preparata, lo so.

NON farò il mio migliore tempo, ma i migliori tempi sono quelli che curiamo con dedizione ogni giorno, allenandoci ed è giusto che NON sia questa la sua volta.

NON partirò come un diavolo, come di solito faccio in ogni gara, più che altro perché è l’unico modo che conosco di correre (Prefontaine docet)

NON ci saranno i soliti amici a sostenermi, perché sarò all’estero, ma confido in una città calorosa e in un’amica che ritroverò dopo 1 anno che non ci vediamo.

NON ho seguito nessun scarico di carboidrati. Nessuna disintossicazione di caffeina.

NON ho seguito nessun regime alimentare controllato. Non ne sono capace, già era uno sforzo farlo prima delle altre maratone, figuriamoci questa.

NON sono tranquilla, perché è un po’ come tutti quei maledetti giorni in cui sei andato a scuola, e sapevi che non avevi studiato. Solo che allora pregavi fortissimo santi sconosciuti protettori degli studenti, e almeno avevi qualcosa a cui aggrapparti, almeno idealmente. Stavolta no. O corri, o molli.

NON maledirò il tempo se correrà lui più veloce di me.

NON guarderò l’orologio.

NON so come arriverò al traguardo, non so se ci arriverò; mi viene da pensare che sono nelle mani di 2 incognite incontrollabili, l’ileopsoas e l’intestino e che con loro avrò una lunga conversazione.

NON pregherò inutilmente il mio corpo per spingersi oltre.

NON me la prenderò con il mondo se non ce la farò, né con me stessa o dio sa con chissà chi.

Messa giù così, potrei considerare di andare contro un disastro annunciato (che potrebbe anche accadere) il ché potrebbe farmi passare come una folle quale effettivamente riconosco di essere.

Ma io vivo una volta sola e la corsa mi tiene viva, mi fa sentire viva. Ogni giorno, anche se non corro, c’è un tassello di me che trova un senso ed è la corsa che lo sistema proprio lì, dove doveva stare.

Non è per forza un atto fisico, ma è soprattutto un filo mentale, logico che la corsa crea nel tempo, laboriosamente, anche quando sono infortunata. Persino quando faccio altro, ad esempio nuoto.

Sarà la maratona dei NON, ma probabilmente sarà la maratona che varrà di più nella mia vita. Perché si può sempre correre. Si può sempre ripartire. Si può sempre crescere. Ci si può sempre sentire vivi.

Ah, e il mio mantra rimarrà sempre lo stesso: “daicazzo!”

(Photo credits: http://maratondivinapastoravalencia.com)

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