Pensavo di iniziare questo post parlando di quanto sia bella l’Atletica Leggera, grandi i protagonisti, entusiasmanti i risultati e soprattutto come 9 giorni di mondiali siano quasi riusciti a oscurare il tormentone estivo del calciomercato. Ma poi ho deciso che era meglio di no.
Che l’Atletica Leggera sia meravigliosa – se sei qui – non devo dirtelo io e, personalmente, sentire adesso parlare di calciomercato mi genera meno interesse del video qui sotto.
Poiché il cervello umano riesce a mantenere solo un numero limitato di ricordi, cosa rimane dei mondiali di atletica appena conclusi?
La gioia e il divertimento
Alcune cose meritano l’onore della ribalta. Non sono tutte, non possono esserlo perché altrimenti ti toglierei il piacere di usare i commenti qui sotto per aggiungere il tuo contributo. ;)
Franco Bragagna e la RAI
La voce dell’Atletica Leggera in Italia è sempre “l’uomo in più” di questo sport. Bilancia la competenza e la passione, sempre empatico, sempre ironico. Quest’anno accompagnato da Dino Ponchio (se non sai chi è, te lo dice wikipedia) che dovrebbe insegnare “competenza” a moltissimi commentatori sportivi. C’era anche Elisabetta Caporale che – se le leghi le mani – non riesce più a parlare inglese. E poi gli stacchetti. Grafica approssimativa e di dubbio gusto ma che erano leggeri e ironici (passerà alla storia lo “U Saint Bolt” con il velocista giamaicano accompagnato dal suono di un organo).
Insomma, la competenza, l’ironia e la leggerezza. Hanno insegnato, ancora, come dovrebbe essere il commento a uno sport.
Le risate e lo spirito sportivo
Ci sarebbe tantissimo da dire, da Valeria Straneo che esulta per il secondo posto a Bolt che al campo di riscaldamento fa “Buh!” a due inservienti spaventandole (non sono dei divi!), le risate dei vincitori e i complimenti dei perdenti. Unisci bene il tutto e otterrai lo spirito olimpico del 21° secolo.
Una menzione d’onore va al kazako Mihail Krassilov, ultimo classificato nella maratona maschile con 2h44’31” che – nonostante sia arrivato in fondo alla gara – non ha potuto entrare nello stadio olimpico perché stavano iniziando altre gare: anche questi sono eroi.
L’ombra delle leggi omofobe
Lo sport non è solo gesto atletico, si inserisce sempre nella vita di tutti i giorni (e noi lo sappiamo bene). Questi mondiali d’atletica hanno visto la protesta di moltissimi partecipanti contro le leggi omofobe russe: il bacio della staffetta russa 4×400 probabilmente sarà ricordato per molto tempo, insieme le unghie arcobaleno di Emma Green-Tregaro, costretta poi a tingerle di rosso. E dall’altra parte la conferenza stampa di Yelena Isinbayeva (che poi ha detto di essere stata fraintesa) su cui è meglio fare commenti solamente sportivi.
E poi arriva Nick Symmonds
Sì, Nick Symmonds (quello del beer mile) che si guadagna la medaglia d’argento nel doppio giro di pista e poi festeggia tutta la notte (salvo poi svegliarsi alle 7 per un impegno con uno sponsor).
.@Nike requested a 7 AM appearance the morning after the 800m final. Um yeah, let me just grab my shades… pic.twitter.com/LVUNDuThPh
— Nick Symmonds (@NickSymmonds) August 14, 2013
Ci ha insegnato che si può essere seri professionisti senza perdere la capacità di prendersi in giro.
Questi sono gli atleti che mi piacciono, questi sono gli atleti che vorrei vedere sempre più numerosi sulle piste di atletica.
L’ironia, ragazzi, che lezione di ironia!
E se poi volete 28 buone ragioni per amare Nick Symmonds, dovete assolutamente cliccare qui <3
(credits foto principale: ©iStockphoto.com/peshkov)
P.S.: Non ho parlato dei risultati perché li puoi vedere anche sul sito della IAAF.
P.P.S.: Se vuoi aggiungere cosa ti è rimasto dopo i mondiali, accomodati! Il box dei commenti qui sotto ti sta aspettando.
A me è rimasto nel cuore Hartig, quello del lancio del disco. All’ultimo
lancio aveva già l’oro in tasca con il suo 68 metri e 11. Poteva anche
evitare di lanciare per l’ultima volta, aveva già vinto. E invece lui,
serio e professionale, si è presentato in pedana onorando la
manifestazione fino alla fine e con l’ultimo lancio per poco non
migliorava la sua misura lanciando il disco a 68 metri e 07.
Chapeau.