Un sorriso divertito.
Questa è stata la mia reazione quando ho visto la maglietta ufficiale della We Own The Night.
Un verde acqua meraviglioso, una grafica d’impatto e questo claim, a cui ho inizialmente attribuito un significato scherzoso, quasi canzonatorio.
Considero la We Own the Night ben più di una corsa.
È un’esperienza di corsa, da condividere con altre donne, perché proprio negli intenti è riservata solo alle “ragazze” (e non importa quanti anni hai…siamo tutte ragazze, sempre).
Essere padrone della città per una notte, attraversare strade e parchi solitamente riservati ad auto e tram, in orari inconsueti e in piena sicurezza. Essere parte di una sola, grande squadra che si muove come un’entità sola. Essere padrone delle proprie gambe e del proprio cuore.
Un anno fa e quest’anno.
È stato così lo scorso anno, quando la WOTN ha coinciso con l’inizio di questa meravigliosa esperienza con RunLovers che mi sta cambiando la vita.
È stata ancora di più un’esperienza (e non solo di corsa) quest’anno: tante amiche al mio fianco, tante nel mio cuore, a cui dedicare metro dopo metro i 10k da percorrere. E con me 7.500 donne che hanno conquistato Milano alla faccia del previsto sciopero dei mezzi pubblici e in barba a previsione meteo che prevedevano acquazzoni tropicali proprio durante lo svolgimento della run.
Non ha piovuto (scommetto che Giove Pluvio si stava divertendo quanto noi e non se l’è sentita di rovinarci la festa) e i mezzi hanno più o meno funzionato. È stata una festa, anzi LA festa. E si sa, quando un party riesce bene, tutti vogliono partecipare, e qualche mugugno si fa sentire. Qualche invidia si scatena.
Non siamo così noi donne, dai.
Non sono femminista; non credo alle quote rosa “a tutti i costi” e ho forti dubbi sul concetto di “solidarietà femminile”.
Alla We Own di quest’anno ho visto donne ridere NON con altre donne ma DI altre donne. Ho visto donne criticare altre donne per andature lente o per avere più spazio sulla start line. Ho visto donne ironizzare su hashtag divertenti magari stampati su magliette indossate non proprio da donne in forma. Ho visto donne guardare di sottecchi altre donne e lanciare commenti neanche tanto velati su corpi troppo magri, troppo grassi, troppo alti, troppo bassi. Oppure giudicare come inappropriati visi troppo truccati, capelli troppo acconciati oppure lasciati liberi, troppo biondi, troppo “mechati”, troppo di tutto e il suo contrario.
Il commento ci può stare e ci mancherebbe… ma ragazze, sul serio siamo così?
No, siamo meglio di così.
Non possiamo goderci una splendida serata di tarda primavera senza inacidirci, senza giudicare chi cammina anziché corre e chi corre a 7 al km anziché a 4’50”? Senza farci risucchiare dall’invidia? Siamo diventate quello che alcuni uomini ci accusano di essere?
Io credo di no… io spero che non sia così. Perché, accanto a questi comportamenti che non sento miei, ho visto anche donne abbracciarsi tra loro all’arrivo, piangere di gioia e ballare. Ho toccato con mano, quella di Martina, mia compagna “di corsa”, la solidarietà tra donne. Quel sostegno che si palesa senza secondi fini, senza aspettarsi nulla in cambio. Quell’aiuto che viene dal cuore. E allora “kiss my race” assume un significato nuovo: bacia la mia strada nel senso di rispetta il mio percorso e accettalo. Accettalo come ho visto fare da generazioni diverse: figlie aspettare le madri all’arrivo. Per poi essere accolte dai propri uomini.
E voi uomini, al vostro posto.
Eh già, gli uomini. Mai come quest’anno ho visto molti uomini schierarsi sulla linea di partenza e correre i 10 km come nulla fosse. Con conseguenze, a mio personale giudizio, tra il comico ed il ridicolo.
Certo, i regolamenti parlano chiaro: ogni manifestazione come questa, organizzata in Italia, deve essere aperta a tutti, senza distinzioni di genere. Ma la We Own The night viene promossa, pubblicizzata e sentita come una manifestazione “only for women”. È così in tutte le città europee dove si corre la WOTN. Non è certo razzismo verso i maschietti quanto, piuttosto, un modo per promuovere la corsa tra le donne.
Vedere uomini farsi largo tra centinaia di donne per correre mi ha lasciato una sorta di amaro in bocca. Qualche conoscente mi ha poi spiegato di aver corso per accompagnare la compagna/moglie/fidanzata, per farla sentire “meno sola”, qualcun’altro per il solo piacere di farlo.
In entrambi i casi credo sia sbagliato. E tu, uomo che mi stai leggendo, sei sicuro di voler correre in mezzo a 7.500 donne senza sentirti quanto meno strano?
Puoi sostenere la tua compagna di vita salutandola alla partenza e accogliendola all’arrivo, come hanno fatto molti altri. Puoi ugualmente essere con lei incitandola lungo il percorso, al di là della transenna.
Ma lasciala correre con le proprie gambe. Lasciala vivere ogni metro della sua corsa insieme ad altre donne. Non importa che corra piano oppure abbia una media come la Straneo. Abbracciala quando taglia il traguardo e falla sentire speciale, indipendentemente dal tempo che ci ha messo. Lasciala libera
Libera di essere, insieme ad altre donne, padrona della città per una notte.