La corsa nervosa (cose che vi fanno stare dannatamente bene)

A rigor di logica, un’individuA (mi piace ogni tanto sottolineare la femminilità, ha!) che torna da due settimane di ferie, coronate da una esperienza EPICA, non può che ritenersi molto rilassata, oltre che fortunata. Intendo in generale, della vita.

Poi, nel giro di una settimana, in piena linea con ciò che a volte chiamo la “bruttura quotidiana”, mi sono ritrovata a corto di fiato, annaspando tra istinti omicidi verso tutti e voglia di super poteri di annientamento nucleare con forza del pensiero (tranquilli, non mi è stato fatto il dono del potere in questione, nonostante l’abbia desiderato fortissimamente).

Quindi, ricapitolando: poche sere fa, mi do un limite mentale. A “una certa”, piuttosto che iniziare a desiderare e a visualizzare le 7 piaghe d’Egitto intorno a me, avrei spento il pc, nonostante milioni di cose da fare. Ora, non fatevi fregare: segnatevelo da qualche parte. Mettete una sveglia, puntate l’orologio a cucù, mettetevi un “remind” se volete fare i fighi, ma segnate quella cazzo di ora in cui deciderete che un minuto dopo, cascasse il mondo sarete fuori da quella gabbia, fisica o mentale che sia.

Io sono una runner delle albe gelide e dai colori caldi (scusate ma dovevo mettere una frase poetica, che mi pare di capire che in giro tra runner, fa figo quanto basta). Preferisco correre quando il pc e il telefono proprio ancora non li ho ancora accesi, così sono sicura che non mi catturino – so che i miei sono dotati di questa funzionalità, probabilmente anche i vostri. So che alla sera anche se mi dico: “Esco e vado a correre” poi mi faccio fagocitare dalla tastiera e dal senso del dovere. Sì, so che probabilmente anche voi siete appetitose esche.

Detto questo, qualche sera fa, mi sono appuntata quella cacchio di ora. In mancanza di ossigeno e con una bolla al cervello in notevole e preoccupante espansione, decido di andare in palestra. Sabato scorso avevo dato una storta (sempre tanto per cambiare, grazie alle mie famose caviglie di cartapesta) durante una corsetta ruspante di campagna dalla mie parti, perciò mi dico che è meglio stare a riposo. “Non affaticarti. Un po’ di scarico. Qualche addominaluccio. Un po’ di biciclettina. Un po’ di “hop-hop” con i manubri.”

Apro la finestra. Profumo di primavera. Guardo fuori. Vento. Cielo da paura, con tramonto già virato dei colori più wow e luce strepitosa.

Ok, mi sono convinta. Andiamo a correre (quando parlo tra me e me di corsa, mi piace sempre pensare di essere in gruppo). A dire la verità, direi che non c’è voluto molto. Prendo nota che, altro regalo di un anno difficile dal punto di vista della corsa, è bello sentirsi così fortunata da poter correre “quando mi va”. Tanta roba, eh.

Insomma, sono partita a scheggia. Impazzita. Avevo voglio di farmi esplodere il cuore. Di buttare fuori schiuma da quanta carica stavo trattenendo tra tensioni e pensieri contorti.

Liste di cose da fare.

Persone da chiamare.

Email a cui rispondere.

Cose che non vanno come vorremmo.

Sogni che devono essere ridimensionati, spostati, accorciati, ridefiniti e fatti rientrare di nuovo in un altro cassetto.

Eccheppalle.

Per fare andare le mie gambe l’altra sera non c’erano cose particolarmente positive, anzi forse solo particolarmente aggressive e manco tanto belle. Però ragazzi, che goduria! Se solo avessi potuto, avrei preso un fiammifero e avrei provato ad accenderlo mettendolo sotto le mie scarpe. Assurdamente mi stavo guardando da fuori e vedevo una runner che correva, ma con la testa da un’altra parte. E tutte quelle cose che fino ad allora mi avevano riempito e fatto stare in tensione, erano lì che stavano facendo carburare le mie falcate.

Sono stata via credo meno di 50 minuti. Sono rientrata sconvolta ovviamente (tipo con i capelli di Maga Magò, visto che la piega aveva un po’ patito le alte velocità, ma chissene), ma avevo negli occhi la luce del tramonto e sopratutto una testa che ancora mi stava guardando da chissà dove.

Se non l’avete mai fatta, provatela ogni tanto. La corsa a sfanculamento violento, come la chiamo io. Quella a perdifiato, da spomparsi, privandosi di ogni forza. Quella dove, non pensi, perché ogni tuo muscolo, respiro, movimento sono concentrati a correre. Se presa nella giusta quantità, non solo è un ottimo anti-omicida e vi preserva dall’invocare le piaghe d’Egitto: vi migliora notevolmente la qualità delle serate (e della vita).

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3 Commenti

  1. Tanto vero! Io applico questa cosa anche al nuoto. Vado in piscina e nuoto come una pazza e mi svuoto di tutti i pensieri, specialmente i negativi…

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