Negli ultimi 4 mesi avevo trovato un’efficace soluzione a tutti i miei problemi, grattacapi e lacrime facili: correre. Non mi stancherò mai di ripeterlo, e a questo punto sarò venuta a noia un po’ a tutti, ma i risultati sono (per ora) quello che sono: ma assicuro, a chi di voi fosse ancora scettico, che poco importano i risultati quando si corre.
Quattro mesi dicevo, molto pochi in realtà ma abbastanza per farmi chiedere con sorpresa come avevo fatto fino ad allora.
Pianti isterici, sì; e poi musonismi imperscrutabili, richieste lamentevoli di attenzioni, e poi scrivere e lo shopping. tutte cose che mi sembravano assolutamente appaganti fino, appunto, a pochi mesi fa.
Adesso però che avrei bisogno più che mai di essere di nuovo convinta dell’efficacia di queste cose, mi sembrano improvvisamente poco attraenti.
Apparte lo shopping in effetti, ma quello, a fine mese, è piuttosto difficile da intraprendere, e la sensazione del dopo comunque, non è poi così appagante: specie se quello che desideravi scopri che ti sta da far schifo a causa delle tue cosce enormi e non proprio compatte.
Divago, come al solito.
Dicevo che al momento avrei bisogno di molte cose: il momento è critico, il sole splende sempre più forte, la luce dura sempre di più e io riesco a vedere sempre più chiaro e molto più a lungo le cose che non vanno.
Potrei ovviare i pensieri in molti modi, quelli di cui sopra appunto, ma nessuno è veramente quello che vorrei: correre.
Devo stare a riposo, ci provo ad obbedire pure, ma sembra che il mondo si sia organizzato per corrermi intorno.
Loro torneranno a casapiù sereni e leggeri, anche di peso specifico.
Al momento posso fare solo una cosa per distrarmi e ottenere lo stesso risultato (alleggerirmi appunto): tagliarmi i capelli.
Vado, anche se quando tornerò, quella gonna corta che giace nel mio armadio inerme sotto i miei sguardi tra l’adorante e l’odioso, mi starà sempre in modo discutibile, anche con la frangia accorciata.
(in copertina: M.C. Escher’s “Relativity”)