Un Ultra-momento che dura per sempre

La mia Vicenza non è mai stata così bella. Il sole è appena tramontato e io ho appena fatto capolino al santuario di Monte Berico, dopo l’ultima, interminabile salita di giornata. Dall’alto del colle vedo le luci un po’ offuscate dalla foschia, o – più probabilmente – dalla mia stanchezza. Ma questa sera tutto ha un sapore diverso. E laggiù, nel mezzo, vedo Lei, la maestosa Basilica Palladiana che tutti ci invidiano, illuminata a giorno.

In quell’istante sono costretta a deglutire per tenere a freno i rubinetti dell’emozione, perché realizzo che ormai ci siamo, sento nell’aria il profumo della mia piccola, personale vittoria, sento che sta per arrivare quel momento, che tante volte ho già vissuto nella mia mente nei mesi precedenti.

E improvvisamente ripenso a quella sera, quando un po’ per gioco, un po’ per sfida, un po’ per incoscienza, ho proposto al mio compagno di corse: “Aldo, che dici…ci iscriviamo all’Ultrabericus?”. Il suo sguardo, dapprima terrorizzato, poi incuriosito e infine determinato, non mi ha lasciato dubbi.

Cascasse il mondo, Piazza dei Signori quella sera, sarà nostra.

E, come in un flash, ritorno a Monte Berico, mi lancio nella dritta discesa come quando ero bambina. Come se non ci fosse un domani (e come se un domani non sentissi i postumi di un ultra trail! Eh no, chiaro!).

Un centinaio di scalini mi separa dalla città (per la precisione 192), ammetto che per un istante abbandono lo spirito della manifestazione sentendomi la versione taroccata di Rocky Balboa.

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A discesa finita letteralmente mi immergo dentro le viscere della città, passando attraverso angoli che la mia memoria conosce alla perfezione. Ad ogni balzo sono sempre più vicina alla piazza principale, e accelero perché non vedo l’ora di assaporare quel momento.

Mi rendo conto, dagli sguardi delle persone che applaudono dai lati della strada, che sto sorridendo come ho fatto in pochi momenti della mia vita.

Finalmente ci sono, vedo in lontananza l’ultima curva, e i miei amici che sono venuti ad accogliermi. Non sento più la stanchezza, non sento più le vesciche, e nemmeno i polpacci di marmo.

Solo un gran vortice.

Un vortice che parte dall’angolo più remoto dello stomaco, e che carica un’emozione che le mie parole non sanno rendere giustizia. Un’emozione che ha il suo apice nel momento in cui, fatta anche l’ultima curva, mi ritrovo catapultata in Piazza dei Signori.

Le luci, lo speaker, gli amici che sono accorsi e quelli che mi hanno seguita passo passo, il mio cane che corre con me gli ultimi metri…tutto perfetto.

E quel melodioso, insignificante ma tanto agognato “biiiip” che mette finalmente nero su bianco tre parole: SONO UNA FINISHER!!!

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(photocredits immagine principale: Caterina Soprana)

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