adidas Ultra BOOST, la prova su strada

Due anni fa, provando le appena uscite adidas Energy BOOST, la prima impressione fu quella di una scarpa spaziale che sarebbe potuta appartenere a Darth Vader. Bene, ora la casa delle tre strisce ha presentato anche la lightsaber perfetta per lo jedi-runner. E come potevamo noi, geek-nerd-impallinati, non recensire la nuova Ultra BOOST che nasce con il presupposto di essere l’innovazione di questo 2015? Appunto, non potevamo esimerci, soprattutto avendo avuto la fortuna di essere tra i primi al mondo (giuro che è vero!) a provarle.

Il primo contatto a Central Park

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Il parco newyorkese, una delle mecche del running mondiale, è il terreno ideale e più completo per il test di una scarpa: asfalto, sterrati, salite e discese alternate a lunghi tratti pianeggianti sono ideali per cogliere tutte le caratteristiche dinamiche di una scarpa. Peccato che il test duri poco più di 5 km, non abbastanza per avere un panorama completo sulle nuove adidas Ultra BOOST ma quanto basta per farsi un’idea di massima.

Non è quella che definirei una scarpa “comoda”, di quelle in cui ci navighi dentro, e non lo deve essere. Almeno nel significato più tradizionale del termine: le nuove Ultra BOOST sono fatte per correre e proteggere e – nel momento in cui le allacci in modalità “sport” – aderiscono perfettamente al piede senza lasciare spazio a incertezze o momenti in cui non ti senta perfettamente al sicuro mentre corri. E in questa condizione riesce a dare un comfort notevole anche per ore.

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Nel breve test nella Grande Mela un’altra caratteristica è emersa immediatamente: una sorta di doppia anima per le adidas Ultra BOOST. Quando vai piano è morbida – senza però essere “fuffosa” – mantenendo una buona percezione e sensibilità sull’appoggio mentre quando acceleri (diciamo al di sotto di 5′ – 5’30″/km) queste scarpe diventano super veloci e reattive. Agevolano la rullata, spingono, reagiscono alla forza espressa in appoggio restituendola in fase di stacco. È notevole soprattutto la sensazione di passaggio della spinta dal tallone verso la punta.

Su questo infatti la casa tedesca ha fatto moltissime ricerche e ne hanno tratto un prodotto dalla dinamica quasi stupefacente. D’altra parte non penso di essere il primo a dire questa cosa anzi, penso se ne trovi traccia anche da qualche parte nella bibbia.

Le conferme

Tornato nella piattissima Pianura Padana, non vedevo l’ora di testare “come si deve” le nuove adidas Ultra BOOST e quindi capirne di più analizzandone tutte le tre componenti principali che rendono questa scarpa così interessante.

La tomaia Primeknit

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Meno cuciture significa più comfort quando hai addosso una scarpa perché si riducono gli elementi che generano attrito e quindi fastidiose irritazioni.  La tomaia delle Ultra BOOST, che adidas chiama Primeknit, è una seamless “tradizionale” ovvero il supporto è delegato a degli elementi esterni (che vengono usati anche come “arricchimento estetico”) il che va benissimo perché unisce al risparmio di peso proveniente dall’utilizzo di un unico filato il supporto indeformabile degli elementi plastici che sono posizionati all’allacciatura e al tallone.

La caratteristica di Primeknit (che ingloba anche la linguetta) è che, alla fine, il tutto diventa una sorta di “calzino”. Magari un po’ più complesso da indossare ma che genera una sensazione di “tutt’uno” con la scarpa in un tessuto morbido che asseconda le flessioni del piede.

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La filosofia protettiva di questa scarpa è quindi “solo dove serve davvero”. Infatti molta protezione viene anche dal supporto Torsion all’intersuola e quindi intervengono le aggiunte solo per proteggere il piede e l’appoggio. Niente di superfluo. Nemmeno alla caviglia in quanto – per quanto ho potuto verificare – il lavoro fatto sulla ultra boost per rendere l’appoggio e il movimento più naturali possibile ti mette nelle condizioni di usare una biomeccanica naturale come elemento di supporto e protezione attivo.

L’intersuola BOOST

Nel 2013, quando adidas ha presentato le prime Energy BOOST, il nuovo materiale che ha sostituito l’EVA tradizionale mi ha incuriosito molto e, dopo un test, ebbi la conferma che davvero restituisce l’energia dall’appoggio allo stacco. Bene, le Ultra BOOST hanno il 20% di BOOST in più, sia come materiale che come effetto. Spingono, e lo fanno forte.

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L’ammortizzazione è morbida e rassicurante ai ritmi più lenti, senti le articolazioni e il piede ben protetti e sicuri. Mentre, quando si passa a ritmi più veloci, diventa tutto più reattivo. Proprio come quando hai un’auto con la possibilità di modificare le reazioni di sterzo, sospensioni e risposta del motore (ma in questo caso il motore lo mettiamo noi). Come dicevo prima, si percepisce chiaramente la forza dell’appoggio che passa dal tallone/mesopiede verso la punta per restituire l’energia nello stacco.

Inoltre, in appoggio, la mescola BOOST si espande per costringere meno il piede e garantendo un appoggio confortevole a qualunque passo, con un drop (il differenziale di altezza tra tallone e avampiede) di circa 10 mm.

La suola Stretch Web con il supporto Torsion

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Le vecchie versioni di scarpe “BOOST” avevano una suola tradizionale, le Ultra invece presentano la nuova suola Stretch Web: una vera rete di gomma che serve per dare aderenza mantenendo le doti dinamiche dell’intersuola. Può sembrare molto “minimal” quando la guardi ma le doti di aderenza sono ottime sia sull’asciutto (che è facile) che sull’asfalto umido (e questo facile non è) mentre il supporto Torsion permette movimenti indipendenti tra tallone e avampiede mantenendone la protezione e la posizione corretta.

In conclusione

Le adidas Ultra BOOST sono scarpe adatte a qualunque utilizzo, ottime sia negli allenamenti lenti e lunghi che per i lavori “di velocità” o per le gare. Mi sento di consigliarle sia a chi sta iniziando a correre che a chi si allena 4/5 volte alla settimana in quanto – dai test fatti – sembrano avere una durata notevole. L’ecosistema costruito attorno all’intersuola BOOST è molto equilibrato, efficiente ed efficace, con i suoi 300 grammi (circa) non è sicuramente una superleggera nata solo per le gare brevi ma le sue doti dinamiche la rendono adatta anche a questo e molti altri utilizzi.

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Per chiudere; il prezzo di listino è di 180€, è normale per una scarpa così innovativa e in linea con gli altri top di gamma presenti sul mercato e sicuramente vale una spesa “importante”.

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5 Commenti

    • come indicavi giustamente le caratteristiche dell’ ammortizzazione boost sono ben diverse da altre scarpe, questo sia in positivo che negativo, infatti non tutti l’ apprezzano. Ma dire che si tratta di una copia delle nike con suola diversa….non sono d’ accordo. Inoltre il paragone corretto sarebbe con la nike flyknit air max, che da sito nike costa ben 70 euro in più delle ultra boost, e permettimi di dire con colorazioni molto discutibili…. dovendo scegliere Adidas tutta la vita, ma questa rimane solo la mia opinione personale

  1. sono passato dalle energy boost 2 e dalle asics gel kinsey 5 alle adidas ultra boost. le peggiori scarpe mai avute. regalate dopo 2 settimane di utilizzo. il calcagno si muove all’interno della scarpa e ti sembra di essere pronatore anche se sei neutro. la tomaia che sembra fatta a uncinetto è troppo elastica e non contiene il piede in posizione. dopo 2 settimane suola già usurata( !!!!) in sintesi un costo astronomico per un prodotto scadente. bocciate

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