Solo poche settimane fa, nel giro di sei giorni, Domenico Passuello è riuscito a vincere il Challenge Filippine e a classificarsi settimo assoluto al Challenge Dubai.
Come fa ad ottenere questi risultati? Vita da eremita? Dieta ferrea? Non proprio.
Lui ama il triathlon, ma ama anche la vita e in questo suo modo di vivere il triathlon, sia pure da professionista, c’è la ricetta per divertirsi sempre, al di là della sofferenza e della fatica.
Domenico è toscano, di quelli con la pelle dura, la battuta pronta e il sorriso sempre sulle labbra. Ha iniziato a fare triathlon da grande, dopo qualche anno passato nel ciclismo professionista ma si è subito fatto notare come uno degli atleti italiani più forti, specie nelle lunghe distanze.
Ciao Domenico! Per prima cosa, complimenti a nome di tutta la redazione di RunLovers per la recente vittoria al Challenge delle Filippine e per l’ottimo piazzamento a Dubai. Ci racconti come sono andate le gare?
Il Challenge Philippines è una gara alla quale ho voluto fortemente partecipare, per quanto il periodo della stagione molto avanzato non mi desse la sicurezza di avere una forma ottimale. Inoltre mi era stata descritta come una gara molto impegnativa, non solo per i percorsi di bici e di corsa, ma anche per il caldo particolarmente forte. Per prepararla al meglio quest’inverno mi sono allenato tantissimo, sacrificandomi molto per via del nostro clima, che non è proprio ottimale per gli allenamenti nei mesi più freddi.
A dire il vero, prima di partire non ero molto convinto della mia condizione, tuttavia appena arrivato nelle Filippine, il caldo mi ha subito regalato ottime sensazioni. La gara è andata come volevo con una frazione di nuoto decisamente accettabile; una di bici molto ben gestita e una di corsa decisamente in tranquillità visto il grande vantaggio che avevo accumulato sul secondo, anche se confesso che si è trattato di una mezza maratona tra le più dure anche abbia mai corso.
Il challenge Dubai invece non era in programma ma visto che “mi trovavo da quelle parti” ho deciso di parteciparvi.
E poi ero molto curioso di vedere quanto funzionasse la regola dei 20mt della zona drafting nel ciclismo: ne avevo sentito parlare molto positivamente in seguito alla sua applicazione al Challenge Barhain di pochi mesi prima e in effetti così è stato.
Penso che la starting list del Challenge Dubai sia tra le più affollate della storia del triathlon: forse persino ad un mondiale sarebbe possibile trovare meno competitività e partecipazione. Ma il montepremi del Challenge Dubai è quasi il doppio e questo giustifica ampiamente la forte partecipazione di atleti da tutto il mondo.
Ho ottenuto un importante 7° posto e sono molto contento della mia prestazione. Un piazzamento tra l’altro del tutto imprevedibile, se consideriamo che il Challenge Filippine si era svolto solo 6 giorni prima e che avevo avuto pochissimo tempo per recuperare. Tutto però è andato ottimamente: le sensazione erano buone e non ho avuto problemi a gestire una gara di queste dimensioni a livello mentale, soprattutto vista la sua importanza.
Sportivamente sei nato come ciclista. Quando, come e perché hai iniziato a dedicarti al triathlon?
Tutti pensano che io abbia avuto un enorme passato nel ciclismo ma in realtà sono stato ciclista per soli 7-8 anni, non una vita. Credo che la maggior parte dei triatleti con i quali mi scontro ad ogni gara abbia un background ciclistico molto più ampio del mio. Io sono un buon ciclista perchè mi è venuto subito bene non perchè abbia passato più tempo in sella di loro.
Ho iniziato con il triathlon perchè ero molto deluso dalla mia esperienza nel ciclismo professionista e questo sport era forse l’unico in cui potevo sperare di avere un futuro come atleta professionista oltre i 30 anni di età. Però se lo avessi scoperto prima, sicuramente avrei preso in considerazione questo sport fin da giovane.
La tua prima gara? Come è andata? Che emozioni ti ha dato? Il primo impatto con la “transition zone”?
La mia prima gara è stata uno sprint a Lerici molto impegnativo. Mi ricordo solo che il nuoto è stato disastroso: sono voluto partire troppo forte e dopo 100mt ero senza fiato e mi volevo ritirare per la paura. Poi però le frazioni di bici e di corsa sono andate decisamente meglio, consentendomi di rimontare diverse posizioni e di arrivare quinto. Alla fine ero molto soddisfatto, dai.
La tua gara più bella invece o comunque quella che ricordi più volentieri?
Sicuramente il triathlon dell’Alpe d’Huez. È stata la mia prima gara vera internazionale ed importante, facevo triathlon da pochi mesi ed ho terminato la gara al quinto posto. In quella occasione ho capito che potevo fare qualcosa di importante in questo sport e che il triathlon poteva essere una preziosa occasione per realizzarmi come atleta, così ho deciso di investire su di me.
E quella più sofferta?
Le prime gare della mia carriera sono state tutte sofferte. Gareggiavo senza particolari tattiche ed ero molto frettoloso nel voler rientrare nel più breve tempo possibile sulla testa della corsa, anche perchè nelle frazioni di nuoto perdevo sempre minuti preziosi. Così spesso mi ritrovavo nei finali delle frazioni di corsa svuotato di energie ed ogni volta era un calvario riuscire a mantenere la posizione che mi ero guadagnato. Insomma, di errori ne ho fatti tanti, forse anche troppi. Ma mi sono tutti serviti per imparare e migliorarmi gara dopo gara.
Conciliare al meglio la preparazione ad alti livelli di tre discipline sportive con gli altri impegni della giornata non è facile, tu come fai? Quante volte ti alleni al giorno? Come ti alleni? Ci descrivi la tua giornata tipo?
Confesso di essere un atleta del tutto atipico. La mattina non mi sveglio quasi mai prima delle 9:30/10:00 e non vado mai a dormire prima dell’una di notte. Normalmente mi alleno due volte al giorno e, salvo in certi periodi in cui la preparazione si fa più intensa, riesco anche a fare la vita di una persona “normale”: esco la sera, frequento gli amici, vado a cena fuori o in discoteca e tutto il resto. Sia chiaro, non sono uno di quegli atleti che vive solo per il triathlon e non lo sarò mai: la vita ha cosèì tante cose belle da offrire che non ci si può dedicare solo ad una. Non voglio vivere con il rimorso di non aver potuto fare quella o quell’altra cosa cosi cerco di conciliare tutto anche se, naturalmente, non è sempre cosi facile.
Segui un’alimentazione particolare?
Certo. Mangio tanta pizza, pane, pasta, biscotti e bevo troppa coca cola. Direi non proprio una dieta perfetta!
Tra il nuoto, la bici e la corsa, qual è la tua disciplina preferita? Perché?
La corsa è decisamente la mia preferita. Se potessi, correrei tutto il giorno. È un piacere personale e non sento la fatica come negli altri sport. Purtroppo negli anni passati sono stato spesso frenato dagli infortuni, ma adesso finalmente sto riuscendo a fare quello che voglio e con divertimento, cosa fondamentale.
E quella che ti piace di meno? Perché?
Odio un po’ il nuoto, specie quando mi accorgo che non sto nuotando bene, cosa che succede spesso visto che ho imparato a nuotare a 30 anni. Questo però succede quando mi alleno in piscina dove confesso di annoiarmi parecchio. Quando invece nuoto in acque libere tutto è molto più divertente e piacevole e visto che vivo al mare per me è abbastanza semplice farlo.
Gli impegni per il 2015?
Credo che nessun atleta gareggi quanto me! Non ne ho mai abbastanza! Mi piacciono le gare ed il clima che si respira, perciò spesso tendo ad esagerare. Ma che devo farci? Gli allenamenti mi stimolano poco e non mi divertono quindi preferisco continuare sulla mia linea.
Ad aprile parteciperò all’Ironman 70.3 Malaysia e all’Ironman Taiwan. Poi tornerò in Europa per partecipare al Triathlon Elche, all’Ironman 70.3 Pais d’Aix, al Challenge Rimini, all’Ironman 70.3 Pescara e all’Ironman France. Un po’ di riposo e riprenderò con i Challenge Oman ed Enbrunman e – se riuscirò a qualificarmi – ovviamente il mondiale delle Hawaii ad ottobre, al quale l’anno scorso ho dovuto rinunciare nonostante la qualificazione… Troppe? Io non penso, anzi sto ancora cercando di riempire i buchi per non allenarmi!