Hoka One One Huaka, come su una tavola da surf!

Brutte! Ma proprio brutte brutte! Questo ho pensato la prima volta che ho visto un paio di Hoka One One ai piedi di qualcuno. Mi sembravano una via di mezzo tra un paio di scarponi che ti aspetteresti di trovare ai piedi di un astroanuta giamaicano coi dread alla Bob Marley e un paio di zeppe beat anni sessanta.
E poi, con quella suola alta quattro centimetri dove vado? Proprio adesso che, dopo tanta fatica, mi sono abituato a correre con scarpe minimal proprio non sarei più in grado di correre con quei cuscini sotto ai talloni. Mai ai miei piedi! Me lo ero giurato, peraltro con una certa facilità.
Ovviamente è bastato che iniziassi a vederle sempre più spesso ai piedi di altri triatleti durante le gare o gli allenamenti e soprattutto che sentissi le loro opinioni, che le mie iniziali ritrosie facessero spazio alla curiosità di provarne un paio, sia pure con qualche perplessità.

Ma prima indaghiamo

Hoka One One Huaka_side_04

Da buon Runnerd, prima di procedere all’acquisto, sono andato a farmi un giro sul loro sito, anche per capire su quale modello orientarmi.
E qui ho fatto la prima scoperta: suola alta (altissima a dire il vero) non significa necessariamente drop vertiginosi.
Anzi, nel caso di Hoka Oneone è esattamente l’opposto, perchè l’azienda ha provato a mettere insieme una suola molto alta (40 millimetri) e tendenzialmente morbida per assicurare la massima ammortizzazione (mediamente un 30% in più rispetto ad una normale A3), con una pianta oversize per garantire altissimi livelli di stabilità (specie in discesa), mantenendo allo stesso tempo livelli di drop bassissimi (mediamente un 2/3%) che piacciono tanto ai barefoot/natural runners. Inoltre, l’altezza della suola e la particolare risposta elastica dei materiali utilizzati dovrebbero anche migliorare la cadenza.
Ok, penso, la scarpa comincia a diventare interessante, ma con tutta quella suola peserà un botto! E qui invece ho la piacevole (e intrigante) sorpresa di scoprire che si tratta anche di una calzatura molto leggera: il peso dei vari modelli oscilla infatti tra i 217 grammi delle Clifton (indicate per la corsa su strada) ai 310 grammi delle Rapa Nui (specifiche per il trail running).
Comoda. Extra-ammortizzata, Ultra stabile. Drop minimo. Leggera… d’accordo: proviamole.
La mia scelta cade sulle Hoka Huaka, modello intermedio con una ammortizzazione non eccessiva, drop di due millimetri e soprattutto 247 grammi di leggerezza.
Ad essere sinceri la grafica delle scarpe è un po’ troppo aggressiva per i miei gusti: i colori non si abbinano perfettamente con i jeans e mia moglie dopo averle viste mi lancia uno sguardo assassino del tipo “non t’azzarderai mica a mettere quelle cose ai piedi per uscire con me oggi??? “. Ma dopo tutto ci devo andare a correre, mica a pranzo dai suoceri!

Iniziano a piacermi

Hoka One One Huaka_side_02

Una prima impressione positiva me l’hanno data invece il sistema di sgancio rapido dei lacci e la presenza di un occhiello (molto resistente) sul tallone per infilare velocemente la scarpa, anche coi piedi bagnati, molto utile soprattutto nel triathlon (dove le Hoka ultimamente stanno avendo una buona diffusione).
Molto buona anche la qualità dei materiali utilizzati per la realizzazione della tomaia, anche se nel caso delle Huaka l’ho trovata un po’ troppo rigida, ma occorre considerare che sono scarpe adatte sia alla corsa su strada che ai trail dove in effetti occorre una maggiore protezione del piede.
Dopo averle usate ininterrottamente per due settimane ed averci corso un centinaio di chilometri abbondanti, tra cui anche una mezza maratona collinare con pendenze, tanto in salita quanto in discesa, attorno all’8% devo confessare che le mie iniziali perplessità si sono completamente disintegrate!
In mano e soprattutto ai piedi questa scarpa è veramente una piuma! Il drop molto basso (2%) per quanto mi riguarda è perfetto per una corsa con l’appoggio plantare o di avanpiede e comunque la suola alta ed oversize delle Huaka, oltre ad ammortizzare tantissimo senza comunque dare fastidiose sensazioni di “affondamento” del piede, si concilia anche con la classica rullata di tallone.
La pianta larga rende la corsa stabile e confortevole, specie per chi ha le caviglie sottili e molto sensibili alle asperità del terreno. In effetti ci vuole un po’ per abituarsi all’altezza della scarpa e nelle prime uscite si potrebbe rischiare di inciampare sui propri passi, tuttavia una volta prese le misure, queste scarpe filano che è una meraviglia, specie in discesa dove la pianta larga trasmette veramente tanta sicurezza al punto che mi sono scoperto a spingere con cattiveria anche in presenza di forti pendenze, dove magari prima rallentavo un po’ nel timore di mettere male un piede.

La calzata

Hoka One One Huaka_top

La calzata è comoda, ma se ne avete la possibilità vi conviene provarle con calma ai piedi prima di acquistarle: diversamente da un normale paio di scarpe da corsa che può perdonare anche un numero in più, questo tipo di scarpa deve essere acquistata in una misura molto vicina alla effettiva lunghezza del vostro piede, pena la fastidiosa sensazione di galleggiarci e affondarci dentro, perdendo tutti i benefici in termini di stabilità e reattività.

Non saranno mica perfette eh?

Qualche difetto? Sicuramente nessuna scarpa è perfetta. Il fatto però che le Hoka Oneone esprimano un concetto  rivoluzionario nel campo delle calzature da running impedisce di metterle a diretto confronto con una scarpa diciamo “tradizionale”.
Tuttavia in questi primi test qualche diffettuccio, nel modello che ho provato l’ho trovato. Per prima cosa le grafiche e colori: saranno anche comode e fighissime per correre ma proprio non riesco a farmele piacere esteticamente, e mia moglie ogni volta che le indosso mi guarda con un misto di orrore e compassione.
La calzata all’altezza del tallone è troppo alta e rigida per i miei gusti e vi potrebbe provocare qualche fastidio specie nelle lunghe distanze o peggio se le usi senza calzini (triatleti occhio ai vostri tendini d’achille, io vi ho avvisato!). Infine, avrei preferito che insieme al sistema di apertura quick release l’azienda avesse usato dei lacci elastici anzichè quelli standard, perché avrebbero reso senz’altro la calzata più precisa e confortevole.
Ok, confesso che questo non è proprio il tipo di scarpa che utilizzerei per correre le ripetute o una gara sui 5 o 10 chilometri su asfalto. Ma a dire il vero questa non era nemmeno l’intenzione di chi l’ha ideata. Però dopo averle provate su ogni terreno (cemento, asfalto, terra, fango ed erba) e su varie distanze credo che siano calzature che meritino una chance da parte di chi vorrebbe provarle per correre le maratone e le ultramaratone, abbassando drasticamente il drop per una corsa più naturale senza comunque rinunciare a un’ottima ammortizzazione, oltre ovviamente ai trail su tutte le distanze, specie quelli dove ci sono tante, ma proprio tante discese.
Del resto, come racconta il suo fondatore Christophe Aubonnet, il nome dell’azienda (e la sua filosofia) viene dalla frase di un atleta neozelandese “Now it is time to Hoka Oneone”, da lui sentita nel corso di un ultratrail alle pendici dell’Etna nel 2000.
Letteralmente: “È tempo di volare giù per il versante come se avessimo gli sci ai piedi, se stessimo facendo parapendio o se fossimo su una tavola da surf”.

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14 Commenti

  1. Sono afflitta da tendinite, potrebbero essere queste scarpe ottime per la ripresa dopo l’infortunio? Ho letto che calzano giuste. Io ho normalmente un 38,5 ma di asics 40 e nike 41. Che numero dovrei prendere visto che praticamente si possono solo ordinare online? Grazie dell’aiuto!

  2. Ciao, proprio oggi sono passato al MAXI SPORT a Lissone e volevo provare alcune scarpe per terreno sterrato, bosco e che non fossero però devastanti sull’asfalto. Mi sono state proposte le HOKA Challenger ATR. Le ho provate e la sensazione di essere così rialzato da terra é strana e non mi convince molto però sono tentato di prenderne un paio perché hanno un po’ tutte le caratteristiche che cercavo. Drop basso, ammortizzate per il mio peso, per lunghe distanze, ecc. …
    Porto il 43 e ho provato la 43 ⅓ ed era molto precisa, siccome ho già fatto due volte l’errore di prendere le scarpe troppo piccole ho provato anche il 44 e mi sembrava meglio. Non vorrei come dicono nell’articolo risultino però instabili… passerò sicuramente a riprovarle.

  3. Molto comode e mi hanno risolto una fastidiosa tallonite..consiglio solo di prenderle il piu giuste possibili perche effettivamente le mie che sono un po larghe mi creano problemi nelle discese pietrose(rischio storte continuamente)..consigliatissime a chi ha problemi al tendine per esperienza personale.

    • Ciao Gigi,
      io tallono molto quando corro e per questo soffro spesso di talloniti.
      Pensi che con queste scarpe possa risolvere?
      Grazie

      • io avevo una fascite plantare ( fatti tutti i tipi di terapie esistenti compreso 2 infiltrazioni ) da quando ho usato le clifton e adesso sto usando le huaka sono spariti tutti i dolori oltre alla fascite, HOKA A VITAAAAAAAAA

        • Ho sentito di altri che hanno iniziato ad usarle proprio a seguito di infortuni e sembrano funzionare. Tu lo confermi insomma :)

  4. SONO UN RUNNER DA 60 70 KM SETTIMANALI , HO LASCIATO LE BROOKS GHOST DOPO ANNI ,PER PROVARE QUALCOSAM DI NUOVO .
    IN 3 ANNI HO PROVATO COME PRIMA LA RAPA NUI 2 TARMAC E DEVO DIRE CHE SONO STATE UNA RIVELAZIONE , FORSE LE MIGLIORI HOKA DA ME FINO A QUI’ PROVATE ,PERCORSI 900 KM. POI A SEGUIRE CLIFTON STINSON CHALLENGER ATR SPEEDGOAST . CON TUTTE HO FATTO CIRCA 900 KM.
    OGGI SE DEVO CONSIGLIARE UNA HOKA DIREI LA SPEEDGOAST . PER LA SUA STABILITA’ LEGGEREZZA E ROBUSTEZZA.
    E’ UNA SCARPA CON SUOLA DA TRAIL CHE UTILIZZO ANCHE IN MARATONA.

  5. Caro Martino ho apprezzato la tua recensione e le ho appena comprate. Complimenti per la recensione dettagliata e molto chiara.

    • Grazie Paolo, la recensione è di un tuo omonimo (Ziokurta si chiama Paolo) ma gli estenderò i tuoi complimenti :)

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