Memorie di un anno di corse

Per casi della vita e cause avverse, non ho avuto molto tempo di pensare nei primi giorni di quest’anno.

Così durante questa terza corsa del 2015, senza volerlo mentre i km sfilavano sotto i miei piedi, i pensieri salivano a galla.

Pensavo che non sono mai stata una grande fan dei propositi di fine anno. Diciamo che ho sempre pensato che fosse più una necessità interiore di metterci a posto con noi stessi e la nostra contabilità dell’anima, più che di una reale forma di decisione presa coscientemente con l’intento di “cambiare” qualcosa nell’anno a venire.

Non sono nemmeno una sostenitrice di quelli che si mettono con carta e penna (rivisitato come l’anno richiede: con tastiera e tablet) a tirare somme dei più e dei meno dell’anno appena chiuso.

Invece ero e sono (ahimè) una maledetta nostalgica dei ricordi, motivo per cui mentre correvo mi sono imposta di smetterla di impanarmi come una cotoletta nella nostalgia, ma di usarla proattivamente per qualcosa di utile. Mi sono detta: “Ok, vediamo un po’ cosa tiro fuori da ciò che ho vissuto, vediamo se questi ultimi 12 mesi vissuti sulla terra mi tornano utili nel 2015”

Cose che ho imparato (appunti sparsi).

Ho imparato che si può correre la stessa strada centinaia e centinaia di volte in un anno senza stancarsi. Ma non bisogna rinunciare a esplorare strade nuove. Cerca la strada mai battuta, rendi ogni volta unica quella conosciuta.

Ho imparato che ridimensionare se stessi, per portare qualcun’altro a correre i suoi primi 10km, non è per forza un sacrificio personale come avevo sempre pensato. Allenamenti saltati per fare da pacer a velocità super lente, gambe imballate dopo aver corso giusto 3-4km … Rallentare per gli altri, può voler dire accelerare il proprio amore verso la corsa.

Ho imparato che è meglio avere del peso in più in valigia e avere le mie fedeli compagne di corsa con me anche se poi magari non riesco a usarle, piuttosto che realizzare di non averle e non poter esplorare le città come piace a me. Lo definirei un banale effetto placebo, ma mi fa star bene sapere che le mie scarpe da running sono sempre non troppo lontano da me.

Ho imparato che si può correre con una musica che non è la propria “playlist” come anche immersi nel proprio affanno senza musica. Costringermi a uscire dagli schemi mentali che mi sono a poco a poco costruita da quando corro è fondamentale per imparare ogni volta qualcosa di nuovo su di me, sulla corsa, e in generale sul mondo che sto correndo

Ho imparato che la pigrizia non si sconfigge mai, nemmeno dopo che per anni hai corso come un ossesso schivandola agevolmente. Però può diventare un’amica saggia se la sai ascoltare al momento giusto, perché il corpo è un tempio e ogni tanto ha bisogno del suo silenzio e del suo riposo. Dire no ad una corsa in più, a volte aiuta ad allenarsi meglio il giorno successivo.

Ho imparato che smadonnare perché devi fare gli esercizi super pallosi in palestra, può venire allegramente alternato a tutti i momenti in cui invece stai correndo e ringrazi di averli fatti (i super pallosi esercizi), magari quando stai correndo e senti ogni tuo singolo muscolo più forte, più sano e più reattivo.

E infine, ho imparato che tagliare il traguardo di cento gare, non varrà mai quanto tagliare il traguardo di una singola gara insieme a una sconosciuta che non sarebbe riuscita a tagliarlo senza contare su di te. Non importa quante gare corriamo, quel che conta è come le corriamo. Se c’è il cuore, non abbiamo bisogno di tempi su cui misurarci, ma di traguardi da tagliare insieme.

Happy new runs!

 

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