Passi

Il problema delle persone che corrono è che pensano che al mondo gliene freghi qualcosa. Il problema delle persone che corrono è che poi stanno talmente bene che sentono il dovere di indottrinare l’universo sui benefici del running. Quando io ho iniziato mi sono ripromessa di evitare entrambe le cose qui sopra. E infatti di solito non ne parlo a meno che non venga direttamente interpellata sull’argomento, e anche il quel caso cerco di stemperare i toni entusiastici che possono essere interpretati come tentativo di convincimento a. Io non voglio convincere nessuno, anzi. Io sono una che corre sola, che ci sta bene, che mentre corre parla ad alta voce con se stessa, unendo così due cose che sa fare bene in un unico istante (sì, questo è il momento in cui il lettore si sorprende della capacità respiratoria della scrivente, ché se riesce a correre e a parlare nello stesso momento, significa che abbiamo fatto grandi progressi rispetto all’inizio).

Non ho consigli da dare

Non scriverò qui degli enormi benefici per il sistema cardiocircolatorio dati dalla corsa, se volete leggere di quelli andate sul blog di Linus. Però una cosa della corsa la voglio dire. Mi piace correre perché è semplice. Perché basta mettere un passo dopo l’altro e si va avanti. Che ci vuole a fare un passo?, niente no?, e quindi via, senza stare lì a pensare agli ostacoli che incontrerai, al pezzo che più avanti sarà in salita, al fiato che ti mancherà. “Un passo alla volta” è lo stato mentale che ti permette di smontare le cose complesse e renderle semplici. Hai in mente la strada che vuoi fare e la fai. A volte la decidi prima, a volte capisci in un attimo che di là non vuoi andare e allora svolti, giri, cambi direzione tenendo il ritmo, continuando in quella piccola elementare cosa del mettere un piede davanti all’altro. È facile e porta lontano. Ché nella vita siamo già tutti troppo abituati a vedere là in fondo gli obiettivi da raggiungere, e ci viene l’ansia che non sappiamo come fare, che sono così lontani – difficili – complicati, e quanto lavoro c’è da fare, e chissà se ne sono capace. E invece no, si fa così, un passo alla volta, piccoli traguardi quotidiani, gesti elementari, cose minime, da infilare come perline in una collana, come passi in una maratona. Si sceglie una direzione, l’obiettivo è là in fondo, ed è ovvio che per raggiungerlo si possono prendere varie strade, ma una volta che se ne sceglie una si va. Semplicemente. Un passo dopo l’altro. Senza pensare che quella strada implica fatica e rinunce. Perché mentre ci sei sopra a consumarti le suole, a perderci fiato e battiti di cuore, il più delle volte hai la conferma che era proprio lì che volevi andare, e sei contenta, e muovi i tuoi piedi in avanti, veloci, e in un niente sei già in quell’altrove che prima vedevi solo da lontano. Ed è bellissimo, poi, arrivare al traguardo e vedere la propria soddisfazione riflessa nel volto degli altri intorno, e ritrovarsi uniti, per la strada fatta, gli ostacoli superati, l’obiettivo raggiunto, ognuno coi suoi passi, ognuno coi suoi tempi. Si fa fatica, tanta, e guai a non metterlo in conto. Ma nei piccoli passi che si fanno, anche presi singolarmente, c’è già dentro il concetto stesso del traguardo. E poi quando lo si raggiunge, il traguardo, i passi li si può anche dimenticare, loro, piccolini, che ti hanno portato fino a lì, perché a quel punto riesci ad avere la visione d’insieme. Quindi, durante i passi e alla fine l’obiettivo. Mi piace la corsa. Mi aiuta a sistemare i pensieri e a capire tutto.

Di Lara Aldeghi

(Photo credits from Flickr by Rick Harrison)

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