Ci sono una buona e una cattiva notizia sul metabolismo. Vuoi che inizi con la buona o con la cattiva?
Partiamo dalla cattiva: il metabolismo è un campo di indagine sul quale la scienza ha ancora molte zone buie. Quella buona è che si stanno facendo progressi importanti.
Senza però andare immediatamente nello specifico, partiamo da un’esperienza che sicuramente avrai fatto: un tuo amico o un tuo parente appartengono a quella categoria di persone che mangiano come draghi e non ingrassano. Magari sei proprio tu, quindi cosa leggi qua, ritieniti fortunato e basta!
Scherzi a parte: la ricerca sul metabolismo non ha ancora chiarito perché ci sono persone che mangiano molto e non ingrassano o perché ci sono obesi che non sviluppano patologie come il diabete. O meglio: si pensa che nel primo caso il motivo sia legato al metabolismo molto attivo (o veloce) ma non si sa esattamente perché. Per esempio: si pensa comunemente che gli obesi lo siano perché hanno un metabolismo lento che li porta quindi ad accumulare più grasso. Invece è vero il contrario: si tratta di un metabolismo più veloce e attivo perché il loro corpo è più esigente in termini metabolici.
Cos’è il metabolismo
Partiamo dalle basi: il metabolismo è il complesso sistema che trasforma le calorie che ingeriamo con gli alimenti in energia per il nostro corpo. È il motore che mette in movimento il nostro corpo, mentre il cibo è la benzina. Non è un complesso monolitico ma si può dividere in tre parti: quello basale, quello termico e quello che usiamo per l’attività sportiva.
Il primo serve ad assicurare le attività esistenziali: quella del cuore, del cervello, dei muscoli. Il secondo è quello utilizzato durante la digestione (si bruciano calorie anche trasformando il cibo e i carboidrati ne richiedono 1/3 di quelle utilizzate nel trasformare le proteine) mentre l’ultimo è quello impiegato quando facciamo attività fisica.
Contrariamente a quanto si pensa, quest’ultimo occupa una percentuale relativamente modesta del metabolismo globale, in percentuali variabili dal 10 al 30% (e poi solo nei giorni in cui ci alleniamo, a meno che non accada tutti i giorni). Quello termico influisce per circa il 10% e il restante (dal 65 all’80% in un soggetto adulto) è il lavoro fatto dal metabolismo basale.
I risultati maggiori in termini di peso si possono quindi avere agendo su quello basale, che è basale solo di nome e non di fatto, essendo in realtà un meccanismo molto complesso e in parte ancora oscuro.
Per esempio si sa che soggetti che dormono al freddo sono portati ad accumulare più grasso ma anche a bruciare più efficacemente calorie e il contrario per quelli che dormono in ambienti più caldi. Si sa anche che durante il sonno si bruciano comunque calorie e che quindi il riposo è essenziale nel controllo del peso (anche perché quando si dorme non si mangia, ed è una battuta ma fino a un certo punto).
Un dato su cui le ricerche convergono è quello della memoria del nostro corpo e la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali. Per esempio soggetti sovrappeso tendono a perdere più difficilmente peso perché il loro corpo ha memoria dell’utilizzo di calorie che ha imparato ad aspettarsi. Analogamente, le diete povere di carboidrati tendono a spingere l’organismo a bruciare più grassi (tagliandogli le scorte di energie immediatamente disponibili a cui provvedono i carboidrati, inizia a trasformare i grassi, riducendoli). Ma anche questo è vero fino a un certo punto, perché l’organismo sa anche adattarsi al tipo di calorie di cui viene rifornito. Sembra, in altre parole, che un suo compito primario sia quello di mettere fieno in cascina, cioè di accumulare in ogni caso in previsione di periodi difficili. Non vale per tutti ma significa che una dieta, per esempio, iperproteica e povera di carboidrati spinga alcuni soggetti a bruciare effettivamente più grassi ma che ciò non sia vero per tutti. Insomma, un gran casino.
Quindi, che fare?
Quanto detto fino a ora potrebbe scoraggiare molti. Potresti chiederti se la dieta che ha funzionato per Paolo funzionerà per te o per Carla. Potresti anche chiederti perché tu e tua cugina siete fisicamente simili eppure lei ingrassa mangiando come te mentre tu resti in forma.
Una giornalista dell’americano Vox ha provato a darsi una risposta, passando una giornata in una camera metabolica: si tratta di un ambiente stagno in cui diversi sensori rilevano i parametri vitali e misurano le percentuali di consumo di ossigeno e la produzione di CO2 relativa del soggetto in esame. Il metabolismo infatti usa l’ossigeno per trasformare il cibo, producendo C02. Misurando le percentuali è possibile definire con esattezza il metabolismo del soggetto e non solo: anche da che tipo di alimento provengono le calorie (carboidrati, zuccheri o grassi).
Le conclusioni a cui è giunta la giornalista sono diverse e non danno una risposta definitiva.
Non sappiamo esattamente quanto mangiamo
Quando le è stato chiesto di dire cosa avesse mangiato il giorno prima la sua stima mentale di calorie assunte si era rivelata più bassa della realtà. In genere quindi pensiamo di mangiare meno di quanto mangiamo davvero.
Le piccole quantità diventano grandi nel lungo periodo
Mangiare un biscotto in più al giorno può sembrarti poca cosa ma nel corso dei mesi incrementa poco alla volta il tuo fabbisogno calorico, trasformandosi in peso corporeo.
È una questione di testa (e di abitudini)
Da veterana delle diete, la sua curiosità era di capire perché alla fine nessuna avesse funzionato o lo avesse fatto solo nel breve periodo. Al di là della spiegazione medica (nemmeno risolutiva dato che le variabili sono numerose e nemmeno tutte comprese dalla comunità medica) c’è una componente psicologica molto importante: più che affrontare le diete come una necessaria punizione – facendo così soffrire corpo e cervello che non vedono l’ora di liberarsene – quello che ha scoperto funzionare meglio per lei è stato cambiare abitudini.
Muoversi di più, andare a lavorare in bici o a piedi, non tenere cibo spazzatura in casa. Piccoli cambiamenti che possono influire positivamente, ben sapendo che altri fattori ambientali sono altrettanto importanti: dove vivi, quanto distante sei dal lavoro (se quindi devi usare mezzi pubblici, dormendo meno e facendo meno moto). Acquisire abitudini positive però è sempre di aiuto, questo è l’insegnamento più grande. Non nell’immediato forse, ma nel lungo periodo – come abbiamo già visto – le piccole abitudini modificano i comportamenti e ti cambiano la vita.
Il metabolismo non è stato ancora completamente compreso ma possiamo dire che, per certi versi, può essere educato e modificato come la nostra mente: attraverso le abitudini che abbiamo e, di conseguenza, nel suo comportamento più generale. Forse bisogna anche chiamare le cose diversamente: non più “dieta” ma “regime alimentare”. È un concetto più completo che richiede consapevolezza non solo di quanto mangiamo ma anche di cosa mangiamo. E sapendo cosa mangiamo e in che quantità forse potremo spostare l’attenzione non su ciò di cui una dieta ci priva ma su quello che dobbiamo dare al nostro corpo.
Per dargli le energie necessarie a svolgere l’attività fisica che ci piace fare e per stare meglio con noi stessi. Nella testa e nel corpo.