Se correndo non hai mai pensato almeno una volta alla scena del primo Rocky Balboa che sale sulle scale dell’Art Museum di Philadelphia al termine del suo allenamento e salta come un bambino felice perché ce l’ha fatta, beh ti sei perso qualcosa di irrinunciabile. Specie le prime volte che corri, quando ti accorgi che – miracolo! – ce la stai facendo, la tentazione di salire su qualsiasi scalinata che trovi (pure quella del parcheggio del supermercato) e saltare con le braccia al cielo è fortissima.
Le curiosità riguardo a quel famosissimo allenamento sono diverse e oggi te ne raccontiamo solo alcune.
Un budget piccolo. Piccolissimo
Oggi Rocky I si definirebbe come un film indie: “indipendente”, appunto, nel senso che fu realizzato senza grandi studios a finanziarlo e con un budget di un milione di dollari. Se ti sembrano comunque un bel po’ di soldi dovresti ricrederti: erano così pochi che tutti gli esterni erano girati con la sola illuminazione naturale e che non c’era un servizio di catering. L’unica cosa da mangiare a colazione, pranzo e cena era la pizza. Sempre.
Il combattimento finale non è molto scuro per questioni drammatiche ma perché non riuscivano a pagare abbastanza comparse da riempire tutto il Madison Square Gardens e quindi gli spalti più alti furono lasciati nell’oscurità più totale e per le riprese complessive vennero usati spezzoni stock. Quando si dice “far di necessità virtù”.
Recentemente Stallone ha raccontato che la prima versione della sceneggiatura era molto scura e deprimente. Lui stesso si propose di riscriverla in modo così radicale da lasciare solo un 10% di quella originale. Si può ben dire che lui forgiò il personaggio di Rocky non solo attraverso la sua prova attoriale ma in maniera molto più integrale: lo inventò del tutto, insomma.
Come è stata girata la scena
Di quella famosa sequenza si ricorda soprattutto il finale, cioè la scalinata dell’Art Museum di Philadelphia e il balletto di felicità per avercela fatta. In realtà quello è solo il culmine di una scena che è entrata nella storia del cinema per il pathos e il ritmo incalzante, tanto quanto per le bizzarrie e per il seguito che ebbe nel secondo episodio del 1979.
Parlando del primo aspetto, è innegabile che sia una sequenza molto coinvolgente: le note di “Gonna Fly Now” di Bill Conti sono ormai nell’Olimpo delle colonne sonore e c’è una certa sapienza narrativa nello svolgimento: in Rocky II in particolare, Rocky esce di casa solo al mattino per allenarsi nel freddo grigio di Philly (come è anche chiamata Philadelphia) e poco alla volta raccoglie una folla di persone che decidono di sostenerlo correndo con lui sino alla fine.
Gli aspetti più bizzarri sono quelli che ci divertono di più. Il primo è quello scoperto da un giornalista del Philadelphia Magazine che nel 2013 si mise in testa di calcolare su quale percorso avesse corso Rocky e coprendo quale distanza. La sua conclusione fu che si trattava di qualcosa di totalmente illogico per chi conosceva la città: i luoghi attraversati dal campione erano distanti tra loro ma nel montaggio apparivano come parte di un percorso assolutamente congruente. Poco male: il cinema è anche sospensione dell’incredulità e, da un certo punto in poi, alle cose che vediamo ci crediamo anche se razionalmente sono irreali. E quanto a lungo corse Rocky? Secondo i calcoli di Dan McQuade ben 30,61 miglia, cioè 50 km. Un po’ tantino per un semplice allenamento, una distanza mostruosa per un boxer.
E non è finita. L’intera sequenza di Rocky I fu girata senza chiedere alcun permesso e con una troupe ridottissima. La scena al mercato per esempio è particolarmente ben riuscita perché gli avventori erano persone reali realmente stupite di vedere uno che correva salutandoli. Quelli che lo osservano divertiti, partecipi e stupiti sono insomma meravigliosi attori involontari. A un certo punto uno gli lancia pure un’arancia. Tutto preparato? Affatto: fu un gesto spontaneo che Stallone seppe cogliere letteralmente al volo.
Un’ultima curiosità sulla corsa in Rocky II e su quanto poco realistica fosse: per giungere al climax finale la folla di persone che lo seguono cresce sempre di più. Qualcuno ha contato che alla fine ci sono 800 persone – soprattutto bambini – al suo seguito.
Impossibile resistere
Il fascino e il culto generati da questa sequenza del primo e secondo episodio di Rocky non potevano non far venire l’idea a qualcuno di emulare le gesta del loro eroe. Sempre nel 2013 150 runner decisero di percorrere quel glorioso percorso secondo la ricostruzione di McQuade, fino a risalire lungo quella scalinata – ormai per tutti “The Rocky Steps”. Alzando alla fine le braccia al cielo in segno di vittoria.
Vi state confondendo.
In Rocky 1 correva da solo al mattino presto.
La corsa coi bambini al seguito e’ Rocky 2.
Hai ragione Lorenzo, grazie per la precisazione. Abbiamo corretto l’articolo. Grazie!