Fermarsi va benissimo

Fermarsi sembra essere l'antitesi della corsa, e invece ha con lei tantissimi punto di contatto


  • Il mito della perseveranza persiste, ma è importante distinguere tra rinuncia e pause necessarie per la riflessione e la gratitudine.
  • La dipendenza dalle prestazioni e il timore delle pause come “piccole morti” sono mentalità radicate da sfidare.
  • Le pause offrono opportunità per ammirare il paesaggio, respirare consapevolmente ed esprimere gratitudine, creando momenti unici e irripetibili.

 

Uno dei miti della corsa più duri a morire è quello del non mollare mai. Ce ne siamo già occupati esprimendo le nostre – diciamo – perplessità. Riassumibili in “questo discorso è totalmente idiota” ma non riprenderemo qui il ragionamento.
Quello che è importante specificare è che non ci riferiamo in questo caso alla rinuncia alla corsa ma alla sua forma più diluita e cioè le pause che è lecitissimo e anzi consigliato prendersi durante.
Sappiamo bene che questi momenti sono visti malissimo da molti poiché testimonierebbero una mancanza di forza di volontà e motivazione ma noi li intendiamo in tutt’altro modo: per noi sono momenti di riflessione e gratitudine. Che servono anche a mascherare la necessità di riprendere fiato ma questo è un altro discorso, ok? ;)

Perché non ci fermiamo mai

Il motivo principale per cui si pensa che fermarsi sia sbagliato è la dipendenza dai tempi e dalle prestazioni. Possiamo pure confessarcelo: siamo tossici della necessità di dimostrare sempre qualcosa, del mostrare che valiamo. Fare tempi assurdi e sempre più sfidanti e non ascoltare mai il nostro corpo – anche quando ci dice di fermarci – fa parte di una mentalità del sacrificio piuttosto radicata.

Cosa vogliamo dimostrare però esattamente? E a chi? Guardati attorno: quando corri non c’è nessuno o ci sono solo altri runner e basta. Ti sei mai chiesto quanto gliene frega di cosa fai, di come sei vestito, di quanto veloce corri? Come ci piace ripetere, David Foster Wallace diceva “La vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi.”
Senti quanto è liberatoria questa constatazione? Agli altri di te gliene frega il giusto, spesso niente. Gli altri hanno le loro vite a cui badare, figurati se hanno tempo di pensare alla tua.

C’è anche un altro motivo per cui non vogliamo fermarci: siamo talmente condizionati dal pensiero che se lo fai sei morto che ogni sosta è una piccola morte.
Sai cosa assomiglia alla morte? Il sonno. Non a caso lo si definisce appunto “piccola morte”. In questa definizione c’è tutto un mondo: quello in cui viviamo, per certi versi così distorto da convincerti che dormire sia una perdita di tempo. Tempo produttivo, s’intende. Produttivo per cosa? Beh, per la società, mica per te.

Il flusso in cui viviamo è in costante e vorticoso movimento e la sosta è un intralcio, un fallimento, una specie di morte.

Perché dovremmo fermarci più spesso

Fermarsi è una bellissima idea, e lo è per diversi motivi.

Per fare foto

Specie quando fai trail, fermarsi ad ammirare il paesaggio non solo è consigliato ma è obbligatorio. Ok, non ti arresta nessuno se non lo fai ma di certo è un peccato non farlo. Ed è ancora peggio non tirare fuori il cellulare e fare una foto, per ricordare poi un giorno quella corsa così suggestiva, per poterci tornare nella memoria e per rivivere quei momenti così perfetti. Faticosi magari, ma anche e soprattutto pieni di soddisfazione.

Per respirare l’aria diversamente

Quando corri respiri, è un dato di fatto e una necessità. Quando ti fermi però prova a prestare attenzione all’aria che entra nei tuoi polmoni, concentrandoti sul percorso che fa dalle tue narici fino a dentro il petto. Mentre corri non puoi farlo perché sei troppo impegnato a farne circolare il più possibile e sei distratto dalla corsa ma adesso, anche solo per un attimo, cerca di essere presente e di percepire il più intensamente possibile proprio questo momento.

Per esprimere gratitudine

Sai qual è il contrario della gratitudine? Non l’ingratitudine: è il dare tutto per scontato o dovuto. Si pensa di meritarsi le comodità, le ricchezze, persino i bei panorami. Come se esistessero per noi e solo noi.

Niente è scontato e la corsa, ancora una volta, ti insegna che puoi e devi godere solo di ciò che hai meritato, perché non ti viene regalato niente.
È il momento giusto per fermarsi, respirare a fondo e apprezzare la ricchezza che deriva dal poter fare una cosa così appagante come correre. L’importante è capire quanto sia doveroso riconoscere questa fortuna anche contemplando la natura. E ringraziando chi vuoi: Dio, se ci credi, o il cosmo. Scegli tu cosa o chi vuoi ma fallo perché essere grati significa riconoscere la fortuna di poter vivere determinate esperienza e avere la consapevolezza che non è scontato né dovuto.

Un momento unico

Quello che è importante constatare quando ogni tanto ci si ferma, è che quello che si sta vivendo è un momento che non si ripeterà, o di certo non come lo stai vivendo ora.

Se pensare che non tornerà mai più – o quantomeno non in certe modalità – può sembrare deprimente, vedila da un altro punto di vista: quando sai che ciò che stai vivendo è davvero unico e irripetibile, l’unico modo per rendergli giustizia è celebrarlo. Non dedicare a quella sensazione solo un pensiero sfuggente e distratto ma assapora ogni soffio d’aria, ogni filo d’erba, ogni scorcio panoramico. Apprezzarlo è un modo per dargli onore, per far capire (soprattutto a te stesso) che hai la sensibilità per capire che la vita è fatta anche di momenti intimi come quelli.

Cosa ti cambia alla fine?

Diciamocelo: se non hai ambizioni agonistiche, cosa succederà mai se per completare il tuo allenamento ci metti 5 minuti in più o in meno? Assolutamente niente.
Se non devi quindi seguire una preparazione particolare, un po’ di riposo non cambierà niente ma ti ricambierà con generosità.
E in quel momento potrai celebrare il fatto che una volta ti sembrava inaccettabile fermarti, mentre ora hai capito che fa parte della corsa e soprattutto della tua sensibilità.
Potrai sempre dire “Non mi sono semplicemente fermato: ho dedicato del tempo a me, alla natura, al cosmo”. Suona molto meglio, no?

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