Si parla da tanti anni di “gamification”, cioè di quella particolare modalità d’uso che rende certe esperienze simili a un gioco (a volte con linguaggio da videogame) e quindi più piacevoli da vivere. Specie quando si tratta di esperienze che possono essere faticose da vivere, come una dieta o la corsa. Si tratta di un trucco buono che, attraverso meccanismi di sfida e ricompensa mantiene alto l’interesse dell’utente. Permettendogli alla fine di fare qualcosa che di per sé potrebbe essere solo gravoso.
Un meccanismo simile è quello nato ormai tre anni fa su TikTok come una sfida divertente: si chiama #rununtil (cioè “corri fino a che [non vedi/trovi qualcosa]”) e sfida chi partecipa a registrare le proprie corse fino a che non arrivano a trovare l’oggetto della sfida. Che può essere qualsiasi cosa: nel tempo è stato un orso polare, un unicorno, due persone che si abbracciano. Il tag #rununtil ha ormai totalizzato 614 milioni di views su TikTok. Il suo scopo è puramente quello di generare divertimento, introducendo in un’attività che può essere noiosa e ripetitiva il meccanismo della caccia al tesoro.
Nato per caso
Il trend è nato casualmente, si dice dalla sfida lanciata a Brandon Pratt, un ingegnere chimico, dalla cognata, che gli disse di correre fino a che vedeva un’anatra.
Da quel momento in poi, e anche grazie ai commenti di chi vedeva questi video che suggerivano altre sfide, il gioco ha coinvolto sempre più persone.
Una di queste è Nat Long, una 30enne inglese che da un anno circa posta video di lei che corre “fino a che”. Finora ha trovato polpi, cani col cappotto e un orso polare. In versione peluche, non temere.
@nat_runs_ Replying to @nuris 🌵 was about a 2 mile run to the polar bear 🐻❄️ and then I forgot to film my watch so this is my watch when I got back home 🏃♀️ #natruns #rununtil #polarbear #run
Cosa succede se trovi l’oggetto della sfida? Niente. Così come non succede niente se non lo trovi. Non subisci squalifiche e nessuno ti brucia le scarpe. Forse è proprio la leggerezza spensierata di questo gioco a renderlo così popolare e amato. Del resto lo dice Nat stessa: “Se dopo un po’ non trovo quello che cerco mi dico semplicemente che non l’ho trovato e basta”. Dice anche un’altra cosa molto interessante, e cioè che questo gioco l’ha spinta a essere più attenta a cosa c’è attorno a lei quando corre (in fondo deve cercare nel paesaggio qualcosa di specifico) e ad apprezzare di più le sue corse. A rallentare, in un certo senso.
I consigli degli esperti
Trattandosi di un gioco bisogna prenderlo con il giusto spirito ma tenendo sempre a mente qualche regola di buon senso, tipo portare con sé dell’acqua nel caso ci si trattenga fuori più del solito e poi non correre più di quanto si sia allenati a fare, solo per portare a casa la preda, almeno metaforicamente.
E, nel caso la sfida sia chiaramente impossibile, cercare di essere creativi. Laura Green consiglia per esempio di cercare nelle nuvole l’unicorno, dato che sulla Terra è impossibile trovarlo (purtroppo ☹️).
Si tratterà di una moda passeggera ma che male fa? Niente, anzi: spinge le persone che non c’hanno mai provato a correre o camminare alla ricerca di qualcosa di folle o improbabile, introducendo un po’ di magia nelle loro vite. E rende le corse di chi è abituato ad allenarsi più divertenti e sfidanti. Alla caccia di unicorni.
(Via Washington Post)