Un individuo che abbia già vissuto qualche decina d’anni – come noi tutti, a occhio – ha sentito parlare di moltissime diete particolari. Non parliamo in questo caso, è utile specificarlo, di regimi dimagranti. Parliamo di “stile di vita”, in particolare declinato nell’alimentazione. La dieta a cui ci riferiamo non è insomma quella dimagrante ma riguarda il nostro rapporto con il cibo.
La qualità (e lunghezza) della vita
Sappiamo ormai tutti che la qualità della nostra vita dipende da molti fattori: dai rapporti affettivi, dal lavoro, dalle relazioni, dal movimento che facciamo (o che non facciamo), da come e cosa mangiamo, dalle abitudini, positive o negative. Il metodo più semplice per calcolare questa qualità ha una doppia scala di misura: nell’immediato e sul lungo periodo. Nel primo caso misura come viviamo oggi, nel secondo quanto viviamo, cioè quanto a lungo. In questo articolo parliamo di quelle diete che, secondo la scienza, allungano di più la vita.
La ricerca, pubblicata su JAMA Internal Medicine, si è concentrata su quattro diete: quella mediterranea, quella vegana, il cosiddetto “Indice Alternativo degli alimenti salutari” e le linee guida alimentari per gli Americani. È importante notare che il risultato più interessante è che nessuna di queste diete singolarmente garantisce una vita più longeva ma che piuttosto tutte quante assieme vi riescono, risultati alla mano.
Se la dieta mediterranea e quella basata sui vegetali sono note, un po’ meno lo sono le altre due, ossia l’Alternative Healthy Eating Index (AHEI) e le Dietary Guidelines for Americans. Nel primo caso si tratta di un indice di alimenti valutati in funzione della loro pericolosità o meno nell’indurre a sviluppare patologie più o meno gravi (gli alimenti più sani, secondo i ricercatori di Harvard che l’hanno sviluppato, sono i vegetali, le farine integrali, i legumi, il pesce, l’olio d’oliva, quelli meno sani sono invece i succhi di frutta, i grassi saturi e le farine raffinate). Nel caso delle Dietary Guidelines for Americans invece l’attenzione è concentrata più sull’apporto calorico dei diversi ingredienti e sulle raccomandazioni a evitarne o limitarne altri (come lo zucchero) che sui singoli alimenti, fornendo in definitiva meno consigli su quali prediligere.
Perché mescolare così tante diete e non concentrarsi solo su una? Perché evidentemente ognuna, individualmente, non è risolutiva, mentre lo sono tutte nel loro insieme. Non trascurare poi un altro aspetto positivo: la varietà che ben quattro regimi alimentari ti consentono rispetto a uno solo. Se ti stufi di uno, insomma, ne ha altri tre da adottare.
I risultati
La ricerca si è basata sullo studio dei comportamenti alimentari di 75.000 donne e 44.000 uomini di più di 36 anni. Ogni quattro anni venivano analizzate le diete di tutti i soggetti coinvolti, dando una valutazione al discostamento dei singoli da determinati regimi alimentari. Si è concluso infine che, fra quelli che vi aderivano più precisamente, erano riusciti a ridurre il rischio di morire di malattie respiratorie dal 35 fino al 46%, mentre le patologie cardiovascolari erano diminuite dal 6 al 13% e il rischio di sviluppare cancro mortale si abbassava in un intervallo fra il 7 e il 18%.
Quello che è importante notare è che il fatto di poter analizzare il diario alimentare di questo gran numero di persone ha permesso di collegare le loro condizioni di salute, oltre a permettere di osservare che i risultati più incoraggianti non erano riferibili a una sola di queste diete ma al loro insieme. La varietà e la fantasia, oltre che annoiare molto meno, hanno insomma premiato.
(Fonte: Trailrunner Magazine)