Lo sport in età scolastica aiuta nella crescita corporea

Spesso guardiamo al passato sportivo (e non solo a quello sportivo) lasciandoci sopraffare dai sentimenti di nostalgia per i bei tempi che furono, quando atleti immensi come Mennea, Baldini o Pizzolato facevano tremare gli avversari sulle piste di atletica o le strade di tutto il mondo.

Se per certi versi è una cosa simile all’Effetto Mandela, basti pensare ai vari Jacobs, Crippa e Epis – giusto per citarne alcuni – c’è però da constatare con amarezza come il livello medio di competitività degli atleti italiani sia sceso rispetto agli anni passati. Ci sono molte scuole di pensiero sul perché questo sia accaduto, ma non è semplice fare luce su un fenomeno diffuso in tutto il Paese e che ha generato cambiamenti in tempi così lenti. C’è che dice sia colpa della poca appetibilità che hanno gli sport dell’atletica leggera per la poca presenza mediatica (rispetto, a esempio, all’onnipresente calcio), chi identifica l’aumento dei passatempi tecnologici (videogame e social) come colpevole principale e chi evidenzia la scarsità di posti in cui praticare l’attività e il poco tempo che i genitori dei ragazzi possono dedicargli per spostamenti e trasferte come impedimento per fargli praticare sport. Forse tutte queste cose sono vere, o forse no, non possiamo ancora dirlo con certezza.

Ciò che è certo però è che un abbassamento prestazionale c’è stato. Un recente studio che ha analizzato i dati di quasi trent’anni di osservazioni sulle prestazioni sportive nell’atletica di ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 13 anni (l’età di frequenza della scuola media) e in particolare sulla capacità aerobica registrata ha messo in luce anche un altro aspetto che meriterebbe molta attenzione.

Fare sport fa crescere meglio il nostro corpo

La ricerca ha messo in evidenza come le ragazzine e i ragazzini degli anni ‘80 e ‘90 abbiano ottenuto mediamente risultati migliori rispetto a quelli degli anni duemila, con un decremento prestazionale costante e lineare. Di pari passo, cresce in maniera lineare il BMI dei preadolescenti e questo si riflette sia nell’espressione della capacità cardiaca che in quella evidente della velocità di corsa.

Si sono potuti distinguere a questo punto due altri macrogruppi, risultati individuabili per tutto l’arco di tempo preso in esame: gli atleti in grado di correre velocemente e quelli che invece vanno lentamente. Per i primi, BMI, capacità cardiaca e velocità non hanno fatto registrare differenze tra gli anni presi in esame, mentre per tutti gli altri – la stragrande maggioranza – i dati hanno messo in evidenza un peggioramento delle condizioni fisiche e prestazionali al procedere in avanti del calendario.

Risultano anche differenze nella capacità di crescita dei ragazzi che praticano sport e quelli che invece non lo praticano, con i primi che raggiungono altezze medie maggiori rispetto ai secondi e che nel tempo riescono a mantenere più facilmente un BMI ideale. Fare sport sin da bambini o ragazzini quindi – e questo lo si sa da tempo – aiuta a far crescere meglio il nostro corpo e a mantenerci in forma anche in età più avanzata.

Il sistema scolastico italiano in questo non aiuta granché (mettiamolo pure tra i motivi del declino sportivo del nostro Paese), con solo un paio d’ore di educazione fisica alla settimana inserite nei piani di studi di tutti gli ordini scolastici e chi si ritrova a iniziare a correre solo da adulto lo sa bene e forse ha pensato più di una volta “ah, se solo avessi fatto più sport a scuola!”.

(Ispirato da “Trends in means and distributional characteristics of cardiorespiratory endurance performance for Italian children”, di Lovecchio et al., 2023)

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