La “last run” dell’anno: un rituale semplice per chiudere bene e ripartire meglio

La "Last Run" non serve a bruciare il panettone, ma a mettere un punto fermo. Un'uscita senza cronometro, solo per te, per pulire la mente prima che il calendario giri pagina

Un rituale di corsa minimalista per chiudere l’anno senza ansia da prestazione, mettendo ordine tra i chilometri percorsi e i pensieri accumulati.

  • La fine dell’anno porta spesso l’ansia dei bilanci, ma la corsa offre un’alternativa silenziosa e potente.
  • Non serve correre una maratona: bastano 15 o 30 minuti a ritmo lento, o addirittura una camminata.
  • L’unico vero obiettivo è staccare la mente dal cronometro e concentrarsi sul respiro.
  • Mentre ti muovi, rifletti su tre cose: gratitudine, cosa lasciare andare e cosa portare con te.
  • Il rituale si conclude a casa, con una doccia calda e una riga scritta a mano su un taccuino.
  • È un modo per dire al tuo corpo e alla tua testa che il ciclo è chiuso e si può ripartire leggeri.

La “last run” dell’anno: un rituale semplice per chiudere bene e ripartire meglio

Ci siamo quasi. Quello strano periodo dell’anno in cui il tempo sembra dilatarsi e contrarsi contemporaneamente, sospeso tra l’ultima mail di lavoro inviata con un sospiro di sollievo e la prospettiva vagamente minacciosa dei cenoni. È il momento dei bilanci, quelle liste spesso impietose di cose che avremmo dovuto fare e che, puntualmente, sono scivolate nel dimenticatoio insieme ai buoni propositi di gennaio scorso.

Ma tu corri. E chi corre ha un vantaggio strategico non indifferente: possiede uno strumento per processare la realtà che non richiede fogli Excel o app di produttività. Richiede solo un paio di scarpe e una porta da chiudere alle spalle.
La chiameremo la “Last Run”. L’ultima uscita dell’anno. Non è un allenamento, toglitelo dalla testa. Non serve a migliorare la soglia anaerobica e non serve a bruciare le calorie del panettone (tanto non funziona). Serve a mettere un punto fermo. Un punto alla fine di una frase lunga 365 giorni.

Perché i rituali aiutano (anche se non ci credi)

Forse sei una persona pragmatica, una di quelle che guarda ai rituali con un sopracciglio alzato, considerandoli roba per chi ha troppo tempo libero o crede nell’oroscopo. Eppure, il nostro cervello adora i rituali. Ne ha bisogno come i tuoi muscoli hanno bisogno di glicogeno.
Il rito non è magia; è un segnale. È il modo in cui dici al tuo sistema nervoso: “Ok, questa fase è finita. Ora ne inizia un’altra”.

Senza un gesto di chiusura, i giorni tendono a scivolare uno nell’altro in un flusso indistinto, portandosi dietro scorie emotive e stanchezza. La Last Run serve a pulire la lavagna. È come quando riordini la scrivania prima di spegnere il computer per le ferie: il gesto è lo stesso, ma la sensazione di ordine mentale è impagabile. Correre l’ultima volta nell’anno corrente significa letteralmente lasciarsi alle spalle la strada vecchia per prepararsi a quella nuova. E puoi farlo in modo semplicissimo.

Il rituale: 3 opzioni di uscita

La regola d’oro per questa uscita è una sola: dimentica il GPS. Se proprio devi registrarla su Strava per non perdere il conteggio annuale, fallo, ma nascondi l’orologio sotto la manica. Non guardare il passo. Non ci interessa quanto vai veloce, ci interessa come stai.

Ecco tre modi per interpretare questa uscita, a seconda di quanta energia ti è rimasta in corpo:

  1. Lo Shakeout (15 minuti): esci, corricchia leggero, sciogli le gambe. È poco più di un riscaldamento. Serve solo a cambiare aria e a sentire il freddo sulla faccia.
  2. Il Classico (30 minuti): la durata perfetta. Abbastanza lunga per far entrare il corpo in temperatura e la mente in quel flusso di pensieri automatici, ma abbastanza breve da non stancarti.
  3. La Camminata (Tempo libero): non hai voglia di correre? Non correre. Camminare ha lo stesso potere meditativo, con il vantaggio che puoi guardarti intorno con più calma.

Scegli quella che ti fa sentire meglio. Non c’è un premio per chi soffre di più, anzi. L’obiettivo è la piacevolezza.

Le 3 domande (semplici)

Mentre sei lì fuori, con il ritmo dei passi che diventa un metronomo ipnotico, prova a farti guidare da tre pensieri. Non serve elucubrare grandi filosofie, lascia che le risposte affiorino da sole, come fanno certe idee geniali sotto la doccia.

  • Per cosa sono grato? Cerca un momento, una corsa, una sensazione o anche solo un caffè bevuto in buona compagnia quest’anno. Isola una cosa bella. Tienitela stretta mentre corri.
  • Cosa lascio qui? C’è stata una delusione? Un infortunio? Una preoccupazione ricorrente? Immagina che sia un peso fisico che porti nello zaino. Visualizzala e, mentalmente, sganciala. Lasciala sul marciapiede. Non ti serve nel nuovo anno.
  • Cosa porto con me? Non un obiettivo di tempo (tipo “voglio fare la maratona in 3 ore”), ma un’intenzione. “Voglio essere più costante”, oppure “Voglio divertirmi di più”. Una direzione, non una destinazione.

Il rientro: doccia, tè, una riga scritta

Il rituale non finisce quando smetti di correre, ma quando rientri nel mondo domestico.
La doccia post-Last Run deve essere un momento di lusso. Calda, lunga il giusto, lavando via il sudore e simbolicamente anche la polvere dell’anno passato.
Poi, preparati qualcosa di caldo. Un tè, una tisana, quello che preferisci.

Infine, prendi un pezzo di carta e una penna. Non lo smartphone, usa la carta. Scrivi una sola frase che riassuma quello che hai pensato fuori. Può essere “Grazie per le gambe che hanno tenuto”, oppure “Lascio andare la rabbia, porto con me la costanza”.
Chiudi il foglio. Mettilo in un cassetto o buttalo, non importa. L’importante è averlo scritto.
Ora sei pronto. L’anno è chiuso, la strada è aperta. Ci vediamo là fuori.

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