Non è normale

Il caldo estremo sta diventando la normalità? Si chiama "ipernormalizzazione" ed è meglio conoscerla, per evitarla.

Non so se anche tu, come me in questi giorni, ti sei svegliato avendo già caldo. Il termometro diceva 28 gradi, alle sette del mattino. Hai pensato “eh, è estate”, ma dentro di te qualcosa ti diceva che questo non è il caldo che ricordi da bambino. Eppure, giorno dopo giorno, quel sussurro si fa sempre più flebile. È così che inizia l’abitudine più pericolosa del nostro tempo: considerare normale quello che normale non è.

“Oddio, l’ennesimo articolo sul caldo”. Sì, ma anche no. Resta con me.

La trappola dell’abitudine

Siamo come quella persona che vive accanto a una strada trafficata: all’inizio il rumore dei clacson la sveglia di notte, poi piano piano si abitua fino a non sentirlo più. È lo stesso meccanismo che stiamo applicando al caldo estremo. Ci lamentiamo, cerchiamo l’ombra, accendiamo l’aria condizionata, ma in fondo stiamo iniziando a pensare che 35 gradi all’ombra a giugno siano la nuova normalità.

Questo processo ha un nome preciso: ipernormalizzazione. È quando tutti sappiamo che le cose sono strane e fuori controllo, ma accettiamo questa finzione come se fosse la realtà. È un meccanismo di difesa collettivo per evitare di affrontare una verità troppo spaventosa da gestire. Il clima è diventato la nostra strada trafficata: abbiamo smesso di sentire il rumore di fondo di quella che ci rifiutiamo di chiamare “crisi”. Anche perché di crisi quante ne abbiamo vissute come collettività? A decine. È normale normalizzarle, alla fine. La crisi è la normalità.

La montagna come risposta concreta

Un rapporto appena pubblicato può farci riflettere. Il “Rapporto Montagne Italia 2025″ di UNCEM racconta una storia interessante: la montagna si sta ripopolando. Non solo parole, ma numeri: quasi 3.500 Comuni montani presi in esame, e – dettaglio sorprendente – tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo migratorio positivo, con quasi 100.

000 persone che hanno deciso di lasciare la pianura per trasferirsi in quota.

Una scelta che sembra dettata anche dal caldo insopportabile nei centri urbani. Una migrazione verso l’alto che non è solo ricerca di una qualità della vita diversa, ma anche una risposta istintiva al caldo insopportabile delle nostre città.

Questi territori montani non offrono solo aria più fresca e pulita, ma stanno diventando laboratori di sostenibilità. Per esempio attraverso le Green Community che creano reti energetiche pulite, sviluppano infrastrutture intelligenti, dimostrano che esistono alternative concrete al modello urbano che ci sta soffocando. Non è fuga dalla realtà, è costruzione di una realtà diversa. A una temperatura più accettabile.

È un tipo di risposta concreto al cambiamento in atto, anche se c’è chi sostiene che non stia cambiando niente (e lo sostiene probabilmente stando comodamente seduto in un ambiente climatizzato).

Come restare vigili senza paralizzarsi

Avrai capito ormai che l’ipernormalizzazione non è una risposta sana e che il fatto di trovare normali gli eventi climatici estremi sempre più frequenti è un meccanismo di protezione ma anche una fuga dalla realtà.

La sfida è quindi mantenere la consapevolezza senza cadere nell’ansia paralizzante.

Il primo passo è smettere di chiamarle “ondate di caldo” e iniziare a chiamarle eventi climatici estremi. Le parole modellano la nostra percezione: un’ondata passa, un evento estremo è un sintomo di qualcosa di più profondo che richiede una reazione che non sia “aspettiamo che passi”.

Il secondo passo è informarsi attivamente. Non basta scrollare i titoli allarmistici sui social. Significa capire le connessioni: perché l’agricoltura intensiva, il consumo di suolo e le emissioni industriali sono parti dello stesso problema. È come imparare a leggere i segnali del tuo corpo: più conosci come funziona il tuo organismo e come è tutto collegato, meglio puoi prenderti cura di te stesso.

Fare qualcosa di concreto

Ecco cosa puoi fare, partendo da subito:

  • Gestisci diversamente il caldo in casa. Aria condizionata sì, ma non trasformare il salotto in una ghiacciaia. Usa ventilatori, chiudi le tende nelle ore più calde, spegni le luci inutili. Se hai una casa con finestre su lati opposti, aprile in modo da alimentare le correnti d’aria (quelle di cui ci si lamenta oltre una certa età perché fan venire male al collo ma che, in questo caso, sono importantissime e benvenute) Ogni piccolo gesto riduce la pressione sul sistema energetico.
  • Sostieni chi sta costruendo alternative. Quando vai in vacanza, scegli destinazioni montane che investono in sostenibilità. Compra dai produttori locali che rispettano l’ambiente. È come votare con il portafoglio per il futuro che vuoi.
  • Premia le amministrazioni coraggiose: quelle che puntano su politiche climatiche, Green Community, riforestazione urbana.
  • Racconta la differenza. Ai tuoi figli, ai tuoi nipoti, agli amici più giovani. Racconta come erano le estati di vent’anni fa. La memoria è resistenza contro la normalizzazione. Ti daranno del vecchiaccio brontolone ma tu fregatene: qualcosa resta.

Il potere di non arrendersi

Non si tratta di vivere nell’allarmismo costante, ma di coltivare quello che possiamo chiamare “sana indignazione”. È come quando vedi qualcuno che butta una cicca per terra: ti dà fastidio perché sai che non è giusto, anche se lo vedi fare cento volte al giorno.

Mantieni viva quella sensazione di “questo non va bene” quando senti che è normale che i ghiacciai scompaiano, che le notti estive in città abbiano temperature tropicali, che l’unica prospettiva sia un’escalation di questi fenomeni.

Accettarlo significherebbe arrendersi a una storia scritta da altri. Ma tu hai ancora la penna in mano. Ogni volta che non ti abitui all’inaccettabile, ogni volta che scegli un’alternativa sostenibile, ogni volta che mantieni viva l’indignazione per ciò che non è normale, stai riscrivendo il finale.

Il caldo estremo non merita di diventare la nostra nuova normalità.

PUBBLICATO IL:

ultimi articoli

Altri articoli su questo argomento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.