“Slow Running”: perché i runner più felici (e longevi) sono quelli che vanno piano

In un mondo ossessionato dal cronometro, lo Slow Running è la vera rivoluzione. Correre piano riduce gli infortuni, libera la mente e ti permette di goderti il paesaggio. Smetti di scusarti per il tuo passo: rallenta e sorridi

La corsa non è una gara contro il tempo, ma un atto di ribellione gentile: rallentare per godersi ogni singolo passo.

  • Viviamo in un’epoca ossessionata dalla velocità, dove rallentare è un atto rivoluzionario.
  • Lo Slow Running non è mancanza di talento, ma una scelta consapevole per preservare corpo e mente.
  • Correre piano ti permette di parlare, pensare e guardarti attorno, e trasforma l’allenamento in esplorazione.
  • La Zona 2 non è solo scienza, è la “zona del sorriso” dove costruisci la tua resistenza senza distruggerti.
  • Andare piano riduce drasticamente gli infortuni e allunga la tua vita sportiva di decenni.
  • Non scusarti mai per il tuo passo: la lentezza è il segreto per correre felici e per sempre.

In un mondo di “più veloce”, la rivoluzione è andare piano

C’è un giudice severo, spesso spietato, che vive al nostro polso. O nella tasca dei nostri pantaloncini. Ci osserva, conta, giudica e, troppo spesso, ci fa sentire inadeguati. Viviamo in una società che premia la velocità: fast food, fast fashion, risposte immediate alle email, consegne in giornata. E, quasi per osmosi, abbiamo permesso a questa frenesia di infettare l’unica cosa che doveva rimanere sacra e personale: la nostra corsa.

Quante volte sei uscito a correre con l’ansia di dover mantenere un certo passo, di dover “battere” il te stesso di ieri o, peggio, di dover mostrare una traccia rispettabile su Strava? Ecco. La rivoluzione, oggi, non è abbattere il muro delle due ore in maratona. La vera rivoluzione, quella silenziosa e potente, è avere il coraggio di andare piano. Deliberatamente, gioiosamente piano.

Lo “Slow Running” non è una scusa, è una filosofia

Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa (metaforico, perché se fosse vero dovresti fermarti subito). Spesso si associa la corsa lenta a una mancanza di forma, a un “non ce la faccio ad andare più forte”. È un errore di prospettiva madornale. Lo Slow Running è una scelta tattica e filosofica.

La scienza dello sport la chiama “Zona 2”, o quella zona di sforzo aerobico in cui il corpo diventa una macchina brucia-grassi efficientissima e il cuore si rinforza senza stressarsi eccessivamente. Ma a noi piace chiamarla in un altro modo: il ritmo della chiacchiera.
Se mentre corri non riesci a parlare del tempo, di cosa mangerai a cena o della serie TV che hai visto ieri sera senza ansimare come una locomotiva a vapore, stai andando troppo forte. Lo Slow Running è l’arte di correre a un ritmo che ti permette di sorridere. E non è poco.

I benefici di non avere il fiato corto: godersi il paesaggio (e i pensieri)

Quando corriamo al limite, il nostro campo visivo si restringe. Diventa un tunnel. Esistono solo l’asfalto tre metri davanti a noi, il rumore del nostro respiro e la fatica. È un’esperienza faticosa. Rallentare, invece, apre il grandangolo.

Improvvisamente, noti cose che prima erano solo sfondi sfuocati. Quel palazzo liberty che hai passato mille volte senza vederlo davvero, il colore delle foglie che sta cambiando, il signore che porta a spasso un cane bassotto dall’aria filosofica. Correre piano restituisce alla corsa la sua dimensione di viaggio, anche se stai solo facendo il giro dell’isolato.
E poi c’è la testa. A ritmi elevati, il cervello è occupato a gestire la sofferenza. A ritmi lenti, la mente vaga, risolve problemi, crea. Le idee migliori non vengono quasi mai a 180 battiti al minuto; vengono quando il corpo è in movimento costante e il respiro è calmo.

Correre piano per correre per sempre: il segreto della longevità sportiva

Se guidi la tua auto sempre al massimo dei giri, prima o poi il motore fonde. Il corpo umano, per quanto meraviglioso, segue principi simili. L’ossessione per la velocità e l’intensità è l’autostrada più diretta verso l’infortunio e, peggio ancora, verso il burnout. Quella sensazione orribile di dover andare a correre come se dovessi timbrare un cartellino.

I runner più longevi, quelli che vedi ancora trotterellare felici a ottant’anni, hanno un segreto: hanno passato la maggior parte della loro vita a correre piano. Hanno costruito una base aerobica gigantesca, hanno rispettato i loro tendini e le loro articolazioni. Hanno capito che la corsa non è un prelievo dal conto corrente della tua energia vitale, ma un deposito. Se torni a casa distrutto ogni volta, stai sbagliando investimento.

Smetti di scusarti per il tuo passo. Sii fiero della tua lentezza

È ora di smettere di dire “ho corricchiato” o “sono andato piano oggi, scusate”. Non devi scuse a nessuno. Non al tuo orologio, non ai tuoi follower (che poi: ma li conosci davvero? Non ti starai scusando con dei perfetti sconosciuti?), e nemmeno a te stesso.
La “lentezza” è un lusso che ti concedi. È il tempo che dedichi a te stesso senza l’ansia della prestazione. È l’accettazione che il valore della tua corsa non si misura in minuti al chilometro, ma in qualità del tempo speso con te stesso.

La prossima volta che esci, prova a lasciare l’orologio a casa, o coprilo con una manica. Ascolta i tuoi piedi, ascolta il tuo respiro. Se ti viene da sorridere, stai andando alla velocità giusta. E se qualcuno ti sorpassa sfrecciando, lascialo andare. Tu non stai scappando da niente e non stai inseguendo nessuno. Tu ti stai godendo il viaggio.

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