Una linea retta tra il silenzio dell’Appennino Pavese e lo sciabordio delle onde a Portofino, un viaggio a piedi che ti cambierà la prospettiva, zaino in spalla.
- La Via del Sale è un trekking storico che unisce Varzi (Pavia) a Portofino (Genova) in un viaggio di circa 90 km.
- È un’avventura di 3 giorni ideale, con tappe impegnative (25-30 km/giorno) ma estremamente gratificanti.
- Il fascino sta nel contrasto netto: si parte dai boschi e dai crinali selvaggi dell’Oltrepò Pavese e si arriva al blu del Mar Ligure.
- L’organizzazione è fondamentale: pensa a come raggiungere Varzi (spesso serve un’auto o combinazioni di bus) e come tornare da Portofino.
- L’attrezzatura deve essere leggera ma completa: abbigliamento a strati, buone scarpe da trekking (medio-alte), acqua in abbondanza e l’essenziale per il pernottamento.
- Non è solo cammino, ma una micro-avventura che ti connette al paesaggio e alla storia, seguendo antichi percorsi di commercio.
Dagli Appennini al mare in 3 giorni: il fascino della Via del Sale.
Quando senti parlare di trekking di più giorni ti viene in mente subito un’impresa epica, roba da documentario con la barba lunga e i piedi doloranti. E invece, in Italia, abbiamo l’equivalente di una caccia al tesoro con l’arrivo in una delle piazze più belle del mondo. Ti presentiamo la Via del Sale, l’itinerario che unisce Varzi, nell’Appennino Pavese, a Portofino, sul Mar Ligure.
Il nome non è casuale: per secoli, è stata la rotta commerciale che i mercanti utilizzavano per trasportare, appunto, il sale dall’antica Repubblica di Genova verso l’entroterra, merce preziosa quanto l’oro. Oggi, per te, è un distillato di paesaggio. In soli tre giorni ti troverai nel silenzio quasi surreale dei boschi d’altura e dei crinali ventosi dell’Oltrepò Pavese e nella brezza salmastra e nei colori accesi del mare. La magia è proprio in questo salto quantico ambientale, un cambio di scenario che ti fa sentire ogni metro percorso. Non è una passeggiata ma l’arrivo a Portofino, quando vedi il blu che si spalanca davanti a te dopo giorni di verde e terra, ti ripaga di ogni fatica.
Informazioni pratiche: come arrivare, dove dormire, quando andare
Prima di partire all’arrembaggio, è il momento di pensare alla logistica, che è la parte meno romantica ma la più importante di ogni avventura.
- Come arrivare a Varzi (il via): Varzi, in provincia di Pavia, non è esattamente l’hub centrale d’Italia. Il modo più semplice è spesso l’auto, che potrai lasciare in un parcheggio a lunga sosta (verifica sempre le opzioni con il tuo alloggio). Se vieni coi mezzi, devi affidarti alle linee bus locali che partono dalle stazioni ferroviarie più vicine (Pavia o Voghera, a esempio), ma metti in conto un po’ di pazienza e consultazioni orarie meticolose.
- Come tornare da Portofino (l’arrivo): il ritorno è molto più comodo. Da Portofino raggiungi Santa Margherita Ligure (con un breve bus o traghetto) e da lì hai il treno che ti riporterà comodamente verso casa o verso la tua auto a Varzi (se hai optato per un transfer in auto all’inizio).
- Quando andare: primavera (tarda aprile-giugno) e autunno (settembre-ottobre) sono le stagioni ideali. In estate il sole sui crinali aperti può essere spietato; in inverno, la neve o il fango possono rendere alcuni tratti impraticabili o troppo rischiosi.
- Dove dormire: il percorso è battuto. Troverai rifugi, agriturismi e B&B. La parola d’ordine è prenotare. Soprattutto nei weekend e in alta stagione, non improvvisare. Dormire in posti che non esistono è un cliché della sopravvivenza che è meglio evitare.
Il percorso tappa per tappa: la nostra guida (3 giorni)
Questo è l’itinerario ottimale per chi ha gambe allenate e vuole condensare l’esperienza in un weekend lungo. Le tappe sono intense, parliamo di 25-30 km e dislivelli considerevoli ogni giorno.
Giorno 1: Da Varzi a Capanne di Cosola (o dintorni)
Si parte da Varzi e si punta subito verso l’alto. È il giorno in cui saluti la civiltà (relativamente) e ti immergi nell’Appennino. Il sentiero è un misto di carrarecce e mulattiere che salgono verso i crinali. Passerai per il Monte Chiappo e il Monte Cavalmurone. Ti ritroverai in una zona di pascoli e boschi di faggi che, vedrai, ti faranno dimenticare la frenesia urbana in un attimo.
- Distanza stimata: 25-28 km.
- Dislivello positivo: circa 1500 m.
- Difficoltà: media-alta (per la distanza e il dislivello).
Giorno 2: Da Capanne di Cosola (o dintorni) a Torriglia/Monte Antola Area
Questo è il giorno dei panorami che si aprono a 360 gradi. Si cammina molto in cresta, con la sensazione di dominare il mondo. Sei in un’area che abbraccia Liguria, Piemonte ed Emilia-Romagna. La fatica si fa sentire, ma il sentiero è spesso ben segnato. L’arrivo nell’area di Torriglia o del Monte Antola ti riporterà a quote più “umane” e a rifugi accoglienti.
- Distanza stimata: 28-30 km.
- Dislivello positivo: 1200 m.
- Difficoltà: Alta (è la tappa più lunga).
Giorno 3: Da Torriglia/Monte Antola Area a Portofino (l’arrivo)
Il giorno della rivelazione. Le prime ore sono ancora in Appennino ma a un certo punto, dopo l’ultima salita importante, il mare inizia a farsi vedere, prima come un lampo blu all’orizzonte, poi sempre più grande. Il sentiero si fa più ripido, i boschi si fanno più mediterranei, senti l’odore della macchia. L’ultimo tratto, scendendo verso la costa e poi verso Portofino, è la celebrazione di tre giorni di cammino. Non ti annoierai, perché la discesa verso il mare, in un certo senso, è anche l’ultimo atto di resistenza.
- Distanza stimata: 25-28 km.
- Dislivello positivo: 800 m circa (iniziale, poi molta discesa).
- Difficoltà: media (il finale in discesa è lungo).

Cosa mettere nello zaino (l’essenziale per 3 giorni).
La regola d’oro: leggerezza. Ogni chilo in più sulla schiena, al terzo giorno, ti sembrerà una condanna.
- Abbigliamento: tre giorni significano tre cambi di base (sottostrato tecnico), un pile o mid-layer, e un guscio impermeabile leggero. Non dimenticare un cappello e un paio di guanti leggeri, anche in primavera.
- Scarpe: non lesinare. Scarponi da trekking medi o alti, collaudati e non nuovi, che ti sostengano la caviglia. Ci sono tratti sassosi.
- Acqua: almeno 2 litri di capienza totale. Se non sei sicuro dei punti di rifornimento tra un rifugio e l’altro (soprattutto sui crinali), considera una scorta extra. Un sistema di purificazione leggero, come delle pastiglie, può darti un altro livello di sicurezza.
- Navigazione: mappa cartacea e bussola (per i puristi) ma soprattutto un GPS o un’app di tracking affidabile con le tracce scaricate offline (il telefono prende a singhiozzo).
- Kit di pronto soccorso essenziale: cerotti per vesciche, antidolorifico, disinfettante. Non sei MacGyver, ma prevenire è meglio che curare.
Perché questo trekking è un’esperienza da fare una volta nella vita
La Via del Sale non è un semplice “mettere un piede davanti all’altro”. È un’esperienza di reset. In tre giorni passi dal silenzio assoluto in cui senti solo i tuoi passi e il vento, al caos controllato e l’eleganza di Portofino. Ti costringe a rallentare, a dare il giusto peso alla fatica e, soprattutto, a misurare il tuo successo non in mail inviate o scadenze rispettate, ma in chilometri macinati e dislivelli superati. È la perfetta micro-avventura per disintossicarsi: non devi prendere un aereo intercontinentale, ma in compenso avrai l’opportunità di vedere due facce dell’Italia – la selvaggia e l’elegante – con la sola forza delle tue gambe. Fallo. Poi ne riparliamo.



Piena di gioia nel leggere il vostro articolo. Ho fatto questo trekking con mio marito 3 anni fa. L ultima settimana di agosto. A Varzi pioveva e la cosa buona siamo riusciti a farci il panino al supermercato con il salame.
Siamo stati davvero felici di aver scaricato le tracce GPS. Perché la pioggia non è stata una difficoltà visto che il primo tratto è tutto bosco. Ma poi in cima c era una folta nebbia. Felicissimi dell accoglienza della coppia dell albergo che ci ha accolto in maniera meravigliosa. L indomani giornata di sole……il silenzio è stato meraviglioso. Abbiamo incontro mucche, 1 toro e coda non piacevole ad una specia edizione rifugio c erano dei cani che inizialmente sembrano venire incontro per farci le feste e invece uno di loro mi ha cercato di mordere …..ringrazio che ha preso solo la maglia. Abbiamo incontrato solo animali e il terzo giorno una coppia e dei signori meravigliosi che puliamo il sentiero. Ma penso che la gioia più grande è dopo tre giorni di alberi, prati, boschi, cielo azzurro, sole meraviglioso e pioggia. Vedere il mare. Penso sia un qualcosa che mi rimarrà nel cuore a vita. Grata di aver pernottato da persone meravigliose che ci hanno accolto con estremo affetto. LA MARGHERITA AD USCIO ci siamo trovati benissimo!!!!!