Cosa è andato storto per Kipchoge a Boston

Un’analisi dei fattori che hanno probabilmente compromesso la prestazione di Eliud Kipchoge alla Boston Marathon 2023


  • La prestazione di Kipchoge a Boston è stata sottotono: nonostante le alte aspettative, ha chiuso la gara in sesta posizione con un tempo di 2:09:23.
  • Possibili spiegazioni: mancato rifornimento, scarpe inzuppate dalla pioggia e gestione della gara come pacer per la prima metà.
  • Fattori influenti: Le condizioni meteo avverse e l’età potrebbero aver influito sulla prestazione di Kipchoge a questa edizione della Boston Marathon 2023.

 

La Boston Marathon 2023, si sa, non è andata bene per Eliud Kipchoge. Pur restando il GOAT (Greatest of All Time, il più grande di sempre) della maratona e pur essendo fra i favoriti – se non IL favorito – ha chiuso la gara in sesta posizione.

A questo punto è giusto specificare un paio di cose, se non altro per riportare tutto alle dovute proporzioni: in una giornata di certo avversa per lui, si è comunque classificato fra i primi e con un tempo notevole di 2:09:23. Inoltre non aveva mai corso Boston, il che potrebbe averlo portato a sottovalutarla, specie nei tratti in salita. Quest’ultima teoria è, secondo noi, poco credibile, specie se applicata a un atleta stellare, abituato ad allenarsi anche con cambi di livello e quindi non di certo impreparato a percorsi con altimetria variabile.

È vero però che le aspettative erano altissime e lui ha sempre dimostrato di essere capace di gestire in maniera perfetta lo stress.
Per cercare quindi di trovare spiegazioni, su TRP Exclusive hanno raccolto indizi dalle parole dello stesso Kipchoge e hanno tratto conclusioni. Dalla meno alla più probabile. Partiamo da quella che potrebbe giustificare parzialmente una prestazione sottotono, fino a quella più probabile.

1. Rifornimenti

Kipchoge ha mancato alcuni rifornimenti, in particolare quello del 30° km. I video mostrano che non riesce a prendere al volo la bottiglia e, per non rompere il ritmo, prosegue. Questa spiegazione non è molto probabile perché subito dopo perde terreno rispetto al gruppo di testa e non è plausibile che un mancato rifornimento abbia conseguenze immediate. Può invece succedere che queste si manifestino più oltre.

2. Scarpe inzuppate

Nella conferenza stampa seguita alla gara, Kipchoge ha detto di aver fatto fatica a far lavorare a pieno ritmo la gamba sinistra. Non ha collegato in alcun modo a niente questo fastidio ma alcuni avanzano l’ipotesi che le Nike Alphafly 2 siano state rese più pesanti dalla pioggia e la tomaia abbia trattenuto l’acqua al loro interno, rendendo più difficoltosi i movimenti. Questa è una teoria più accreditata perché spiega, quantomeno, il deterioramento delle prestazioni nella seconda e ultima parte di gara, quando il distacco rispetto al terzetto in testa si è fatto più netto.

3. La conduzione di gran parte della gara

Per la prima metà della gara Kipchoge ha condotto. Potrebbe sembrare una dimostrazione di forza ma nella gestione dell’intera competizione, una strategia simile finisce per presentare il conto. Essere primi significa permettere a chi ti segue di sfruttare l’effetto scia perché chi è davanti fende l’aria e offre a chi lo segue una scia – appunto – meno densa e che quindi oppone meno resistenza. Permettendogli di fare meno fatica.

Non a caso il record del mondo sulla distanza della maratona stabilito a Vienna nel 2019 fu reso possibile dalla presenza di pacer disposti a falange che “alleggerivano” l’aria di fronte a Kipchoge.

A Boston si è trovato a fare da pacer, sforzandosi e stancandosi evidentemente di più. A un certo punto lo si vede chiaramente infastidito dal fatto di essere in testa.

4. Il meteo (e le temperature)

Le condizioni meteo hanno ricordato a molti un’altra maratona atmosfericamente simile: quella di Londra nel 2020. Anche in quel caso Kipchoge fece una gara al di sotto delle sue potenzialità, soffrendo e arrivando 8°.
È possibile che sia particolarmente sensibile al meteo? Una spiegazione di certo plausibile è che non lo sia alla pioggia ma piuttosto alle basse temperature, o meglio a una combinazione dei due fattori: pioggia e freddo – e in particolare quest’ultimo – mettono sotto stress un corpo come il suo poco isolato termicamente avendo una massa grassa ridotta al minimo.

L’apice della carriera?

Qualcuno ha voluto vedere in questa prestazione sottotono l’inizio della fine di quello che è e resterà a lungo il più grande maratoneta degli ultimi anni e sicuramente uno dei più grandi della storia.

Altri hanno invece osservato che Kipchoge non ha sempre vinto e, anzi, ha sempre saputo sfruttare le gare più deludenti per tornare più forte di prima. Del resto è il maratoneta più forte al mondo non solo per le doti fisiche ma anche per la forza mentale che ha sempre saputo dimostrare.

Di certo l’età giocherà sempre meno a suo favore: ha ormai 38 anni mentre i primi due classificati alla Boston 2023 – Benson Kipruto ed Evans Chebet – hanno rispettivamente 32 e 34 anni.
Conterà? Non conterà? Di certo è più credibile che a Boston diversi fattori abbiano congiurato contro Kipchoge, che quanto meno ha dimostrato – anche se magari avrebbe preferito non farlo – di essere umano.

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