Hellen Obiri: la fenice kenyana

Dopo il sesto posto alla maratona di New York dello scorso anno è rinata dalle sue ceneri andando a conquistare prima Boston e poi New York, prendendosi la sua rivincita.


  • Hellen Obiri ha vinto sia la maratona di Boston che New York, scrivendo un capitolo storico nel suo sport.
  • La sua dedizione, genetica e impegno l’hanno portata a eccellere in diverse distanze, sfatando credenze comuni.
  • Dopo un inizio difficile, Hellen ha imparato la pazienza e trasformato debolezze in punti di forza, ottenendo il successo.

 

Sul gradino più alto di Boston e ora anche di New York. Hellen Obiri ha vinto la più antica delle maratone e a distanza di 6 mesi anche la più partecipata al mondo. In un anno l’atleta che nel 2022 è entrata a far parte del team OAC (On Athletic Club) ha scritto un importante capitolo della storia di questo sport.

Prima della maratona

Già detentrice dei titoli mondiali indoor, outdoor e di corsa campestre Hellen è la prima donna dal 1989 a vincere sia la maratona di Boston che quella di New York, iniziando a far crollare la credenza che un atleta non possa eccellere in tutte le distanze.

Predisposizione, genetica ma anche tanto impegno e sacrificio la fanno primeggiare in ogni sfida in cui decide di cimentarsi. Campionessa mondiale e vincitrice di due argenti olimpici sui 5000m ha gareggiato sui 1500, 3000m per poi mettersi alla prova anche sui 10000m fino ad approdare alla distanza regina, i 42km e 195m. Un approccio graduale e rispettoso nei confronti della maratona.

Dream on

Sulle stesse strade dove un anno fa, al suo debutto sulla distanza, riuscì a conquistare “solo” un sesto posto, Hellen ha ottenuto la sua rivincita risalendo i cinque posti in classifica che la separavano dal gradino più alto del podio, aggiudicandosi la vittoria in 2 ore 27 minuti e 23 secondi. In quest’anno Hellen non ha mai smesso di sognare, continuando a lavorare sodo per coronare il suo sogno.

Be patience

In a marathon it’s about patience.

Hellen l’ha imparato a sue spese. Dopo l’esperienza dello scorso anno che lei definisce “terribile” ha lavorato per trasformare i suoi punti di debolezza in punti di forza. Il primo segnale che la strada che stava percorrendo era quella giusta è arrivato ad aprile con la vittoria della sua prima maratona del circuito major a Boston.

A New York non ha avuto fretta, ha corso insieme al gruppo delle top atlete stando al loro passo, stranamente “lento” se si guardano i loro standard, aspettando il finale di gara per provare ad allungare e mettersi al comando, come da accordi con il suo coach Dathan Ritzenhein. Ha avuto pazienza e ne è stata ripagata.

In New York it’s not about time, it’s about winning the race. 

Sono le parole di un’atleta matura da cui tutti dovremmo prendere spunto ed esempio.

All eyes On her shoes 

Se Carrie Bradshaw, beniamina della serie tv Sex and the City, correva per le strade della city con le sue Manolo Blanik ai piedi, la nostra Hellen ha sfilato sulla First Avenue calzando le On CloudTri 1. Questo scarpa, studiata e pensata per i triatleti, è la stessa che l’ha portata alla vittoria anche lo scorso aprile a Boston.

Sicuramente imparentata con la On Cloudboom Echo 3, c’è ancora un alone di mistero che avvolge questo nuovo modello non essendoci ancora informazioni puntuali sulle caratteristiche della scarpa. Al momento sono utilizzate oltre che da Hellen anche dal campione del mondo Ironman Gustav Iden.

Una nuova generazione di donne

Tigist Assefa che segna il nuovo record del mondo femminile in maratona a Berlino. Hellen Obiri che vince prima Boston e poi New York. Donne da copertina e atlete sempre più forti, in grado di fare notizia al pari di un Kelvin Kiptum o di un Tamirat Tola che a New York ha fatto segnato il nuovo record del percorso.

Una nuova generazione di giovani donne decise e determinate a non passare inosservate.

Photo: On Running

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