Abbiamo scritto un libro. Dopo tanti anni di Runlovers abbiamo voluto raccogliere in questo oggetto antico eppure sempre attuale fatto con tante pagine di carta (ma c’è anche in versione digitale) il nostro pensiero sulla corsa e sulla vita. Ma non temere: non è un libro che ti vuole insegnare a vivere: non ne siamo capaci (nessuno ne è capace) e non è proprio quello che avevamo in mente. Volevamo parlare di corsa e di come il praticarla ci ha fatto cambiare prospettiva sulla vita. La stessa cosa è accaduta a tantissime altre persone alle quali pensiamo di aver dato voce e la nostra speranza è che la possa cambiare a tante altre che ancora non corrono.
Questo e quelli che seguiranno nelle prossime settimane sono alcuni estratti di Correre ti cambia (la vita).
Buona lettura.
Capitolo 1 – Corridori per diritto di nascita
Quando si pensa alla corsa, le prime cose che vengono in mente sono la fatica e il sudore, e si immagina siano le difficoltà più grandi, quelle che fanno desistere. Già al primo paragrafo ti sveliamo un segreto: non è così.
L’ostacolo più grande è il Primo Passo. Quello che ti fa alzare dal divano e ti porta in strada. Credici, tutto il resto – per quanto complicato possa sembrare – è in discesa.
La “Difficoltà del Primo Passo” l’abbiamo sperimentata anche nella stesura di questo libro. L’incipit è uno dei maggiori scogli che abbiamo incontrato nella scrittura benché, con più di quattromila articoli pubblicati su Runlovers, possiamo dire di aver accumulato una certa esperienza.
La corsa però ci viene in aiuto perché ci insegna che si parte sempre da un punto preciso, in ogni pro- gramma di allenamento, in ogni nuova situazione da affrontare, in ogni avventura, in ogni riflessione, e quindi pure in ogni libro. Si parte sempre da un luogo fisico o ideale, da una posizione che ci localizza e definisce il percorso che faremo.
Il nostro punto di partenza è una considerazione che potrà sembrarti strana o azzardata, ma è profondamente vera:
SIAMO TUTTI RUNNER,
LO SIAMO PER DIRITTO DI NASCITA E NON SMETTIAMO MAI DI ESSERLO.
Fosse anche solamente per prendere un treno all’ultimo momento o salire in un ascensore prima che le porte si chiudano, tutti corriamo. Sempre. Dai primi mesi della nostra vita e finché il nostro corpo ci permette di farlo.
Ci possono essere casi in cui, forse, smettiamo di farlo volontariamente; smettiamo di farlo come attività ricreativa, per praticare sport o per giocare, come quando eravamo bambini.
Se ci pensi, siamo diventati “corridori” (che bella questa parola) proprio quando eravamo piccoli, nei primi mesi della nostra vita. Subito dopo aver imparato a camminare, abbiamo mosso un passo dopo l’altro, sempre più velocemente, fino a far diventare quel movimento di camminata veloce un susseguirsi di piccoli balzi in avanti: eccola, la corsa, ed ecco l’istante in cui siamo diventati per sempre corridori. Una corsa magari inizialmente goffa – in un primo momento forse sgraziata –, ma quant’era bella e spensierata, e quanto ridevamo!
Dopo quei primi passi abbiamo capito che la corsa è gioco, è scoperta, è indipendenza, è avventura. Le stesse qualità che ritroviamo pure da adulti, ogni volta che infiliamo le scarpe per il solo piacere di muoverci, di conoscere, di esplorare i nostri limiti, di scappare. Poco conta che quella fuga possa essere anche dalle preoccupazioni o dai problemi.
Dal primo passo sperimentiamo la paura dell’allontanarci, il timore di perderci. Scopriamo la responsabilità che nasce dall’essere liberi.
Allargando il concetto, la corsa è un momento evolutivo che ci porta dalla dipendenza all’essere individui autonomi.
È un percorso comune a quasi tutti. La corsa è democratica, ci unisce. E fa parte dell’esclusivissimo club delle “Cose che accomunano tutti gli esseri umani”, che ci rendono simili, quelle in cui chiunque – chiudendo gli occhi e immaginandosi nei primi anni della sua vita – può riconoscersi, indipendentemente da genere, provenienza, credo, posizione sociale o livello di istruzione.
È proprio da qui che partiamo in questo nostro percorso, eccolo il nostro punto fermo: quasi chiunque può correre, non c’è contrapposizione tra i runner e tutti gli altri, siamo esseri umani e siamo pro- gettati per correre, fin da bambini. E da adulti, per ricordarlo, ci vuole un istante: il tempo necessario ad allacciare le scarpe. Siamo nati corridori e lo rimarremo sempre.




