- Il fitness non è più solo fatica.
- Esperienze immersive, gamification e socialità spingono milioni a muoversi.
- Da Hyrox a RiminiWellness, allenarsi è diventato uno spettacolo.
Se hai qualche vago interesse per lo sport e usi Instagram o altri social, ci sono buone possibilità (anzi: è matematico) che l’algoritmo se ne sia accorto e ti proponga contenuti che pensa possano piacerti. Allora avrai di certo visto le imprese dei più forti atleti, le storie di sconosciuti che hanno compiuto qualcosa di memorabile, e anche eventi sportivi di massa che somigliano molto poco a quello a cui siamo abituati. Non sono gare ufficiali, non è atletica e nemmeno sono partite di basket o di calcio. Sono eventi oceanici in cui si mescolano attività fisica, divertimento, relax, gioco e sfida (che poi sono la stessa cosa), consigli e alimentazione. Un sociologo direbbe che viviamo nell’era dell’ibridazione, e non sbaglierebbe di molto.
Abbiamo citato Instagram non a caso: è innegabile che abbia contribuito alla spettacolarizzazione di questi eventi, dato che parteciparvi significa anche “mostrare di esserci”, mostrare di divertirsi, di voler stare in forma. Comunicare.
Il fenomeno è insomma più complesso di quanto possa sembrare: non è solo fitness, non è solo voglia di stare bene. C’è una componente “social” non indifferente, riassumibile in “voglio stare bene ma voglio anche mostrarlo”. Non a caso, tutti questi eventi sono ormai definiti “fit-tainment”, da “fitness” ed “entertainment”: movimento e intrattenimento, insomma.
C’è un momento in “The Truman Show” in cui il protagonista capisce che la sua vita è un palcoscenico. Ecco, a volte questi nuovi eventi fitness danno una sensazione simile: un po’ sei lì per sudare, un po’ stai facendo parte di qualcosa che sembra una produzione Netflix.
La verità? Il fitness ha cambiato faccia. È più inclusivo e più social. Ma soprattutto: è più divertente. E questo lo sta rendendo sempre più popolare. E questo è il lato sicuramente più interessante e positivo, dato che – “esibizionismo” a parte – non c’è niente di male ad aumentare il numero di persone che si dedicano allo sport, no?
Il fitness non è più un hobby da “palestrati”
C’era un tempo in cui dire che andavi in palestra tre volte a settimana ti faceva etichettare come fissato. Parliamo di molti anni fa ma solo per sottolineare come la percezione di chi integra lo sport nella vita quotidiana è cambiata. Ora infatti è quasi il contrario: se non hai almeno un video di un tuo allenamento o se non pubblichi la schermata del Garmin sei un asociale o uno che ha qualcosa da nascondere (tipo che sei lento). La cultura del fitness non è più relegata a circoli più o meno numerosi di appassionati: si è infilata nei feed, nelle storie, nei reel e da lì si è amplificata sempre di più, arrivando anche a chi guarda il cellulare sul divano e non ha mai pensato di entrare in una palestra.

C’è però anche un lato positivo in questa “socializzazione” del fitness, anzi due: il primo è che c’è meno ossessione della performance e più della manifestazione della partecipazione a un evento e il secondo è che i social hanno contribuito (anche) a interessare più persone al fenomeno, raggiungendo pubblici diversi e prima disinteressati all’argomento. Non bisogna trascurare anche che molte persone che mai avrebbero pensato di fare sport temendo il giudizio o le proprie scarse capacità, si sentano più libere di partecipare poiché meno giudicate.
Come è stato possibile? Di certo la diffusione dei social ha aiutato ma ha funzionato anche facendo leva su un aspetto molto umano: poche persone resistono all’idea di far parte di qualcosa, e quasi tutti abbiamo paura di essere esclusi da esperienze che piacciono a tanti. E che fanno pure bene! Specifichiamo: la FOMO (fear of missing out, cioè il timore di perdersi qualcosa di imperdibile) non coinvolge chiunque. Ci sono persone che se ne fregano e vivono comunque benissimo. Trascurare però che anche questa sia una componente trascinante del fenomeno sarebbe miope.
E così, da cosa nasce cosa: nascono eventi, comunità, sfide collettive, festival a tema sportivo. Una vera e propria industria esperienziale che si muove su scala globale.
Spesso poi questi eventi si svolgono in luoghi molto belli: spiagge, montagne, parchi, grandi padiglioni fieristici allestiti, e sono arricchiti da produzioni sceniche immersive fatte di luci, suoni e proiezioni. Non mancano mai le aree relax, i punti ristoro (spesso con focus su cibo sano), i mercatini e l’intrattenimento con musica live, DJ set e pure esposizioni artistiche. In una parola: uno spettacolo.
Hyrox e gli altri: i protagonisti della scena
Partiamo proprio dalla star del momento: Hyrox. È una gara, sì, ma è anche un format. Si corre per un chilometro, poi si affronta una stazione di workout funzionale (otto in totale) e poi si corre ancora, fino alla prossima stazione. Tutto viene misurato e ramificato, tutto diventa un gioco in cui fai molto movimento e ti diverti in gruppo. Ma la cosa interessante è che, pur essendo una competizione, ha un’atmosfera che ricorda più un party che una gara normale.
C’è la musica. Il pubblico incita. I partecipanti si sfidano, ma con il sorriso. E soprattutto: ci tornano. Perché è divertente, perché è motivante, perché crea dipendenza, ma di quella buona.

Poi ci sono i format più ludici come le storiche Color Run (ma anche, di simile formato, le run di supereroi, le zombierun, ecc), che trasformano la corsa in un’esplosione arcobaleno di polveri colorate e che minimizzano la componente competitiva (che anzi, non è nemmeno contemplata) e massimizzano quella del divertimento. Non importa infatti quanto vai veloce: conta esserci. Conta divertirsi. Il 60% dei partecipanti è alla prima 5 km della propria vita. Ed è questo il punto: è un modo per entrare nel mondo del movimento senza il peso della performance.
Ci sono poi eventi che mettono al centro il benessere, sia mentale che fisico.
Wanderlust per esempio è un’organizzazione globale che promuove il benessere attraverso eventi esperienziali, che combinano yoga, meditazione, musica dal vivo e attività all’aperto. Fondata nel 2009, ha creato il primo festival di wellness al mondo e da allora ha ampliato la sua offerta con eventi come Wanderlust 108, un “triathlon consapevole” che include corsa, yoga e meditazione .
Da questi eventi a dei veri e propri festival del fitness poi ci vuole poco. Come TUFF a Bangkok, con oltre 8.000 partecipanti, trainer da tutto il mondo e scenografie che sembrano uscite da un concerto dei BTS.
Non è un dettaglio secondario: se ci fai caso, questi eventi eliminano uno degli ostacoli che hanno sempre limitato il numero di appassionati di sport, ossia il sacrificio e la fatica che si fa a praticarli.
RiminiWellness: il nostro Coachella del fitness
In Italia non siamo rimasti a guardare, anzi, per molti versi abbiamo segnato la strada, e anche da un bel po’ di anni. RiminiWellness non è solo una fiera: è una città intera che per qualche giorno diventa una “Wellness Valley”. Ci sono masterclass, nuove discipline, aree relax, presentazioni di prodotti, ma anche Hyrox, CrossFit, bodybuilding e DJ set. Divertimento, cibo, convivialità, benessere e divertimento. Shakerare il tutto e mescolare con business e consumatori, nel caso appassionati o curiosi, e anche persone che non faranno magari mai sport ma che si divertono a vedere chi li pratica, un po’ come quelli che guardano giocare ai videogiochi quelli bravi su Twitch.
Quando l’allenamento diventa uno show
Il segreto di questo successo? La capacità di rendere l’esercizio un’esperienza. Di trasformare il fitness in un momento di socialità. In un evento. In qualcosa che vuoi raccontare, fotografare, ricordare.
La gamification – con le sue sfide, i badge, le classifiche – ti spinge a dare di più. La musica crea un’atmosfera coinvolgente e arricchisce l’esperienza, facendola diventare ancora più trascinante. E il fatto di partecipare in gruppo amplifica tutto: perché allenarsi insieme è più motivante, più stimolante, più divertente. E spinge poi molte persone a continuare, come dimostrano gli studi sulla retention.
In un certo senso, il fitness ha imparato da Netflix e da Instagram, dai videogiochi e dai festival musicali. Ha capito che per coinvolgere le persone, servono emozioni. Serve raccontare quello che fai e perché ti piace farlo, e trasformarlo in uno show è la soluzione ideale. Uno show che sta in un cellulare e che ti fa chiedere “E se ci provassi?”
E quindi?
Se ti stai chiedendo se tutto questo è solo una moda passeggera o una vera evoluzione… la risposta è: probabilmente entrambe le cose. Come ogni trend, avrà i suoi alti e bassi. Ma ciò che resta è un cambiamento di mentalità: muoversi non è più un dovere. È diventato un piacere. Un gioco. Un’occasione per connettersi, condividere, sentirsi parte di qualcosa.
E forse, anche per scoprire che puoi fare molto più di quello che pensavi.
Ma di questo parleremo nella seconda parte.


