Hai letto quanto costa una scarpa da running, quanto ci guadagna (circa) un brand, e anche quanto il prezzo sia solo una parte della storia. Ma ce n’è ancora una da raccontare. Ed è forse la più importante. Quella che non si legge sul cartellino, ma che accompagna ogni singolo paio di scarpe, dalla nascita alla morte.Perché ogni oggetto, cosa, prodotto, lascia un’impronta. E parliamo di quella ambientale
La vita di una scarpa non inizia quando la indossi
Per arrivare ai tuoi piedi, una scarpa compie un viaggio lunghissimo. E non solo in chilometri. 1. Dopo essere stata progettata, la sua produzione comporta l’uso di materiali generati dalla trasformazione di materie prime, spesso petrolchimiche, trasformate opportunamente in mescole, tessuti e plastiche. 2. Il processo produttivo consuma energia, acqua e risorse umane. Spesso in paesi dove l’elettricità non sempre è ricavata da fonti rinnovabili e la manodopera costa meno. 3. Poi viene il trasporto: via mare o aria, fino a dove vivi. Cioè il continente, perché da quel punto in poi deve arrivare sempre più vicina a te. 4. Ecco perché viene distribuita e smistata tra magazzini, negozi, ecommerce. 5. Finalmente la puoi usare (premesso che tu l’abbia comprata!), magari per centinaia di chilometri, in allenamento, in gara, ovunque. A voler essere puntigliosi anche durante il suo utilizzo, a causa dell’usura, la sua impronta ambientale aumenta, anche se di poco. 6. Una volta esaurita è il momento di salutarla: deve però essere smaltita. Ed è lì che comincia il problema.
Perché una scarpa è composta da materiali difficilmente separabili, e nella maggior parte dei casi non è riciclabile, salvo alcuni casi virtuosi. Ecco perché spesso finisce in discarica. O, peggio, in un inceneritore. E lì sì che aumenta la sua impronta ambientale.
Carbon footprint: l’impronta che resta
È qui che entra in gioco un concetto chiave: la carbon footprint, cioè l’impronta di carbonio, che è solo una parte della impronta ambientale, con cui spesso viene confusa.
Si tratta in effetti di una parte di quest’ultima, definita come la somma di tutte le emissioni di CO₂ (e altri gas serra) associate a un oggetto, dalla culla alla tomba: dal primo grammo di materia prima al suo smaltimento finale. L’impronta ambientale è invece maggiore, dato che comprende anche water footprint (consumo di acqua dolce), land use (uso del suolo), l’impatto sulla biodiversità, l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua e infine lo sfruttamento delle risorse naturali.
Per una scarpa da running, la stima media è tra 10 e 15 kg di CO₂ per paio.
Il costo che nessuno paga alla cassa
Questo è un costo invisibile. Nessuno te lo addebita. Nessuna app te lo calcola. Ma c’è. E pesa. Pesa sull’ambiente, che assorbe le emissioni. Pesa sulle persone, soprattutto in paesi in cui questi prodotti vengono confezionati. Pesa sul futuro, tuo e di chi verrà dopo.
Ma la soluzione non è smettere di comprare scarpe. Sarebbe un gesto estremo e inutile. La soluzione è esserne consapevoli, per scegliere meglio. Che significa decidere di usare fino al loro esaurimento le scarpe, non acquistarne compulsivamente sempre un nuovo paio e magari donarle (se hanno ancora un po’ di vita utile) alle associazioni che si occupano di recuperarne le mescole o le plastiche, oppure organizzano spedizioni in paesi dove ce n’è più bisogno.
E quindi?
Niente di rivoluzionario. Ma molto di potente:
- Scegli scarpe fatte con materiali riciclati o riciclabili
- Premia i brand che comunicano in modo trasparente la loro filiera
- Allunga la vita delle scarpe: usale davvero fino alla fine
- Dona quelle ancora buone: qualcuno ci potrà correre
- Quando possibile, partecipa a programmi di riciclo o ritiro usato.
L’impronta sei tu
Correre è libertà, lo sai bene. Ma è anche responsabilità. Ogni passo che fai lascia un segno. E sapere che quel segno può essere più o meno indelebile, più o meno sostenibile, è già un modo per fare la differenza.
Il vero valore di un oggetto non è solo nel come ti fa correre. Ma anche nel come è stato fatto. E nella fine che farà.
Una scarpa può essere un sogno. Ma anche una scelta. E quando corri, ricorda: non lasci solo impronte sul terreno. Le lasci nel tempo.


