Un passo verso l’ultramaratona

La mia prima corsa in assoluto è durata non più di 20 minuti. Al mio rientro, tra un affanno e un crampo, il primo pensiero è stato:

“Ma chi è quel folle che oserebbe correre una maratona INTERA???”.

Da quel momento sono passati 2 anni e mezzo, un intervento con 10 mesi di stop, e un tot-mila di km sulle gambe.
Sono ancora convinta che chi corre una maratona sia un folle, sia chiaro. Ciò che è cambiata è la mia prospettiva rispetto all’argomento. Sono passata dall’esserne spettatrice, al tuffarmi a capofitto. Non verso la maratona. Verso l’Ultramaratona.

Non devi essere meglio degli altri. Devi essere meglio di te stesso

Ciò che mi attende nei prossimi giorni è un evento carico di significato personale. È la conferma che passo dopo passo si può arrivare veramente lontano, pur non comparendo negli albi d’oro delle svariate manifestazioni. Perché una disciplina come il trailrunning insegna che non devi necessariamente essere migliore degli altri per sentirti un grande atleta, in quanto ognuno combatte contro i propri fantasmi, la paura di non riuscire, i propri limiti.
E quando il sorriso sul volto dei primi, non ha nulla da invidiare a quello stampato sul volto degli ultimi, allora lì capisci quanto la fatica sia il minimo comun denominatore, che ci rende tutti uguali di fronte al proprio personale traguardo.

Ascolta il tuo corpo

In questi mesi di preparazione, più o meno improvvisata, ho imparato a dare meno importanza ai numeri e a focalizzare l’attenzione sulla sensazione fisica e mentale di ciò che sto compiendo. E ho scoperto che ciò che fino a qualche mese fa mi sembrava quasi impossibile fare, ora è diventato un gesto quasi naturale. E non parlo solamente di prestazione, ma di attitudine mentale. Ho imparato a percepire ogni muscolo del mio corpo (ho perfino scoperto muscoli che prima ignoravo) e ogni movimento.

Forse se avessi seguito in maniera ferrea qualche tabella da super-pro, ora sarei sicuramente più allenata di oggi, ma meno consapevole di quello che sto per fare.

Perché correre è un viaggio. E il mio, sarà un viaggio lungo 47 km, con 2.650 metri di dislivello positivo.

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