Un muro e dieci secondi: scopri se la causa dei tuoi dolori alle ginocchia è in realtà nascosta nelle tue caviglie.
- Molti infortuni al ginocchio nascono da una scarsa mobilità della caviglia che scarica lo stress altrove.
- La dorsiflessione è la capacità fondamentale di avvicinare le dita dei piedi allo stinco durante la corsa.
- Il test Knee-to-Wall è lo standard aureo per l’autovalutazione: serve solo un muro e un metro.
- L’obiettivo è toccare il muro con il ginocchio avendo il piede a 10 cm di distanza senza alzare il tallone.
- Se fallisci il test, devi lavorare sulla mobilità con esercizi specifici di sblocco e stretching.
- Monitorare regolarmente questo parametro ti aiuta a prevenire fascite plantare e tendiniti.
Ginocchia che scricchiolano? Guarda più in basso
Siamo fatti così: se ci fa male il ginocchio, curiamo il ginocchio. Se ci fa male l’anca, ci massaggiamo l’anca. È la logica del dito che indica la luna, solo che noi guardiamo il dito, lo bendiamo, ci mettiamo il ghiaccio e speriamo che la luna smetta di darci fastidio.
La verità meccanica della corsa, però, è un po’ più complessa e affascinante di così. Il nostro corpo è una catena cinetica, una serie di ingranaggi interconnessi dove il malfunzionamento di un pezzo ricade inevitabilmente su quello successivo.
Spesso, il ginocchio è solo la vittima innocente. È l’anello debole che si lamenta perché qualcuno, al piano di sotto, non sta facendo il suo lavoro. Quel qualcuno è la caviglia.
Se hai tendiniti rotulee ricorrenti, dolori aspecifici alla parte anteriore del ginocchio o la temuta fascite plantare che ti fa camminare come uno zombie appena sceso dal letto, è molto probabile che il colpevole sia una caviglia rigida. Una caviglia che ha deciso di scioperare, costringendo tutto il resto della gamba a fare gli straordinari.
Perché la caviglia bloccata è una bomba a orologeria per il runner
Per capire il problema, dobbiamo parlare di dorsiflessione. Non preoccuparti, non serve un trattato di anatomia. La dorsiflessione è semplicemente quel movimento che permette al dorso del piede di avvicinarsi alla tibia. Immagina di camminare sui talloni: ecco, quella è dorsiflessione massima.
Quando corri, ogni volta che il piede atterra e il corpo passa sopra l’appoggio, la caviglia deve piegarsi. Deve ammortizzare. Se non lo fa perché è rigida come un blocco di marmo, l’energia dell’impatto non sparisce nel nulla (la fisica è severa su questo punto). Quell’energia risale.
Chi la assorbe? Solitamente il ginocchio, che si trova costretto a movimenti torsionali o compensatori per cui non è stato progettato. Oppure la fascia plantare, che viene stirata oltre il limite perché la caviglia non cede quei gradi necessari al movimento fluido.
Avere una caviglia bloccata è come guidare un’auto con le sospensioni saldate: alla prima buca, spacchi il telaio.
Il Test Knee-to-Wall: hai i 10 centimetri magici?
Come facciamo a sapere se le nostre caviglie sono mobili come quelle di un ginnasta o rigide come quelle di un soldatino di piombo? Non serve una risonanza magnetica, né un fisioterapista (almeno per la diagnosi iniziale). Serve un muro.
Il “Knee-to-Wall Test” (o Weight-Bearing Lunge Test, se ti piace sentirti internazionale) è lo strumento definitivo per misurare la mobilità in carico. È semplice, brutale e non mente mai.
Come eseguirlo correttamente (senza barare)
La tentazione di barare in questo test è altissima, perché il nostro ego di runner odia fallire. Ma se bari, ti tieni l’infortunio. Procedi così:
- Mettiti scalzo di fronte a un muro.
- Posiziona l’alluce del piede che vuoi testare a una distanza precisa dal muro. Inizialmente puoi usare il pugno della tua mano come distanziatore, ma l’ideale è un metro: cerchiamo i 10 centimetri.
- Appoggia le mani al muro per stabilità.
- Piega il ginocchio in avanti cercando di toccare il muro.
Qui arriva la parte difficile: il tallone deve rimanere incollato a terra. Non puoi alzarlo nemmeno di un millimetro, non puoi far collassare il ginocchio verso l’interno (valgismo) e non puoi inarcare la schiena come un gatto arrabbiato.
Se il ginocchio tocca il muro senza che il tallone si alzi: congratulazioni, hai una buona mobilità.
Se il tallone si alza prima che il ginocchio tocchi il muro, o se senti un blocco osseo anteriore o una tensione eccessiva al polpaccio che ti impedisce di arrivare: abbiamo un problema.
Fallito il test? Ecco come recuperare la mobilità perduta
Se non hai raggiunto i 10 centimetri, non disperare. La rigidità può dipendere da tessuti molli accorciati (il polpaccio) o da blocchi articolari (l’astragalo che non scorre). Ecco due modi per iniziare a sbloccare la situazione.
Mobilizzazione della caviglia con elastico
Fissa una banda elastica robusta a un supporto basso (gamba del tavolo o rack in palestra). Infila il piede nell’elastico posizionandolo proprio sulla piega della caviglia (sull’astragalo, sotto i malleoli). Mettiti in posizione di affondo con l’elastico che tira la caviglia indietro. Spingi il ginocchio in avanti oscillando ritmicamente. L’elastico aiuta l’osso a scivolare indietro, permettendo alla tibia di avanzare. Fai 20 oscillazioni per gamba.
Stretching del soleo al muro
Spesso ci concentriamo sul gastrocnemio (il polpaccio alto), ma per la corsa serve allungare il soleo. Mettiti in posizione di affondo contro il muro, ma tieni il ginocchio posteriore piegato, non teso. Sposta il peso in basso mantenendo il tallone a terra. Sentirai tirare più in basso, vicino al tendine d’Achille. Mantieni per 45-60 secondi.
Fallo regolarmente per monitorare i progressi
La mobilità non è una conquista che ottieni una volta e ti dura per sempre, come un diploma appeso al muro. È più simile a una pianta: se non la annaffi, muore. La corsa, per sua natura, tende a irrigidirci. Ogni chilometro che facciamo tonifica i muscoli ma tende ad accorciarli.
Esegui il Knee-to-Wall test una volta al mese. Segna i progressi. Se vedi che i centimetri diminuiscono, sai che devi dedicare più tempo allo stretching e alla mobilità prima che il tuo ginocchio torni a bussare alla tua porta per presentarti il conto.
Le tue caviglie sono le fondamenta della tua casa: assicurati che siano elastiche, o al primo terremoto tremerà tutto il palazzo.


