L’unione fa la forza

Riceviamo la testimonianza di Valentina che ci racconta quanto la corsa, nonostante sia una disciplina individuale, possa unire le persone e creare legami molto stretti. La pubblichiamo oggi perché, nonostante si riferisca alla Maratona di Torino, oggi la distanza regina ha troneggiato sulle strade di Firenze. La pubblichiamo per fare i nostri in bocca al lupo a tutti quelli che – come Valentina – l’hanno corsa, si sono emozionati e hanno scoperto come il running possa unire. Chissenefrega della competitività, divertitevi e godete ogni passo!

La distanza regina, un obiettivo che fino a un anno fa era per me inimmaginabile.  Poi iniziano allenamenti più mirati, migliora il fisico, migliora la testa, migliorano le prestazioni. Faccio non una, ma almeno 15 mezze maratone in 5 mesi. Il pensiero di affrontare una sfida più grande comincia a farsi avanti.

Nella mia vita non cambia solo la testa e il fisico, cambiano le relazioni. Entro in contatto con persone che condividono la mia stessa passione e che comprendono alla perfezione cosa si prova a sfidare se stessi, a correre per raggiungere un podio immaginario che ognuno di noi ha. Comprendono perché si possa provare euforia e entusiasmo ad aver superato i propri limiti con fatica e sudore. Correre in compagnia fa la differenza.

Quindi decido di provarci. Quest’avventura inizia con Silvia: compagna discreta ma sempre presente durante tutti i mesi di allenamento. Mi sono iscritta a giugno, senza una preparazione precisa. Silvia ha un coach che stima moltissimo che la segue con attenzione e precisione, le dà una tabella che lei osserva con tenacia e costanza ammirevoli. So che ci sono altri iscritti ma non mi dice chi sono, preferiscono rimanere tutti nell’anonimato, solo all’ultimo scoprirò chi sono. Roberto che già conoscevo e stimavo molto e Paolo, due persone straordinarie.

Forse non mi sono mai ben resa conto a cosa andavo incontro. Oggi a mente più lucida ho addosso un cappotto fatto di emozioni e sensazioni che mai prima avevo provato ne pensavo potessero essere possibili.

Seguo le avventure di altri amici che si preparano alle loro maratone. Andrea mi prepara una tabella, che cerco di  seguire ma sono indisciplinata, non riesco a pianificare gli allenamenti e una contrattura al quadricipite mi fa saltare tante uscite. Cerco quindi di caricare più chilometri possibili partecipando a lunghi e gare ogni week-end e mandando giù antinfiammatori per la gamba.

Non riuscivo a sentirla questa maratona, non mi sentivo pronta. Il mio verdetto personale era inevitabile: non sono pronta. Ma ormai non potevo tirarmi indietro, lo avevo promesso a me stessa e lo avevo promesso a Silvia e Roberto: si fa e si fa insieme. Questa non è una gara qualunque: è importante. Per Roberto sarà l’ultima gara in Italia prima di intraprendere un’avventura ben più grande, all’estero con la sua amata Giulia .

Mille dubbi. Stavo per rinunciare a tutto, una settimana emotivamente impegnativa prima della maratona stava per farmi commettere un errore che non mi sarei mai perdonata, poi cominciano i segnali positivi, primo fra tutti e che mai dimenticherò, il giovedì notte, Roberto, con parole che solo lui sa trovare, mi aiuta a uscire dal mio rifugio dove ogni tanto mi rinchiudo.
Marcilene e Veronica non mi abbandonano un secondo e mi dicono di aver preso biglietto per arrivare la domenica mattina a Torino per salutarci alla partenza. Questi segnali cominciano a gonfiarmi il cuore e gli occhi.

Sabato mattina sono più serena, chiudo la valigia e vado a prendere Silvia, tante chiacchiere e un bel viaggio fino a Torino.

Arriviamo a casa sotto un’acqua torrenziale dove conosco l’ultimo compagno di questo viaggio incredibile, Paolo e la sua splendida famiglia: Marcella e la piccola Gin. Da come Roberto me lo aveva descritto, ero convinta fosse suo fratello. Solo dopo capisco che non lo è di sangue, ma tutto quello che conta c’è e forse sono più di fratelli veri.

Ci avviamo sempre sotto l’acqua a prendere i pettorali, è buio, fa freddo. Torino è più inospitale che mai, non mi sento in forma, la gamba fa male e mi accorgo di non aver preso una tuta per l’indomani mattina.

Aspettiamo l’arrivo di Antonella che sfida le intemperie per darci supporto, poi loro vanno a casa e io cerco una tuta. Per fortuna mi imbatto in un negozio specializzato in  running con due ex maratoneti che mi vendono un cosciale a compressione per tenere a bada la contrattura. Figata! Allora forse qualche chilometro riesco a farlo domani – penso – perché ero certa che non l’avrei corsa tutta.

Serata di preparativi, e monta l’ansia, la paura, so che sarò più lenta di Silvia, Roberto e Paolo, questa è una gara individuale, nessuno deve aspettare nessuno, non sarebbe giusto. Osservo silenziosa i miei compagni, i loro gesti, le loro espressioni. Cerco di capire cosa provano e pensano e provo una sensazione di grande umanità e calore.

La mattina è un rituale unico, colazione, suggerimenti su cosa prendere, come affrontare la lunga distanza.

Arriva Taty con il marito di Silvia e l’aria di festa comincia a smorzare la tensione.

Marcilene e Veronica  sono arrivate in Piazza San Carlo, ci aspettano alla partenza, insieme a Federico, per noi ma sopratutto per Roberto, tutti lì a salutarci alla partenza, inizia la commozione.

Nella tasca dei pantaloni tengo pronta la musica per quando dovrò affrontare i chilometri da sola. Mi fa paura la solitudine.

BOOM! Si parte, quasi non ce ne accorgiamo. I primi 10km cerco di stare con gli altri; Roberto mi fa da pacer, è meraviglioso, lo seguo ma sento che per me sono troppo veloci, sto tirando troppo e non so per quanto riuscirò ad andare avanti.

A un certo punto sento dei passi alla mia sinistra, non capisco e quasi scocciata di avere qualcuno che mi corre così vicino mi giro… e non credo a quello che vedo: una faccia amica, affettuosa che non doveva essere lì in quel momento (sapevo che sarebbe arrivato con gli altri per fare una sorpresa a Roberto nella sua ultima gara, ma me li aspettavo all’arrivo). Gianluca si affianca, sorride, passa avanti, Roberto lo vede, gli salta addosso, si abbracciano, le emozioni si fanno sempre più forti e intense.
Altri passi, mi giro a destra ed eccole! Marcilene e Veronica! Le guardo bene: sono vestite da corsa! Mi accompagnano, ci accompagnano, sono incredula! Si sono svegliati all’alba per venire e stare con noi! Ma come faccio a descrivere cosa si può provare in un momento del genere?

A quanto pare dovevano intercettarci al 21esimo chilometro ma, per qualche strano scherzo del destino, si sono avvicinati all’11esimo e per puro caso Gianluca ci ha visti passare.

Ricomincia così una maratona che mai dimenticherò e che mi ha cambiato la vita. Paolo, Silvia, Roberto li lascio andare: troppo veloci, non ce la faccio, Gianluca è con loro, non li molla quasi volesse proteggerli; io mi assesto al mio passo e cerco di tirare il fiato. Ma non sono sola, questa maratona non la correrò mai da sola! Ho con me i miei due angeli custodi, che non mi mollano, capiscono – non so come – quando ho bisogno di sentire le loro voci e quando invece devo concentrarmi, mi allungano banane, acqua, spugne, non mi fermo mai grazie a loro.

Intorno al 25esimo, da lontano vedo un gruppo di persone e penso “ma guarda quelli, hanno una cosa rossa sulla maglia, sembra quella dei “Red Snakes”, (sono miope e nonostante le lenti da lontano non vedo benissimo), ci avviciniamo, guardo bene, le maglie sono proprio quelle! Giorgio, Sara e Sara! Ci sono anche loro e le loro bici, i loro sorrisi e incitamenti mi emozionano e mi danno la carica per i chilometri successivi.

Veronica e Marci sempre al mio fianco, quello che hanno fatto è prezioso e indimenticabile, i Km aumentano e loro sono li, con le mani piene di generi di ristoro per me. A volte preoccupate perché senza pettorale, ma la loro maratona clandestina è quanto di più meraviglioso si possa fare.

35esimo km ricompare Giorgio col suo campanaccio e il suo sorrisone, altro gas per andare avanti. Sempre da lontano mi accorgo di qualcuno che quasi in mezzo al percorso fa foto e urla incitamenti, non la riconosco subito, ma poi quando capisco chi è… Basta! Le emozioni sono troppo intense, è Stefania! Iniziano le prime lacrime.

La distanza scorre che quasi non me ne accorgo. Ho il cuore e la testa gonfi di emozioni indescrivibili. Chiacchieriamo e scherziamo, incitiamo il pubblico assopito e questo da altra carica.

Andiamo avanti, ed ecco Antonella e Giulia, e Taty.

Veronica e Marsi sempre li, “con me” e  “per me”, ancora oggi quando ci penso non riesco a trattener le lacrime.  La strada percorsa aumenta anche per loro, mi preoccupo per loro. Per fortuna abbiamo dietro un pacer che sarebbe da premiare! Sentiamo i suoi incitamenti, le sue rassicurazioni e stacchiamo la testa dalla distanza percorsa.

Inizio a fare molto fatica intorno al 38/39km, una vocina mi dice “molla, molla, non ce la fai più!”, ma l’altra vocina dice non mollare non mollare. I miei due angeli custodi mi danno l’energia per andare avanti e il pensiero di abbracciare gli altri che hanno sicuramente finito fa andare le gambe.

Al 40esimo, da lontano, riconosco la coda nera di Aiche, ma non va bene, capisco che qualcosa non va. Lei è veloce, non dovrei averla lì a pochi passi, allungo un pochino per affiancarmi e capire se è tutto ok, la saluto. Non è tutto ok ma capisco che è concentrata e anche lei ha il suo angelo custode di fianco, la lascio andare, non voglio distrarla (e penso vai vai vai che sei grande!).

Mi rimetto al mio passo con le gambe che non ne possono più, ultimo chilometro. I miei angeli sempre con me mi chiedono “Vale, che facciamo? Siamo senza pettorale, ti lasciamo l’arrivo”; “no, vi voglio con me!”, la mia risposta.

Sale l’emozione dell’arrivo. Ci sono Stefania e Davide! Con il suo sorriso magnetico e il loro incitamento riparte l’ultimo pezzettino di energia, mancano pochi metri, e riecco Gianluca, ci viene incontro, io sono frastornata, ci teniamo per mano e tagliamo il traguardo.

Chiudo la mia prima maratona dopo 4:12:30 senza essermi mai fermata. Ancora non ci credo. Piango, tremo, abbraccio tutti, vedo altri amici Giorgione, Maico, Andrea, Mario.
Silvia, ci abbracciamo senza dirci niente, si piange in due, non c’è bisogno di parole.

Chiudo la mia prima maratona con un bagaglio umano senza pari. È stata un esperienza emozionante e commovente oltre ogni possibile immaginazione.

Compagni di maratona – Silvia, Roberto e Paolo – questo viaggio al vostro fianco è stato pieno di positività, grinta e energia, sono onorata, felice e grata di aver avuto la possibilità di farlo con voi.

Quello che Gianluca, Marcilene e Veronica hanno fatto lascia dentro di me un segno indelebile. È una prova di affetto e amicizia che mi ha lasciata inebetita, incredula, senza fiato.

Loro (e tutti gli altri che si sono svegliati all’alba e hanno percorso molta strada per venire a fare il tifo) sono la prova vivente che la corsa unisce, rafforza l’animo e il fisico. Non ci sono barriere quando c’è la condivisione e la comprensione dei sacrifici fatti per raggiungere i propri obiettivi. Siamo tutti uguali, sotto lo stesso tetto a prescindere dai colori rappresentati in gara, come se fossimo una grandissima, enorme famiglia.

Non sarei riuscita a fare un decimo di quello che ho fatto senza le persone che mi hanno circondato in questi mesi. L’unione fa la forza, individuale e di gruppo.

Mi sento terribilmente fortunata ad aver incrociato la strada di persone così straordinarie, ho ricevuto il regalo più bello che una persona possa ricevere.

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