First blood – il trail running in soli tre passi

Siamo felici e orgogliosi di dare il benvenuto a Stefano che d’ora in poi ci parlerà di trail running. Con ironia, un pizzico (abbondante) di sarcasmo, la sua barba rossa e il fido Dexter, a cui tutti vogliamo bene. A Dexter, ovviamente. Non a lui! ;)


 

Ero poco più che trentaequalcosenne quando ho capito che mi sarebbe piaciuto affiancare il trail running alla corsa “normale”, quella corsa che oramai da qualche tempo cominciava a starmi un po’ stretta, fin quasi noiosa. Il fatto curioso è che questa necessità è esplosa tutta d’un tratto e mi sono avvicinato a questa disciplina molto (molto) in fretta.

Step #01 – 3 giugno 2017

Complici un paio di programmi saltati e di altrettanti amici complicati da gestire, mi ritrovo a organizzare all’ultimo minuto una gita sulla Grigna Settentrionale (2.410 metri, una delle cose più alte che si possono trovare a poco meno di un’ora da Milano) un po’ a casaccio: siamo in quattro, abbiamo gambe buone, il dislivello è importante ma i sentieri sembrano tranquilli per un’escursione senza troppa fretta.
Quello di cui nessuno di noi (noi cioè io, colpa mia) aveva tenuto conto era la neve: nonostante anni in giro per le Dolomiti quando abiti a Milano non ti rendi conto che basta spostarsi di poco e il meteo cambia sensibilmente. Qui da noi giugno significa paesaggio tropicale, altro che neve. E quindi arrivati a circa metà strada, poco dopo una bellissima cresta, un po’ di pioggerella quasi gentile e un panino con la mortadella troviamo tutto ricoperto di neve. Che si fa? Raggiungere il rifugio in cima è improponibile, vediamo solo pochi che vi si avventurano ma loro hanno piccozza e ramponi. Tornare indietro pare un po’ stupido – oramai siamo a metà dell’anello –, ok allora si prosegue stando a valle così evitiamo la neve. Tutti d’accordo? Tutti d’accordo.

Ecco, questo è quel momento in cui sento un suono lontano: lo ignoro, certo inizialmente che sia la digestione del panino, ma invece è la mia voce distante e ovattata che dice «Ok ma io mi sa che vado comunque in cima e poi vi raggiungo correndo». Coro: ma sei scemo? (in effetti col senno di poi…).
Fatto sta che mi trovo da solo in mezzo alla neve a salire verso il Rifugio Brioschi e a pensare che, suvvia, se ho acquistato quel paio di scarpe da trail con i saldi invernali un motivo ci sarà. Faccio un passo avanti e scivolo indietro di tre, ma sai che c’è? Mi sto divertendo un casino. Quando sono quasi in vetta trovo la catena del sentiero attrezzato: ho le mani congelate ma sono al settimo cielo, mi merito decisamente il secondo panino con la mortadella.
Dieci minuti dopo sto correndo in discesa a perdifiato.
Mezz’ora dopo ho raggiunto gli altri.
La sera stessa sapevo che ne avrei voluto ancora.

Step #02 – 6 giugno 2017

Non so esattamente come, ma mi trovo sotto il sole del mattino domenicale a correre verso la cima del Monte Cornizzolo, che solo molti mesi dopo scoprirò essere un must del trail running lombardo. Dopo circa quattro ore sono molto sudato, in crisi ipoglicemica e con un sorriso grande così: 14,5km e 1.367m di dislivello positivo.
La sera stessa sapevo che ne avrei voluto ancora.
La sera successiva le mie gambe gridavano come mai prima di allora.

Step #03 – 25 luglio 2017

La Thuile, Valle d’Aosta, esterno giorno.
Mentre sono in griglia di partenza mi rendo conto di essere pressoché l’unico senza bastoncini (poi un giorno parliamo di quanto siano importanti, promesso): che vorrà dire?
Ti risparmio il racconto dettagliato di quei venticinque dolorosi quanto stupendi chilometri, nonché di quei 1.500 metri di salita. Ti risparmio anche l’aneddoto del vecchietto che – mentre sto letteralmente piangendo sulla discesa al ventiduesimo chilometro – mi supera dicendomi che le ginocchia vanno tenute da conto. Quello di cui vorrei parlarti, quello di cui vorrei parlarti davvero, è di quella enorme birra ghiacciata che ci siamo bevuti poi. E di tutte quelle che sono venute dopo.
La sera stessa sapevo che non avrei mai più voluto correre.
La sera successiva cercavo sull’internet la prossima gara alla quale iscrivermi.
La sera dopo ancora conoscevo a menadito tutta l’attrezzatura da trail prodotta quell’anno: ogni modello di scarpa, ogni zaino, ogni maglietta, ogni maledetto calzino.

Sono passati due anni da quella gita fortuita. Di chilometri e di dislivello ne ho fatti parecchi e sulla strada ho avuto la fortuna di trovare nuovi amici con i quali condividere tutto di questa piccola pazzia. Ok, tutto tranne il panino con la mortadella, quello non chiedetemi di condividerlo.

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5 Commenti

  1. Ciao e benvenuto ti seguirò volentieri perché anche io malato per il trail, allora un in bocca al lupo per questa tua nuova avventura!!! I bastoncini io non li uso mi danno noia ;-)

  2. “cercavo sull’internet”
    Solo questa citazione, non credo involontaria, merita la lettura di un piacevolissimo articolo.
    MC

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