Correre felici: una questione di ormoni!

Sai che correre ti fa produrre sostanze che ti permettono di vivere meglio e che trasformano il tuo sforzo in felicità?

Chi corre su distanze medio lunghe, o che comunque fa almeno una trentina di minuti di attività fisica per volta, ha sicuramente provato almeno una volta quella sensazione di appagamento che arriva a essere quasi euforia e che i ricercatori chiamano Runners High (sballo del corridore). Fino a qualche anno fa si pensava fosse semplicemente dovuta a fattori psicologici, all’autoconvincimento da parte del runner di star facendo qualcosa di buono per sé stesso che si trasformava in una situazione di benessere fisico. In realtà, come è ormai consolidato, questa sensazione è dovuta al rilascio nel circolo sanguigno, da parte del nostro sistema nervoso, di una serie di mediatori – o messaggeri – chimici noti con il nome di endorfine, rilasciati da una ghiandola chiamata ipofisi. Ne avrai sicuramente già sentito parlare, e se pure non sai nel dettaglio cosa siano, sai bene che sono quelle sostanze che il tuo corpo produce quando sei felice, oppure appunto quando sei impegnato in uno sport di endurance come la corsa. Non sono, però, le uniche sostanze che produciamo in queste situazioni. Parlando di sport di endurance e quindi di corsa su lunga distanza ci sono almeno altri due messaggeri chimici molto importanti, e hanno effetti su tutto il nostro organismo: l’ormone della crescita (Growth Hormone – GH) e la prolattina.

LE ENDORFINE

Le prime che abbiamo citato, le più famose, sono quelle che ci permettono di provare una sensazione di appagamento e di euforia già mentre pratichiamo la nostra attività, soprattutto se la loro produzione è associata alla presenza in circolo di adrenalina, un altro importante mediatore chimico che il nostro corpo produce in una moltitudine di situazioni, tra cui, a esempio, la tensione dovuta alla partecipazione a una competizione, ma anche in caso di stress acuti o di forti emozioni. Le produciamo anche quando mangiamo qualcosa che ci piace particolarmente, come la cioccolata o i dolci, ed è il principale motivo per cui, certi alimenti, non vorremmo mai toglierli dalla nostra dieta. Le endorfine infatti, lavorano un po’ come alcuni altri mediatori chimici meno nobili, la morfina e gli oppioidi, creando dipendenza. Paradossalmente, il rischio che si corre a causa della produzione di queste sostante che ci fanno bene, è quello di farsi male per il troppo allenamento, fatto proprio per ricercarne il rilascio e l’appagamento derivante.

L’ORMONE DELLA CRESCITA

Come facilmente intuibile, in questo caso si tratta di un ormone (anche questo prodotto dall’ipofisi) che ha come funzione principale quella di stimolare la crescita e lo sviluppo delle cellule, pertanto la sua azione non è rilevabile nell’immediato dall’organismo, ma è più un compito a lungo termine che inizia ancor prima della nascita e ha il suo apice nei primi anni di vita e fino all’adolescenza. Negli adulti, il suo ruolo nella crescita fisica si ferma, ma continua ad avere funzioni primarie e di stimolazione per praticamente tutte le attività del corpo, dalla rigenerazione dei tessuti danneggiati alla deposizione di calcio e quindi al rafforzamento delle ossa. L’attività fisica, inducendo il consumo e quindi la diminuzione degli zuccheri in circolo e causando un danno – seppur piccolo – alle cellule muscolari, stimola l’azione dell’ipofisi, che risponde rilasciando in circolo quantitativi maggiori rispetto al solito di ormone della crescita. Studi sperimentali, in cui sono stati trattati pazienti allenati e non allenati con un inibitore del rilascio di ormone della crescita, hanno dimostrato che in quelli che praticavano attività fisica l’azione dell’inibitore non era percepita o lo era solo in parte e l’ipofisi continuava a rilasciare GH in quantitativi sufficienti per stimolare la riparazione cellulare e le attività correlate. Allenarsi per almeno tre o quattro volte alla settimana, per almeno quindici minuti e inserendo intervalli ad alta intensità, mantiene attiva la produzione di questo ormone a livelli maggiori rispetto agli individui sedentari, permettendo pertanto al nostro corpo di avere un ricambio cellulare migliore ed alle nostre ossa di essere più forti e resistenti.

LA PROLATTINA

Anche questo ormone è prodotto dall’ipofisi, e se il suo nome ti fa pensare che sia legato alla produzione di latte, beh, hai centrato in pieno. È infatti l’ormone per eccellenza dei mammiferi, e per quanto la sua azione principale sia quella di stimolare la ghiandola mammaria alla produzione di latte, anche i maschi lo producono (in particolari condizioni e con quantità diverse rispetto alle femmine) e nell’Uomo entra in gioco durante le attività sportive di endurance. Nello svolgimento delle sue funzioni fisiologiche è un fondamentale ormone, indispensabile per portare avanti la lattazione, esplicando questa sua azione sia stimolando la ghiandola mammaria sia bloccando alcuni altri ormoni, incluso il GH, in quello che viene chiamato blocco prolattinico del ciclo mestruale, per il quale – solitamente ma non sempre – una donna in allattamento non ha un ciclo mestruale regolare, a causa appunto della necessità di produrre latte per il neonato e concentrare su questo aspetto la maggior parte delle risorse. Sportivamente parlando, la sua produzione è solitamente maggiore negli atleti in sovrallenamento e in questi casi è collegata a situazioni non propriamente piacevoli. Tra le varie cose, ad esempio, è corresponsabile di quella che viene definita triade dell’atleta donna, ovvero la combinazione di stanchezza, amenorrea (assenza di mestruazioni) e osteoporosi che colpisce atlete che si sottopongono a sforzi molto intensi quasi ogni giorno della settimana. Anche nell’uomo la sua presenza costante in circolo può causare affaticamento, problemi circolatori e, se perdura nel tempo, può arrivare anche all’antagonismo del testosterone. Sono situazioni particolari che la maggior parte degli atleti, fortunatamente, non sperimenta, ma che bisogna comunque tenere a mente in caso si intenda intraprendere un programma di allenamento molto intenso. In questi casi il consiglio è quindi sempre lo stesso: parla col tuo medico sportivo prima di cambiare il tuo modo di allenarti in maniera marcata. A ogni modo, se il piano di allenamento è ben strutturato, la produzione di questo ormone e il suo rilascio saranno concentrati in un determinato momento: quello del raggiungimento del traguardo per la gara che stai preparando. In questo caso, che è il caso più comune, la prolattina resta in circolo per una mezz’ora al massimo e te ne accorgi – eccome se te ne accorgi – perché si unisce all’effetto delle endorfine e amplifica le tue emozioni. Facci caso la prossima volta che corri al massimo delle tue possibilità una media o lunga distanza, meglio ancora se una gara in cui partecipano altre persone.

All’arrivo, oltre ad essere in pace con il mondo, avrai una propensione al pianto decisamente più marcata, e ti sembrerà di non riuscire a controllare i tuoi sentimenti.

Non c’è da preoccuparsi però: non è debolezza, è felicità.

 

Bibliografia parziale:
“The Effect of Exercise on the Hypothalamic-Pituitary-Adrenal Axis” di St-Pierre & Richard, 2020
“The Transcriptional Signature of a Runner's High” di Hicks et al., 2019
“Exercise-induced hypoalgesia: potential mechanisms in animal models of neuropathic pain” di Kami et al., 2017
“Endocannabinoids mediate runner's high” di Prabakaran, 2015
“The effects of an acute running exercise training session on changes in serum beta-endorphin and cortisol levels among male sprint runners” di Sinaei et al., 2012

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