5 blocchi mentali che ti impediscono di raggiungere i tuoi obbiettivi

Di fronte a situazioni potenzialmente scomode ci blocchiamo. Non succede sempre e non a tutti in egual modo o misura. È un meccanismo inconscio che puoi imparare a riconoscere e gestire

Ci si può bloccare per la paura di darsi un obiettivo che si dubita essere all’altezza delle proprie capacità. Oppure per la ricerca dell’esecuzione della performance perfetta, rifugiandosi dietro scuse che legittimino la nostra scelta: “Non sono in grado di affrontare questo allenamento”, “Non ho tempo per allenarmi come si deve”, “Non ho il fisico, l’età”, “Il mio lavoro mi tiene troppo impegnato e non mi restano abbastanza energie per allenarmi”.

Quando si inizia la preparazione per il raggiungimento di un obiettivo, che si tratti di correre una maratona, una mezza maratona, una 10km, un trail o un ultra trail si devono mettere in conto due fattori: servirà molto impegno e spirito di sacrificio senza avere la certezza assoluta che gli sforzi saranno ricompensati con il raggiungimento dell’obiettivo.

Corriamo il rischio di fallire e questo il nostro subconscio non lo sopporta. Per questo motivo il cervello metterà in atto meccanismi di difesa per preservare il nostro ego e fare in modo che non venga ferito. Si innescano dei blocchi psicologici che ci “proteggono” da una potenziale delusione senza tuttavia farci mettere in discussione.

Come liberarsi dai blocchi mentali?

Non è possibile liberarsene perché si tratta di un meccanismo profondamente radicato nel nostro cervello che ci caratterizza in quanto esseri umani. Possiamo però imparare a riconoscerli e soprattutto a ignorare la vocina che ci suggerirà di gettare la spugna e lasciare perdere.

5 blocchi mentali che ti impediscono di raggiungere i tuoi obiettivi

  1. La paura del fallimento

Si impara molto di più da un insuccesso che da una vittoria. È un’esasperazione del concetto che tuttavia corrisponde a un’assoluta verità. Una sconfitta ti mette davanti alle tue debolezze per esempio. Ogni errore commesso ha un’origine e una causa. Rendersi conto del motivo per cui hai sbagliato ti consentirà di isolare quel comportamento per non ripeterlo in futuro. Imparare dagli errori sviluppa la capacità di non arrendersi mai. Se non si è in grado di acquisire quest’abilità, il fallimento non sarà servito a nulla. Il fallimento si può quindi identificare come un elemento chiave del successo sportivo.

Inoltre dover affrontare un fallimento è l’occasione per tornare con i piedi ben saldi per terra e rimodulare le dimensioni del tuo ego qualora si fosse un po’ troppo “pompato”. La sconfitta colpisce nell’orgoglio e questo ti costringe a metterti nuovamente in discussione. A questo punto puoi decidere se mandare tutto all’aria e rinunciare oppure cercare un approccio diverso e riprovarci.

  1. Il giudizio altrui

È un’arma a doppio taglio. Il giudizio degli altri può rafforzare l’autostima e la motivazione ad agire così come può rappresentare una potente fonte di stress e pressione psicologica.

La motivazione ha una doppia componente:

  • intrinseca, guidata dall’interesse e dal piacere dell’individuo di compiere l’azione;
  • estrinseca, trasmessa da un fattore esterno.

È fondamentale che l’azione sia sempre guidata in primis dalla motivazione intrinseca, che parte da te. La motivazione estrinseca è un plus che va sfruttato a tuo vantaggio come incentivo a raggiungere l’obiettivo e gioire dei risultati ottenuti insieme a chi vuoi e ti vuole bene.

  1. La paura dell’ignoto

Per avere ciò che non hai mai avuto, dovrai fare ciò che non hai mai fatto. Questo comporta il confronto con un elemento non particolarmente caro all’essere umano: l’incertezza.

L’allenamento serve per imparare a padroneggiare un ampio spettro di situazioni che potresti ritrovarti ad affrontare in gara. Ci sarà sempre qualcosa che potrebbe sfuggire al tuo controllo ma con calma e sangue freddo potrai fare appello agli insegnamenti di cui hai fatto tesoro nel periodo di preparazione. L’importante è non farsi prendere dal panico.

Alcuni atleti, sia professionisti che amatori, hanno alcuni rituali pre gara che mettono in atto per cercare di stemperare la tensione oltre che per pura superstizione e scaramanzia. Anche questi rituali servono per far fronte all’incertezza.

L’incertezza è, sotto un certo punto di vista, ciò che ci mantiene vivi. Rinchiudersi in una routine prestabilita che non dà spazio ai cambiamenti e alle novità ti renderebbe prigioniero e ostacolerebbe i tuoi progressi.

  1. La mancanza di sicurezza

La mancanza di fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità può essere la fonte di molti blocchi mentali nella corsa.

Lo sport è un potentissimo strumento per costruire e rafforzare la fiducia in sé stessi: grazie all’attività fisica e al movimento si può migliorare il proprio aspetto, la postura ma anche la conoscenza e la consapevolezza delle capacità e della forza fisica e mentale. Grazie al movimento si potrà combattere la paura del giudizio, del sentimento di inferiorità, dell’incapacità di affermarsi e del perfezionismo.

  1. L’ego

L’ego è considerato come il fondamento della personalità, soprattutto in ambito psicologico, o come un ostacolo allo sviluppo personale, relativamente a un ambito più spirituale.

All’ego viene spesso attribuita un’accezione negativa ma può anche essere colui che ti convincerà di poter affrontare qualsiasi sfida tu ti prefigga, non in qualità di superuomo o superdonna, ma come una persona che ha fatto di tutto per raggiungere il suo obiettivo.

Di per sé l’ego non è né buono né cattivo. Se far emergere la sua parte “negativa” o “positiva” dipenderà solo da te e dalle tue azioni e intenzioni. Se saputo sfruttare con saggezza l’ego può rappresentare una grandissima forza così come una grandissima debolezza.

(Via Dans las Tête d’un Coureur)

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1 commento

  1. A proposito dell’ultimo punto sull’Ego, c’è un bel libro che si intitola “Ego is the enemy” di Ryan Holiday.
    Molto efficace per prendere consapevolezza di quando e come l’ego ci limita.

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