Plogging, chi era costui?

Perché tenere i sentieri puliti è un dovere di tutti

Che tu sia un escursionista, un trail runner, un alpinista, un ciclista o un nordic walker (sic!) poco importa. La montagna te la devi meritare. Ma qui non si parla di meriti sul campo, chiunque frequenti la montagna sa che la montagna – in cambio di tutto quello che offre – ci chiede una cosa sola: rispetto.

E tu non hai idea della quantità di spazzatura che si può trovare lungo i sentieri. E io ogni volta non ci posso credere. Non posso credere che qualcuno possa gettare rifiuti in mezzo alla natura con una tale leggerezza. Eppure. Involucri di caramelle e barrette, bicchieri, fazzoletti, bottigliette, tappi, mozziconi e pacchetti di sigarette. Plastica, perlopiù. La verità è che pure se getti una buccia di banana in mezzo a un sentiero – che tanto è materiale organico, che male fa? – poi quella buccia resta lì per un paio di mesi. Ma se ti sei portato una banana fin quassù potrai pure riportare a valle la buccia, dico io.

We are Plogga! 

C’è un posto in cui vanno forte sia con l’attenzione per l’ambiente che con i neologismi: quel posto è la Svezia. Non per nulla Erik Ahlström (chi?) è di Stoccolma. Erik nel 2016 ha pensato bene di unire la sua passione per la corsa, per l’ambiente e per le crasi, coniando il temine plogging: combo dello svedese plocka upp (raccogliere) + e dell’inglese jogging (quella cosa che fanno i presidenti degli Stati Uniti con la tuta grigio mélange). Insomma il succo della questione è che già che stai correndo non ti costa nulla tirare su un paio di cartacce. Non pago di questo suo exploit linguistico, il nostro Erik ha pensato bene di fondare anche Plogga, un movimento diffuso dedicato appunto al plogging.

Io sono il primo ad ammettere che presentata così sembra una roba molto radical chic. Ma credo sia ora di finirla di considerare radical chic cose come la raccolta differenziata o il corretto uso del congiuntivo.

È evidente che qualunque sportivo di montagna degno di questo nome non può che avere a cuore queste tematiche. Ecco perché proprio alcuni brand legati al trail running si sono ultimamente spesi a favore del plogging, in un modo o nell’altro.
Il primo che mi viene in mente è certamente Salomon: Erik Ahlström è infatti loro brand ambassador da moltissimi anni. Fu invece con Wildtee – un piccolo marchio italiano molto attento all’ambiente – che nel febbraio 2020 mi unii per la prima volta a un evento milanese di questa “disciplina”. Avendo la fortuna e l’onore di correre spesso con Filippo (fondatore del suddetto brand, ndr) ti posso garantire che lui non si tira mai indietro dal raccogliere un rifiuto in mezzo ai sentieri, nemmeno in gara.

Come in tutte le cose il piccolo contributo di ciascuno di noi è importante, ma spesso è solo quando si muovono i colossi che i numeri diventano di un certo peso. Ecco perché sono rimasto piacevolmente sorpreso quando poche settimane fa ho aperto la scatola dell’ultimo paio di Nike: in ogni confezione di scarpe Nike Trail 2021 trovi infatti un un sacchetto di carta che può contenere fino a 1kg di rifiuti e un paio di guanti 100% compostabili. Sul sacchetto un semplice qr-code rimanda a una pagina web dedicata che, indovina? Ti parla del plogging.

Basta poco

Che poi è solo una questione di abitudine: come le cinture di sicurezza, come il divieto di fumo nei locali, come la raccolta differenziata. Quando esci a correre in montagna mettiti in tasca un sacchetto riciclabile e un paio di guanti, non ti costa nulla.

(cover photo by Brian Yurasits on Unsplash)

PUBBLICATO IL:

Altri articoli come questo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.